Ebraismo al femminile. Percorsi diversi di intellettuali ebree del Novecento
a cura di Orietta Ombrosi
Giuntina euro 20
Alcuni anni fa fu pubblicato dalla casa editrice Kensigton Publishing Corp. un prezioso saggio delle autrici americane Deborah Felder e Diana Rosen dal titolo “Fifty jewish woman who changed the word” che partendo dai tempi biblici con Sara, Rebecca, Leah e arrivando fino al Novecento con Golda Meir, Anna Frank, Ayn Rand, Hannah Arendt rendeva omaggio a cinquanta donne ebree che, con la forza dell’intelletto e con grande coraggio, avevano combattuto i pregiudizi e le persecuzioni lasciando una traccia indelebile nella storia dell’umanità.
In questi giorni un’analoga impresa, seppur con percorsi differenti, viene proposta al pubblico italiano dalla casa editrice Giuntina che manda in libreria un interessante saggio intitolato “Ebraismo al femminile” a cura di Orietta Ombrosi, ricercatrice e docente di Antropologia filosofica presso il Dipartimento di Filosofia dell’Università La Sapienza di Roma. Attraverso il contributo di storici, docenti e studiosi dell’ebraismo il volume ci presenta la vita, le opere e il pensiero di diciotto donne ebree, alcune filosofe, poetesse, artiste e scrittrici celebri come Hannah Arendt, Else Lasker-Schüler, Charlotte Salomon, altre meno conosciute come Rachel Bespaloff o Berta Pappenheim. Ci sono scrittrici nord-americane come Cynthia Ozick, femministe ante-litteram come Amelia Pincherle Rosselli, figure straordinarie che hanno avuto un ruolo importante nella storia del pensiero politico come Rosa Luxemburg e altre che hanno dato un impulso innovativo alla storia della religione e della cultura come la prima donna rabbino Regina Jonas. Sono pensatrici, filosofe, pittrici che confrontandosi con l’appartenenza a un genere e ad una comunità hanno dato un contributo imprescindibile, oltre che originale al pensiero del Novecento su questioni o temi decisivi prima appannaggio esclusivamente dell’universo maschile.
Nonostante le differenze temporali in cui si collocano, queste intellettuali sono state testimoni nel corso della loro esistenza e con le loro opere della Storia e ne hanno fatto il nucleo del loro agire e del loro pensare trasmettendoci l’eredità preziosa delle loro idee, pur nella diversità dei percorsi di pensiero e di vita. All’interno del contesto storico in cui si esplicò la loro attività, per la maggior parte di queste intellettuali la Shoah fu “una voragine storica inevitabile” sofferta sulla pelle e incisa nella carne. Se alcune di loro come Hannah Arendt, Amelia Pincherle Rosselli o Rose Auslander riuscirono a sfuggire alla furia nazista emigrando in America, altre furono meno fortunate e morirono ad Auschwitz come Charlotte Salomon, Regina Jonas e Etty Hillesum. Nel libro si racconta anche la storia di coloro che, nate in Nord America, non furono coinvolte dallo sterminio degli ebrei d’Europa come Cynthia Ozick ma che “cercarono, attraverso la loro opera narrativa, di ripensare e riscrivere l’ebraismo dopo la Shoah e che in qualche modo provarono ad avvicinarsi a quella terribile storia europea, risolvendola forse con una netta contrapposizione tra i due mondi, tra i due continenti”.
La conoscenza delle storie e del pensiero di queste intellettuali ebree, nel binomio tra il comprendere e il narrare, assurge ad un valore imprescindibile per i posteri perché come scrive Hannah Arendt “solo la narrazione di una storia perviene alla permanenza e alla durata e solo in tal modo può ottenere il suo posto nel mondo dove ci sopravvivrà”. Uno fra i molti pregi di questo saggio, che analizza fra l’altro come l’origine ebraica di queste pensatrici abbia influenzato il loro sguardo sulla vita e caratterizzato i percorsi intellettuali, diversi l’uno dall’altro, è la possibilità offerta al lettore di attraversare grazie alle loro opere e azioni nonché alle speculazioni filosofiche scaturite dalle esperienze di vita, più di cento anni di Storia nel racconto di un secolo “cresciuto su macerie, rinato sulle sue speranze e le sue disillusioni”.
Diviso fra itinerari letterari, inediti e filosofici questo saggio, rigoroso sotto il profilo storico e ben strutturato dalla curatrice Orietta Ombrosi, è un’occasione imperdibile per conoscere o riscoprire alcune fra le più importanti figure di intellettuali del Novecento il cui coraggio, autonomia, fedeltà a se stesse, autenticità e rigore morale possono farci da guida per comprendere meglio l’epoca non facile che stiamo attraversando e insegnarci nel contempo “un altro – differente – modo di pensare, di scrivere, di narrare, di giudicare…”.
Giorgia Greco