La STAMPA di oggi, 26/08/2017, pubblica a pag.25, un pezzo di Karima Moual che riprendiamo. Seguono tre articoli dal GIORNALE, strettamente connessi, in quanto a contenuto, a quello della Stampa.
Il pezzo di Karima Moual è una testimonianza e come tale ha un suo valore. Musulmana e marocchina, giustamente rivendica le proprie radici e la volontà di non dimenticarle. In più è totalmente integrata nella realtà italiana. Poi,però, la testimonianza diventa una interpretazione del terrorismo islamico che non ha nulla a che vedere con la realtà.
Per tre motivi.
1) è vero che le vittime sono in maggioranza islamici, ma quasto avviene a causa delle stragi nei paesi arabo-musulmani, nelle guerre civili inter-islamiche come in Siria, per cui quei morti hanno altre motivazioni. Da Maometto in poi, sunniti e sciiti si sono ammazzati fra loro da sempre.
2) il terrorismo dell'Isis nei confronti degli 'infedeli' è soltanto una faccia, quella più brutale, che combtte per distruggere le democrazie occidentali, tra le quali anche l'Italia, il paese che ha accolto e integrato Karima e la sua famiglia, che - appunto- hanno scelto l'Italia per vivere in una società libera,aperta e democratica.
3) Karima dimentica l'altro islam, quello di stretta derivazione coranica (a proposito, ha mai letto il Corano? sa che cosa è la Sharia?), quello dei Fratelli Musulmani, per fare un esempio, che programma l'invasione silenziosa dell'Europa, nella quale scomparirebbero cristiani e ebrei, come avviene nei paesi arabo-musulmani. L'idea stessa di multiculturalismo non appartiene all'islam, il che spiega perchè l'unico che viene applicato è quello di 1.400 anni fa.
Gentile Karima, lei ha usato espressioni ricche di valori positivi, che però all'islam sono estranei. Un po' come se i cristiani contemporanei venerassero la Chiesa del tempo delle Crociate. Non è un paradosso.
Riprendiamo dal GIORNALE tre interventi che toccano storie in parte simili a quella di Karima, quella di Kawtar Barghout, anche lei coetanea e di origine marocchina; quella del sindaco musulmano di Rotterdam, Ahmed Aboutaleb, che dichiara 'agli immigrati arabi non piace la nostra libertà? se ne vadano'. Attenzione, non è un sindaco della Lega! Poi c'è l'intervento di Paolo Guzzanti, da polemista senza peli sulla lingua, si permette di ricordare agli islamici che il loro islam li ha sin dall'inizio incatenati a una società schiavizzante, che ha impedito qualsiasi forma di modernizzazione, quella che si identifica con la parola 'cultura'. Karima non deve prenderla male, se lei oggi è quello che è deve assere grata di essere cresciuta in una società non islamica. Il che dimostra che l'Isis c'entra per il rotto della cuffia. Il problema è l'islam.
La Stampa-Karima Moual: " I jihadisti vogliono impedire l'integrazione dei musulmani in Europa"
Karima Moual
«Ricordati che sei e sarai sempre una marocchina». Questa frase mi rimbomba nella memoria. È martellante per il tono e la provocazione che custodisce. Non era certo un complimento ricordarmi le mie origini, ma la reincarnazione per bocca di un vicino, della voce insidiosa degli «altri» piena di simboli negativi e distanza, nel momento in cui si toccava con mano il mio entusiasmo adolescenziale, genuino e puro, nell’abbracciare con naturalezza pezzo per pezzo quest’Italia tutta, andando molte volte a scontrarmi con le mie stesse radici di provenienza. A suo tempo, pensavo che chi la pronunciava lo facesse per offendermi, provocarmi. Oggi capisco invece quanto lo facesse per difendermi. Da un doloroso risveglio. Da chi oggi, dopo 26 anni in Italia, cancella la mia evoluzione e le mie contaminazioni, mutilando il mio vissuto qui e ora, relegandomi in un angolo preciso con l’etichetta: marocchina e musulmana. E attenzione: non lo fa, in chiave di riconoscimento positivo di questi due elementi identitari, di cui vado orgogliosa, ma nel momento in cui tali elementi vengono sfregiati con la violenza e l’odio del terrorismo jihadista. Le menti diaboliche dei jihadisti, hanno come obiettivo principale non solo quello di incutere il terrore in Occidente ma anche dividere i musulmani e infine farli emarginare nelle società occidentali - esorcizzando vecchie ostilità e pregiudizi - per trasformarli in una minaccia dalla quale trarre benefici in termini di seguaci. Ad analizzare l’attuale clima di odio e diffidenza, emergono molti elementi preoccupanti che ciò possa avverarsi. Come? Da quando si è affacciato sul mondo occidentale il terrorismo di matrice jihadista targato Isis, siamo tutti - egiziani o tunisini, marocchini o algerini di cultura musulmana - continuamente e violentemente depredati del nostro vissuto e contributo in Occidente. Improvvisamente ci si scopre stranieri, musulmani marocchini e basta. A qualche giorno dalla strage di Barcellona si può iniziare a chiedersi come sia stato possibile che una manciata di nichilisti psicotici terroristi, oltre a colpirci indistintamente con una violenza inaudita, ci abbia anche fatto scoprire dolorosamente che in tutti questi anni forse abbiamo vissuto solo una menzogna chiamata integrazione. Più questi attentatori erano giovani e nati in Europa, e più noi tutti e senza distinzione, venivamo presi per la giacca, scaraventati sulla scena del crimine, quanto gli assassini, con le loro paranoie, minacce, coltelli, sangue, odio, ignoranza ed estremismo. Dall’altra parte sguardi, commenti, domande, accuse, insinuazioni, paure, denigrazioni, insulti, minacce come se fossimo tutti parenti stretti degli assassini, per il solo fatto di esser musulmani e provenire da un Paese arabo. «Ricordati che sei e sarai sempre una marocchina», me lo diceva mia madre. Me lo diceva con sguardo severo e mi feriva, perché era come se mi stesse dicendo: «Sveglia, non ti crederai mica italiana?». È bastato l’affacciarsi di una esigua minoranza sanguinaria e spietata per confermarmi oggi che aveva ragione. Sapeva bene che questo sarebbe diventato il mio Paese per scelta e amore, ma sapeva anche quanto sarebbe stato difficile, per me, essere percepita pienamente come sua cittadina. Di certo, questo non significa cadere automaticamente nella trappola dei jihadisti, che sulla diversità vogliono far crescere guerra e odio, ma rimettere sulla bilancia il nostro grado di integrazione e convivenza e analizzarlo con lucidità, questo sì. L’Italia non è ancora pronta culturalmente alla nostra presenza. La diatriba sulla legge sulla cittadinanza ne è la prova, quando la si racconta in chiave rifugiati, flussi e terrorismo jihadista, dimostrando di non volerci capire nulla perché semplicemente non si vuole accettare la diversità. La legge sulla cittadinanza non arriverà a breve, e comunque non sarà certo una legge a cambiare una percezione culturalmente radicata, perché il lavoro da fare è ancora molto e ha a che fare non solo con la politica ma soprattutto con la cultura, malgrado i decisi appelli di Papa Bergoglio. E allora, a tutti coloro che hanno una storia simile alla mia, di italiani più qualcosa, non rimane che preservare la propria complessità pluriculturale tenendo conto di questi fattori. Non permettere a nessuno di depredarci di questa nostra ricchezza anche contro gli imprenditori dell’odio. A chi in questi giorni ha voluto relegarmi in cattiva fede nella casella di «marocchina musulmana» dico: sono italiana, europea, marocchina, berbera, casablanchese, piemontese, romana, siciliana, napoletana, musulmana e non so ancora dove andrò domani e cosa ancora acquisirò. A chi si accontenta di fantomatici nazionalismi e suprematismi immaginari, mi piace ricordare che essere italiani significa essere greci, romani, normanni, ebrei, e anche musulmani. Tenerlo a mente vuol dire non aver paura del mondo, né di acquisire nuove radici, all’occasione.
Il Giornale-Giuseppe De Lorenzo: "Io islamica d'Italia vi dico: lo ius soli è una sciocchezza"
Kawtar Barghout
Voce posata ma decisa. Accento vagamente padovano. Kawtar Barghout, marocchina classe 1991, è arrivata in Italia quando aveva appena due anni e ha preso la cittadinanza italiana «senza bisogno di scorciatoie». E musulmana, ma critica nei confronti di chi si ostina a dire che l'islam non c'entra con gli attacchi terroristici. Da esponente dell'Associazione stop radicalizzazione e da studentessa di Giurisprudenza non fa che ripetere ad amici e conoscenti che lo ius soli è tutt'altro che una «le! e di civiltà». Barghout, lei è marocchina e da due anni cittadina italiana. Eppure è contro lo ius soli. Perché? «Perché la cittadinanza non va regalata. E poi non averla non è una limitazione, visto che sei equiparato agli italiani in tutto: la tessera sanitaria ce l'hai, il conto corrente puoi aprirlo, a scuola puoi andare. E un non problema. Io sono stata extracomunitaria fino a 24 anni: qui mi avete curato il diabete, mi sono iscritta all'Università, ho studiato, ho viaggiato. Senza alcun disagio». È per tutti cosi? «Mio padre ne è un esempio. Ha ottenuto la cittadinanza a 45 anni ed è in Italia da quando ne aveva 25. Non si è mai sentito escluso o marginalizzato. Il passaporto era l'ultimo dei suoi pensieri. Forse perché era occupato a lavorare anziché pensare a queste scemenze progressiste». Con la legge attuale è cosi complicato diventare Italiani? «Per chi è nato qui da una famiglia straniera, a 18 anni basta presentarsi dall'ufficiale di Stato civile e in poco tempo sei italiano. Allora mi chiedo: a che serve regalargliela appena nascono?». E per chi vive e lavora da noi da molti anni? «Bisogna fare la domanda autonoma. Io l'ho presentata appena possibile: i miei genitori sono andati in Marocco a prendere i documenti necessari, ho firmato l'istanza, ho atteso i 730 giorni canonici ed eccomi qui: ora sono italiana. Non è stato un trauma». Alcuni dicono sia una questione di principio: chi nasce in Italia deve essere italiano. Chiamano lo ius soli una legge di civiltà. «Lo trovo stupido. E non siamo gli unici a negare lo ius soli: ci sono altri Paesi, molto civili, che non danno la cittadinanza come diritto di nascita. E poi bisogna considerare un altro fattore». Quale? «La legge attuale tiene conto che l'Italia è in una posizione geografica delicata, meta di immigrazione massiccia e dove esistono molti escamotage per ottenere i documenti. Ricevere un permesso di soggiorno illimitato è facile e di conseguenza con lo ius soli regaleremo il passaporto a tutti quanti. Senza selezionare». Nella nuova legge è previsto anche una sorta di «ius culturae»: cittadinanza agli under 12 che hanno frequentato almeno 5 anni di scuola. «Non capisco che senso abbia. La scuola è un dovere: un bambino deve andarci perché fa un favore a se stesso, non allo Stato. E poi qualche anno dietro un banco non può bastare: se uno studia non è detto che abbracci i valori fondanti della Repubblica e i principi costituzionali. Non è automatico». Quali dovrebbero essere allora i requisiti per ottenerla? «La moralità, quindi non avere precedenti penali. La continuità abitativa, quindi vivere in Italia per un tempo prolungato. E i requisiti economici, visto che lo Stato deve basarsi sulla capacità contributiva. La nuova legge è un'aberrazione giuridica». Si dice che bambini e ragazzi senza cittadinanza si sentano discriminati. «È la più grande stupidaggine mai sentita. Io ho fatto tutte le scuole italiane, dall'asilo alle superiori, e non mi sono mai posta il problema di quale passaporto avessi. Nessuno viene discriminato». Cosa significa per lei essere italiana? «Vuol dire condividere dei valori e mostrare orgoglio nazionale. Significa abbracciare la storia del nostro Paese. Ridurre il tutto a una questione burocratica è una cosa di cui mi vergogno».
Il Giornale-Paolo Bracalini: "Ahmed, il sindaco musulmano anti-islamista"
Ahmed Aboutaleb, sindaco di Rotterdam
L'attentato terroristico a Rotterdam era una bufala, ma il sindaco musulmano che invita ad «andare a farsi fottere» gli immigrati islamici che non vogliono integrarsi no, quello è vero. Si chiama Ahmed Aboutaleb, marocchino emigrato in Olanda a 15 anni insieme alla famiglia, figlio di un imam sunnita, musulmano praticante e sindaco di Rotterdam dal 2009, ben prima che Londra avesse un primo cittadino di fede islamica. In una città ad altissima percentuale di immigrazione 01 38% della popolazione), segnata dall'omicidio di Pim Fortuyn, il leader del movimento anti-immigrati assassinato nel 2002 pochi giorni dopo che il suo Leetbaar Nederland (Olanda Vivibile) era diventato il partito più votato a Rotterdam, Aboutaleb non è certo un musulmano di destra, piuttosto è un laburista il suo soprannome è l'«Obama sul Mosa», il fiume che attraversa Rotterdam - con le idee molto chiare sui pericoli del fanatismo islamico e sui doveri degli immigrati verso la società che li accoglie. Il sindaco ah avuto modo di esprimerle, in un intervista alla televisione olandese NOS, nel 2005 subito dopo gli attentati jihadisti a Parigi: «È incomprensibile che ci si opponga alla libertà. Ma se proprio non ti piace la libertà, santo cielo, prendi le tue cose e vai via. Se non vuoi stare qui perché qualcuno pubblica su un piccolo giornale (era Charlie Hebdo, ndr) una cosa che non ti piace, posso dire che dovresti "andare a farti fottere". E stupido e incomprensibile. Puoi lasciare i Paesi Bassi se non te la senti casa tua o se non accetti la società che noi vogliamo costruire» spiegò Aboutaleb. In seguito intervistato dalla Cnn ha detto che «la costituzione olandese, ma anche la società olandese, sono costruite sui valori base della tolleranza e dell'accettazione», e chi vuole ottenerne la cittadinanza deve accettarne i valori. Giudizi di buon senso, che se non arrivassero da un sindaco, ex immigrato, musulmano, verrebbero tacciate di razzismo e xenofobia. Boris Johnson, allora primo cittadino (conservatore) di Londra, lo prese a modello: «Se vogliamo vincere la battaglia nelle teste di questi ragazzi, abbiamo bisogno di ascoltare questo tipo di cose - e soprattutto, cose dette da un musulmano». Durante il suo mandato ha licenziato un membro musulmano del suo gabinetto che aveva sostenuto le posizioni del governo iraniano. Le sue critiche al fondamentalismo hanno un prezzo, Aboutaleb vive da anni sotto scorta. Dopo gli attentati di Parigi ha sostenuto che fosse l'ora di «spazzare via» l'Isis, poco dopo aver chiesto di vietare il ritorno nei Paesi Bassi dei cittadini olandesi che scelgono di andare a combattere con lo Stato islamico. «Poiché questi fatti danneggiano prima di tutto i musulmani europei, tutti gli islamici amanti della pace del continente dovrebbero prenderne le distanze».
Il Giornale-Paolo Guzzanti:"Occhio per occhio, Nobel per Nobel"
Paolo Guzzanti
LEuropa, e non i nazisti da soli, ha ucciso sei milioni di ebrei e li ha rimpiazzati con 20 milioni di musulmani. Lo ricordò nel 2008 l'intellettuale spagnolo Sebastian Villar Rodriguez e le cose da allora sono andate sempre peggio verso la radicale distruzione della civiltà. Oggi nel mondo vivono un miliardo e 200 milioni d'islamici contro 14 milioni di ebrei, pari allo 0,02 per cento della popolazione mondiale. Tutti i musulmani del mondo hanno ottenuto sette premi Nobel, di cui quattro per la pace (cioè premi politici), due per la medicina e uno per la letteratura. Lo 0,02 per cento dell'umanità ebraica ha ricevuto 129 premi Nobel in tutte le arti, scienze, in economia e medicina. Per i camini di Auschwitz è andata in cenere una civiltà di altissimo valore rimpiazzata da chi addestra i bambini ad uccidere, fa saltare treni, scaraventa camion sulla folla, aerei contro gli edifici e si vanta di macellare e sgozzare donne e bambini. Certo, non tutti gli islamici sono terroristi. Ma tutti i terroristi sono islamici. E noi abbiamo scambiato cultura contro odio fanatico, abilità creative contro abilità distruttive, intelligenza con arretratezza, ignoranza e distruzione. Gli arabi non hanno inventato l'algebra: l'hanno copiata dagli indiani. Non hanno inventato l'irrigazione: l'hanno copiata dai romani. I grandi filosofi musulmani Averroè e Avicenna rimaneggiavano Platone e Aristotele. E noi qui a chinare la testa temendo di sembrare islamofobi? Ma su la testa, cretini!
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