Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 23/08/2017, a pag.41, con il titolo "Cambridge ci ha ripensato: di nuovo sul webgli articoli che la Cina voleva censurati" la cronaca di Marco Del Corona.


Marco Del Corona

Contrordine. La Cambridge University Press (Cup) è tornata sulla decisione di accogliere l’invito delle autorità cinesi perché il sito web in Cina del «China Quarterly Journal» ritirasse 315 articoli di argomento «sensibile». La casa editrice, infatti, aveva deciso di non rendere disponibili sul web i testi come «misura temporanea» in attesa di discutere la materia a Pechino. Un comunicato di 15 righe della casa editrice informa della nuova linea, in nome «della libertà accademica su cui si basa il lavoro dell’università». Dunque, avanti con gli articoli che dispiacciono al governo cinese, a causa di temi intorno ai quali il dibattito pubblico è bandito: gli aspetti controversi della Rivoluzione culturale (argomento lecito solo finché non viene messo in discussione il ruolo del Partito comunista), la Tienanmen (1989), il Tibet e le minoranze etniche. La censura in un primo momento accettata dalla Cup aveva provocato una petizione di condanna da parte di sinologi di tutto il mondo, mentre il «Global Times» — quotidiano edito dal gruppo del «Quotidiano del popolo» — invitava chi non fosse contento della «via cinese» a lasciare il Paese. Lunedì, peraltro, a un’altra rivista che fa capo alla Cup, il «Journal of Asian Studies», era giuna da Pechino la richiesta di bloccare in Cina un centinaio di articoli «sensibili».
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