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Informazione Corretta Rassegna Stampa
17.08.2017 Israele e l’antisemitismo in Europa
Analisi di Manfred Gerstenfeld

Testata: Informazione Corretta
Data: 17 agosto 2017
Pagina: 1
Autore: Manfred Gerstenfeld
Titolo: «Israele e l’antisemitismo in Europa»

Israele e l’antisemitismo in Europa
Analisi di Manfred Gerstenfeld

(Traduzione di Angelo Pezzana)

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Benjamin Netanyahu con Miklos Orbàn

La recente visita del Primo Ministro Binyamin Netanyahu a Budapest – la prima di un Premier israeliano dalla caduta del comunismo – è stata molto commentata, dall’incontro con il Primo Ministro ungherese Viktor Orbàn a quello con i paesi del gruppo Visegrad, oltre all’Ungheria, anche Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia. Purtroppo alcuni aspetti non hanno avuto il rilievo che avrebbero meritato. Orbàn, a capo del partito di centro destra Fidesz, ha dichiarato pubblicamente nell’incontro con Netanyahu che l’Ungheria è colpevole per aver cooperato con la Germania nazista durante la 2a guerra mondiale, mentre avrebbe dovuto proteggere i propri ebrei. Ha poi aggiunto che l’Ungheria proteggerà in futuro tutti i cittadini.

È bene ricordare che in un passato recente Orbàn aveva lodato il leader ungherese Miklos Horthy, alleato di Hitler. La sua dichiarazione di colpa per aver partecipato alla Shoah è però importante, sia sul piano personale che per il suo partito. Ma questa ammissione non è senza precedenti. Molti primi ministri ungheresi, come Gyula Horn, Péter Medgyessy e Ferenc Gyurcsany hanno riconosciuto le colpe del proprio paese chiedendo anche ufficialmente scusa. In uno studio del 2013, il 91% degli ebrei ungheresi aveva dichiarato che l’antisemitismo era cresciuto negli ultimi cinque anni, la percentuale più alta dei sette paesi dove era stata fatta la ricerca; il 90% disse anche l’antisemitismo era un problema in Ungheria. Ma nulla è cambiato. Il partito di estrema destra e antisemita Jobbik ha avuto nelle ultime elezioni il 20% dei voti. Il suo leader, Gabor Vona, sta ora cercando di orientarlo in qualche modo verso il centro per portare via consensi a Fidesz prima delle prossime elezioni che si terranno nel 2018.

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I paesi non modificano facilmente la propria cultura. L’Ungheria ha una lunga storia di antisemitismo che data molti anni prima della collaborazione con la Germania durante la Shoah. Nel dopoguerra, il comunismo aveva combattuto l’antisemitismo, ma dopo il 1989 aveva subito rialzato la testa, diventando pericoloso a livello verbale, anche se nella maggior parte dei casi non violento. Ma può cambiare. Come in molti paesi europei, gli ebrei che vivono in Ungheria devono capire che l’antisemitismo è parte integrale della cultura europea, anche se cambia di intensità da un paese all’altro. Va combattuto, ma è troppo inserito nella società per essere eliminato. La campagna del governo ungherese attraverso l’affissione di manifesti con la faccia del miliardario ebreo americano George Soros e una sua frase, ha avuto molta eco, in quanto Soros sostiene l’accoglienza dei rifugiati dal Medio Oriente in Ungheria e in altri paesi europei, una politica giudicata ostile dal governo ungherese.

Sui manifesti molti avevano disegnato graffiti antisemiti, destando seria preoccupazione fra gli ebrei ungheresi per l’antisemitismo che ne era derivato. Sull’antisemitismo è intervenuto anche l’ambasciatore di Israele, il cui ministero ha chiarito la posizione israeliana con questa dichiarazione: “ senza delegittimare in nessun modo la critica a George Soros, che in continuazione critica i governi israeliani democraticamente eletti, finanziando organizzazione che diffamano lo stato ebraico negandogli il diritto alla legittima difesa” Alcuni ebrei avevano chiesto a Netanyahu di annullare la visita, ma un Primo Ministro d’Israele incontra molti leader senza entrare in merito a tutte le politiche dei loro governi. Ad esempio, Netanyahu è stato in visita in Olanda, ma questo non vuol dire che condivide il rifiuto, anche dell’attuale governo, a riconoscere le responsabilità nei confronti degli ebrei durante la 2a guerra mondiale. Né deve Netanyahu approvare la massiccia immigrazione clandestina di musulmani provenienti da paesi dove l’antisemitismo è prevalente. Una immigrazione che rappresenta la più grande minaccia per gli ebrei olandesi e per Israele sin dal tempo della Shoah. Questo non è l’unico aspetto che preoccupa della realtà olandese riguardo a Israele.

Uno studio dell’ Università di Bielefeld del 2011, ha rivelato che il 39% degli olandesi condividono quanto richiesto nella domanda “ Israele conduce una guerra di sterminio contro i palestinesi”. In Ungheria differiva di poco: 41% Il livello di antisemitismo nei paesi Visegrad varia da stato a stato. Un studio dell’ADL (Anti Defamation League) del 2014 aveva posto 11 domande-base sulle attitudini classiche dell’antisemitismo. Il 45% dei polacchi le condivideva. In Ungheria il 41% e la Repubblica Ceca il 13%. Nessun dato venne dalla Slovacchia. Alla domanda se gli ebrei parlano troppo di quanto accadde loro durante la Shoah, il 62% dei polacchi rispose sì, gli ungheresi sì al 61%, anche i cechi il 44% disse sì. Nel 2004, quando i paesi Visegrad e altri erano appena entrati nell’Unione Europea, ho intervistato Mark Sofer, allora vice Direttore Generale del Ministero degli Esteri di Israele. Mi disse: “Secondo un saggio criterio,l’arrivo di questi paesi nella UE è positivo per Israele. Per una volta la saggezza convenzionale potrebbe avere ragione”. Infatti l’aveva. Questi e altri paesi dell’Europa centrale spesso sostengono Israele di fronte alla politica ostile della UE. Condividono anche con Israele molte politiche economiche.

Un’altra ragione per cui questi paesi sono importanti non solo per Israele ma anche per gli ebrei europei è che si oppongono all’immigrazione, che in gran parte proviene dai paesi musulmani del Medio Oriente. Bruxelles e i leader dei paesi europei sanno benissimo che gran parte dei migranti musulmani sono stati indottrinati da una estrema propaganda antisemita sin da piccoli. Un consulente del tribunale europeo è pronto respingere la sfida di Ungheria e Slovakia contro il Consiglio UE che impone ai paesi membri UE di accogliere centinaia di migliaia di richiedenti asilo. Ai leader europei importa poco. La scelta giusta sarebbe stata controllare i migranti musulmani in Europa, in modo che queste democrazie cosiddette liberali non facessero entrare migranti dichiaratamente antisemiti. Dato che questo non avviene, la politica dei paesi Visegrad è preferibile. In questo modo, in futuro, almeno in alcuni paesi europei – pochi purtroppo- non avranno un ruolo importante i fanatici antisemiti musulmani.

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Manfred Gerstenfeld è stato insignito del “Lifetime Achievement Award” dal Journal for the Study of Antisemitism, e dall’ International Leadership Award dal Simon Wiesenthal Center. Ha diretto per 12 anni il Jerusalem Center for Public Affairs.
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