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Zvi Mazel/Michelle Mazel
Diplomazia/Europa e medioriente
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Cosa cambia tra Israele e le isole Tiran e Sanafir 28/08/2017
Cosa cambia tra Israele e le isole Tiran e Sanafir
Analisi diplomatica di Zvi Mazel

(traduzione di Angelo Pezzana)

http://www.jpost.com/Middle-East/Two-minuscule-islands-of-enormous-strategic
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Risultati immagini per Tiran e Sanafir
Le isole di Tiran e Sanafir

“El Garida al Rasmia”- l’informazione ufficiale del governo egiziano- ha pubblicato il 17 agosto l’annuncio dell’accordo tra Egitto e Arabia Saudita sui rispettivi confini marittimi firmato l’8 aprile 2016 durante la visita di Re Salman Bin Abdulaziz al Cairo, ufficializzando tutte le procedure dell’accordo.Anche se non venivano citate Tiran e Sanafir, la carta geografica internazionale attribuiva all’Arabia Saudita senza ombra di dubbio le isole. Un atto pesantemente condannato dagli egiziani, sfociato in una lunga battaglia giuridica conclusasi con un voto definitivo del parlamento ratificato dal presidente. Il documento contiene lo scambio di informazioni tra Egitto e Arabia Saudita e Egitto e Israele.

Le due piccole e disabitate isole, che si trovano davanti al Golfo di Aqaba/Eilat, appartengono ora a un paese che non ha relazioni diplomatiche con Israele. In più, insieme alla parte sud del Sinai, fanno parte della “ area C “ che rientra nel settore militare dell’accordo di pace tra Israele e Egitto, quale zona demilitarizzata, nella quale è ammessa soltanto la polizia civile egiziana. La MFO navale (Multinational Force and Observers) ha il compito di controllare con regolarità la zona e riferire a Egitto e Israele. Non è ancora chiaro se la MFO che controlla anche le isole invierà i rapporti solo agli egiziani, che poi inoltreranno ai sauditi, oppure lo faranno loro stessi. La proprietà delle due isole era da sempre egiziana. Gamal Abdel Nasser l’aveva riconfermato due volte, nel 1967 quando aveva proclamato che nessuna nave israeliana avrebbe mai potuto passare negli stretti di Tiran e che ogni cargo straniero sarebbe stato perlustrato per verificare che non trasportasse merci per o da Israele. Un blocco navale stabilito durante la Guerra dei sei giorni.

La sovranità egiziana data dal 15° secolo, documentata nell’accordo di Londra del 1840 relativo ai confini dell’Impero ottomano. D’altra parte, l’Arabia Saudita è diventata uno stato solo nel 1932; quando divenne membro delle Nazioni Unite nel 1945 firmò molti trattati internazionali, inclusa la convenzione Onu sulla legislazione marina. È probabile che abbia già reclamato allora la proprietà delle due isole, basandosi sul fatto che erano più vicine alle sue coste che non a quelle dell’Egitto. Può essere che il Cairo l’avesse accettato, perché all’inizio non successe nulla: in un rapporto del del settembre 1988, il ministro degli esteri saudita Saud Al Feisal ricordava alla sua controparte egiziana Ismet Abdel Magid che dal 1950 l’Egitto deteneva una proprietà temporanea, perché gli stati arabi che si opponevano all’ ‘Entità Sionista’ volevano rafforzare le forze egiziane in Sinai e nel Golfo di Aqaba, dopo che Israele aveva conquistato “Oum el Rashrash”, ovvero Eilat, nel l949. Al Feisal menzionava inoltre che nel 1981 il presidente Mubarak aveva chiesto a Re Khaled di non toccare quell’argomento fintanto che Israele non avesse proceduto al ritiro dai territori egiziani. In una dichiarazione Saud Al Faisal concludeva che occorreva avere speranza nelle buone relazioni tra i due paesi sarebbe state di aiuto al passaggio delle isole all’Arabia Saudita.

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Il confine tra Israele ed Egitto

Nel 1990 Abdel Magid diffuse una dichiarazione cauta replicando che Saud Al Faisal aveva riconosciuto nei loro colloqui a New York che le isole appartenevano all’Arabia Saudita. Abdel Magid scrisse che l’Egitto non negava i diritti sauditi sulle isole, ma era preoccupato per le conseguenze sugli impegni internazionali e regionali sottoscritti nell’ambito del Trattato di Pace con Israele. Questi impegni escludevano ogni presenza militare, con un controllo limitato delle isole, dove potevano attraccare poliziotti su piccole imbarcazioni e dotati soltanto di armi leggere. Nel 2016 gli egiziani cedettero che la trattativa con i sauditi potesse proseguire, anche perché il presidente Sisi voleva esprimere il proprio apprezzamento per l’aiuto ricevuto dall’Arabia Saudita quando vennero estromessi i Fratelli Musulmani nel 2014, e per il rilevante finanziamento ricevuto.

Da qui l’inizio di serie trattative con Arabia Saudita e Israele. Insieme all’accordo dell’8 aprile 2016, l’allora vice Principe Mouhammad bin Salman (ora erede ufficiale alla Corona) inviò una lettera al primo ministro egiziano Sherif Ismail sulle iniziative che l’Arabia Saudita avrebbe preso 1) il rispetto della legge internazionale della Convenzione marittima del 1982 che garantiva il passaggio internazionale libero attraverso gli stretti di Tiran a navi di tutte le nazionalità; 2) non attivare nelle isole alcuna attività militare; 3) una presenza limitata non militare, per esempio guardie di confine.

Il Ministro degli Esteri egiziano Sameh Shukri inoltrò il documento al Primo Ministro di Israele, chiedendogli di accettare e confermare le posizioni saudite espresse nella lettera. Ma Israele non era soddisfatta della formulazione troppo vaga. Vi furono successive discussioni per spingere Egitto e Arabia Saudita per essere più chiari nella loro esposizione.

Il 18 dicembre 2016, Shukri scrisse una lettera dettagliata al Primo Ministro dicendo: 1) L’Egitto riconfermava pienamente il Trattato di Pace, il patto con il MFO e tutti gli accordi con Israele; 2) confermava il passaggio delle due isole all’Arabia Saudita; 3) veniva accettato il trasferimento a partire dall’8 aprile 2016 di Tiran e Sanafir; 4) Riad e Cairo confermavano in pieno gli accordi firmati sul ruolo del MFO negli stretti di Tiran, a Tiran, Sanafir e nel Golfo di Aqaba; 5) infine, l’Egitto non avrebbe ma accettato alcuna modifica dell’accordo senza il consenso di Israele.

Il 19 dicembre 2016, il Primo Ministro di Israele rispondeva che avrebbe tenuto bene in conto gli impegni assunti. Così, due minuscole isole con una enorme importanza strategica sono state trasferite da un paese in pace con Israele a un altro ancora tecnicamente ostile. Il Golfo di Aqaba è l’unica via per Israele verso Asia e Africa, due continenti di vitale importanza per la sua sicurezza e la sua economia. Il blocco del 1967 di Nasser portò alla Guerra dei Sei Giorni, come abbiamo ricordato. Al momento non pare esserci alcuna probabilità di un confronto militare tra Israele e Arabia Saudita, entrambi impegnati a prevenire l’invasione iraniana, mentre da più parti si parla anche di una cooperazione per quanto riguarda la sicurezza. Malgrado ciò, non c’è stato un cambiamento ufficiale di Riad verso lo Stato ebraico. Sebbene la monarchia resista con successo agli attacchi terroristici di Al Qaeda e delle Primavere Arabe, rimane profondamente dipendente dell’establishment religioso wahabista basato sulla dottrina estremista salafita.

È più che probabile che l’America, che era stata partner dei negoziati di pace tra Egitto e Israele, dei quali è garante, così come è membro fondante del MFO, abbia assunto un ruolo attivo nelle discussioni sul trasferimento delle isole. Almeno può esserle stato chiesto. Quanto però tutto è stato detto e fatto, Israele non ha altre scelte. Avesse rifiutato, sarebbe scoppiata una crisi con l’Egitto, con implicazioni nelle relazioni fra i due paesi, ma anche sulla delicata situazione mediorientale. Fiduciosamente, l’Egitto manterrà i suoi impegni, garantendo il rispetto degli accordi con l’Arabia Saudita, affinchè vengano seguiti alla lettera.

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Zvi Mazel è stato ambasciatore in Svezia dal 2002 al 2004. Dal 1989 al 1992 è stato ambasciatore d’Israele in Romania e dal 1996 al 2001 in Egitto. È stato anche al Ministero degli Esteri israeliano vice Direttore Generale per gli Affari Africani e Direttore della Divisione Est Europea e Capo del Dipartimento Nord Africano e Egiziano. Collabora a Informazione Corretta.


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