Alta tensione: missili dalla Corea del Nord verso il Giappone Cronaca di Francesco Semprini
Testata: La Stampa Data: 29 agosto 2017 Pagina: 13 Autore: Francesco Semprini Titolo: «Nord Corea, missile sorvola il Giappone»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 29/08/2017, a pag. 13, con il titolo "Nord Corea, missile sorvola il Giappone", la cronaca di Francesco Semprini.
Francesco Semprini
Kim Jong-un
Questa volta Kim Jong-un potrebbe davvero aver superato qualsiasi linea rossa. Non solo quella tracciata da Donald Trump, ma anche dalla comunità internazionale, Russia e Cina comprese. Perché questa volta il missile partito dalla Corea del Nord «ha sorvolato lo spazio aereo giapponese», avverte il premier nipponico Shinzo Abe che aggiunge: «Evento gravissimo, proteggeremo la popolazione».
L’ennesima provocazione di Pyongyang è giunta alle 5 e 57 del mattino ora locale, le 22 e 57 in Italia, e secondo il Comando americano del Pacifico avrebbe impattato le acque del Mar del Giappone intorno alle 6 e 29, ovvero le 23 e 29 italiane. A differenza dei test balistici del passato però questa volta il missile ha viaggiato per 2700 chilometri ed è passato sopra le teste dei giapponesi per poi cadere al largo dell’isola di Hokkaido spezzandosi in tre parti senza provocare danni sul territorio nipponico.
Secondo la tv giapponese Nhk, il vettore a lungo raggio era stato puntato verso la regione Tohoku, nella zona più a Nord del Paese. Tokyo non avrebbe inoltre attuato nessuna contromisura per intercettare e neutralizzare il missile, ma avrebbe invitato la popolazione di Tohoku a riparare in palazzi solidi, bunker sotterranei o rifugi di qualsivoglia genere, comprese strutture antisismiche. Immediata la reazione di Seul che ha convocato d’urgenza il consiglio di sicurezza nazionale, in attesa di capire se occorre procedere all’evacuazione di alcune zone considerate più sensibili.
La Corea del Sud è infatti il Paese più esposto ad azioni offensiva del Nord, basti pensare che le batterie di artiglieria pesante posizionate a ridosso del 38° parallelo hanno gittata sufficiente a raggiungere la capitale. Figuriamoci nel caso di missili. In realtà spiegano alcuni esperti militari, non si tratterebbe del primo vettore in assoluto lanciato dalla Nord Corea che ha sorvolato le prefetture giapponesi. Già era accaduto nel 1998, ma quello di oggi ha osservato una traiettoria di alta quota, ovvero a un’altezza di 550 km su un percorso di 2.700 km.
La provocazione di Pyongyang, questa volta ben oltre misura, sembra sia una risposta alle esercitazioni congiunte tra forze americane e giapponesi concluse proprio ieri a Hokkaido, l’isola più a Nord del Giappone. Il lancio segue quelli della notte tra venerdì e sabato con tre missili a corto raggio partiti nell’arco di 30 minuti: uno è esploso subito, gli altri due hanno percorso circa 250 chilometri. A conferma di come i timori di una escalation delle tensioni e delle provocazioni si fossero assopiti col passo indietro del giovane leader nell’intento di sparare un missile verso l’isola di Guam, avamposto americano nell’Oceano Pacifico, che Kim aveva annunciato per la metà di agosto.
Il mancato attacco di Ferragosto, così era stato ribattezzato, aveva fatto pensare che la voce grossa di Trump che parlava di «fuoco e furia» nel caso di nuove provocazioni, avesse «sedato» il giovane leader. Specie dopo la notizia che il regime aveva sviluppato mini bombe atomiche e poteva utilizzarle su vettori in grado di raggiungere la East Coast americana.
Così come il nuovo varo di sanzioni nei confronti di Pyongyang adottato dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, con l’assenso - ed è questo l’aspetto straordinario - di Russia e Cina, storici interlocutori di Pyongyang. Così come si pensava che il negoziato non ufficiale condotto dalla diplomazia parallela nei seminterrati delle Palazzo di Vetro, il cosiddetto «canale New York», stesse producendo frutti. Ed invece si è trattato solo di una ritirata strategica del regime in attesa di far calmare le acque per poi tornare alla carica. Trump non si era pronunciato sulla provocazione del fine settimana, anche per l’emergenza dell’uragano Haley, ma senza dubbio si farà sentire. L’Onu non è escluso che chiederà la convocazione d’urgenza del Cds, per proporre misure ancora più severe che sarà complicato mettere in discussione da parte di Mosca e Pechino.
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