Una malattia che racconta molte cose
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli
A destra: Saeb Erekat
Cari amici,
vorrei condividere con voi una riflessione su una notizia che è apparsa molto marginalmente nella stampa italiana qualche giorno fa (in rete ho trovato solo pochi link in italiano, per esempio questo : http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/mediooriente/2017/08/04/negoziatore-erekat-necessita-trapianto_80e2707d-d9f0-4cf6-a594-8257421d9e73.html. Sui giornali israeliani la notizia è invece stata ampiamente diffusa: http://www.jewishpress.com/news/eye-on-palestine/palestinian-authority/palestinian-authoritys-saeb-erekat-treated-in-israel-needs-lung-transplant/2017/08/01/, http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/233490). La notizia è che Saeb Erekat, 62 anni, da vent’anni capo negoziatore dell’Autorità Palestinese e Segretario generale dell’Olp, è affetto da una grave forma di fibrosi polmonare ed è attualmente curato da medici israeliani, mentre è in lista d’attesa per un trapianto in Israele o negli Stati Uniti. Ne ha dato notizia martedì YnetNews secondo il quale il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) ha incaricato il capo dell’intelligence, Majed Faraj, di sostituire temporaneamente Erekat nella qualità di capo negoziatore. http://www.israele.net/2-agosto-2017-2).
Abu Mazen
La malattia, anche di un nemico, è un tema delicato e merita rispetto dalle persone civili, cosa che in Israele è sempre accaduta, anche se c’è stato il solito giornale inglese antisraeliano che ha criticato il fatto che la notizia sia uscita (https://www.algemeiner.com/2017/08/04/uk-journalist-tweets-deceit-about-israeli-reaction-to-saeb-erekats-illness/) e la fibrosi cistica di cui soffre Erekat è una malattia genetica molto seria, che minaccia la vita delle persone che ne soffrono e si può risolvere solo con un'operazione molte delicata come il trapianto di polmoni (http://trapianti.net/news-letteratura/fibrosi-cistica-ottimi-risultati-con-il-trapianto-di-polmone/). Ma vale la pena di notare che il caso di Erekat è piuttosto clamoroso, e non è neanche il primo della serie. Alla sanità israeliana si sono rivolti: per esempio "prima di lui la moglie e la nipote di Ismail Haniyeh, il capo di Hamas; la sorella di Abu Marzouk, un importante funzionario di Hamas e la moglie di Abu Mazen." (http://www.progettodreyfus.com/anp-ospedali-israeliani/).
Perché vale la pena di notare quest'uso della sanità israeliana? Tutti sanno che è di ottimo livello e io conosco diversi italiani che avendo da affrontare problemi gravi sono andati a cercare soluzioni negli ospedali di Israele. Ma qui si tratta di nemici dichiarati, che dicono che Israele è illegittimo, crudele e oppressivo. Nel caso di Hamas non hanno nessuno scrupolo a mandare pazienti e loro parenti armati di cinture esplosive a devastare gli ospedali in cui sono o sono stati curati (http://www.israele.net/se-questo-non-e-terrorismo).
Andreste voi a farvi curare dal vostro peggiore nemico, quello che cercate di uccidere ogni volta che potete e che dichiarate ogni giorno di voler cacciare con le buone o meglio con le cattive? Io non ci andrei. E allora perché Erekat e tutti gli altri lo fanno? La prima risposta è che non hanno alternative. Non ci sono buoni ospedali dove potrebbero andare per cure complicate. E' un pensiero interessante. Perché l'Autorità Palestinese e Gaza non hanno buoni ospedali, nonostante tutti i soldi che ricevono dalla "comunità internazionale"? Forse c'entra il fatto che quei soldi li usano per comprare armi, missili, per costruire tunnel d'assalto, per stipendiare terroristi assassini. E più in generale, che nella loro società è molto più stimato togliere la vita delle persone che salvarla. Ma c'è una riflessione in più. Erekat e anche i parenti dei caporioni come Abbas e i dirigenti di Hamas sono VIP. Non hanno difficoltà ad andare all'estero. Lo stato di necessità per loro vale molto meno che per i loro sudditi. E allora? Il fatto è che in tutto il mondo arabo e islamico i buoni ospedali sono merce rara. Erekat, che tiene alla vita, non va a farsi curare in Libano o in Giordania o in Egitto, in Turchia e in Iran, dove sarebbe accolto certamente benissimo. I suoi medici devono essere i migliori, dunque sono israeliani.
Ma c'è anche una ragione in più. Questi dirigenti terroristi si fidano di Israele non solo professionalmente, ma anche eticamente. Sanno che la società israeliana non consentirebbe l'omicidio di un paziente nemico in un ospedale, anche se in certe circostanze non avrebbe nulla in contrario a sparargli addosso, se necessario. Israele ha una morale civile che i paesi musulmani non hanno. A differenza di loro, rispetta le convenzioni di guerra, non rapisce soldati, non trattiene salme per ottenere riscatti. Non è un far west dove la gente può vendicarsi personalmente dei torti subiti, vi regna la democrazia e cioè la rule of law, il rispetto della legge. Israele cura i malati che trova anche se sono soldati nemici, come sta mostrando largamente la guerra siriana (http://www.ilfoglio.it/esteri/2016/02/09/news/sulle-alture-del-golan-israele-cura-i-feriti-della-guerra-siriana-92497/, http://www.huffingtonpost.it/2016/02/09/feriti-siriani-israele_n_9196412.html,http://www.israele.net/piu-di-700-i-feriti-siriani-curati-in-israele). Insomma, Erekat senza volere rende omaggio alle migliori qualità di Israele, la sua tecnologia, la sua etica, la sua forza, la sua democrazia, la sua affidabilità. Come quel personaggio della Bibbia, il profeta Balaam, venuto per maledire il popolo ebraico, che nel testo viene costretto da Dio a benedirlo e a cantarne le lodi.
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