Riprendiamo dal BOLLETTINO della Comunità ebraica di Milano, settembre 2017, a pag.8, con il titolo " Una coltre di silenzio giornalistico avvolge l'Iran" il commento di Angelo Pezzana
Angelo Pezzana
Non credo di essere il solo a chiedermi come mai l’Iran interessi poco o niente i nostri media quando è coinvolto in avvenimenti che non comprendono l’aspetto folkloristico o commerciale. Un commando terrorista assale il parlamento di Teheran, con decine di vittime e feriti, e la notizia non suscita commenti e analisi da parte dei cosiddetti esperti, in genere sempre puntuali nel descrivere la società iraniana in articoli che ne esaltano le grandi possibilità di sviluppi economici. Il Medio Oriente è sconvolto da stragi quotidiane, guerre civili, con centinaia di migliaia di vittime e milioni di persone in fuga per cercare di mettersi in salvo, e nessuno dei soliti esperti – in genere ex diplomatici- sente la necessità di occuparsi dell’Iran, in quanto paese che è all’origine della diffusione del terrorismo anche nel circostante mondo arabo-musulmano. La longa manus di Teheran si estende ormai sulla Siria, lo Yemen, il Libano attraverso le milizie Hezbollah, Gaza e la Penisola del Sinai con le organizzazioni terroristiche controllate dai mullah, prima fra tutte Hamas, il Qatar sopravvive grazie all’aiuto dell’Iran, e nessun esperto sente l’urgenza di dire la sua su quel paese che, attraverso gli stati che ormai controlla, ha come obiettivo l’estensione del proprio potere su tutti gli stati della regione. Perché questo silenzio? Molti media – la quasi totalità- non appartengono più a editori puri, ma sono espressione di interessi economici, una spiegazione per capire la condiscendenza verso quanto coinvolge quel vasto mercato che si chiama Iran. Eppure si può non condividerne l’ideologia coloniale che lo contraddistingue e quindi senza schierarsi apertamente contro- business is busines- ma qualche reportage che non richieda l’inginocchiarsi davanti al mullah di turno non è impossibile. Invece niente. L’Iran era il beniamino dei nostri media – madrina Federica Mogherini quando Obama e la UE sbianchettavano Teheran con gli Accordi di Vienna- e tale è rimasto, anche se oggi il suo coinvolgimento nel terrorismo che minaccia la pace mondiale è una certezza. Qualche inviato ci delizia raccontandoci quanto giovane è la società iraniana, quanto voglia di modernità la caratterizzi, evitando con cura però di rivelare la violenza che opprime – e spesso elimina fisicamente- chiunque abbia opinioni diverse dai successori dell’ayatollah Khomeni. L’Iran è una fortezza nella quale possono entrare solo anonimi turisti o emissari di aziende. Archeologia e affari possono convivere, ma perché dobbiamo ritenerci soddisfatti dal silenzio che circonda l’Iran, quello vero, che minaccia le nostre democrazie?
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