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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
12.08.2017 Osano affrontare una squadra israeliana: due coraggiosi calciatori iraniani radiati dalla loro federazione
Commento di Davide Frattini

Testata: Corriere della Sera
Data: 12 agosto 2017
Pagina: 14
Autore: Davide Frattini
Titolo: «Sfidano gli israeliani. Radiati i campioni del calcio iraniano»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 12/08/2017, a pag. 14, con il titolo "Sfidano gli israeliani. Radiati i campioni del calcio iraniano" il commento di Davide Frattini.

Su IC abbiamo già discusso la questione l'8 agosto scorso: http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=4&sez=120&id=67216
Complimenti ai due coraggiosi calciatori iraniani che non si sono piegati ai dettami criminali della propria federazione sportiva, una diretta emanazione del regime degli ayatollah.

Ecco l'articolo:

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Davide Frattini

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Ehsan Hajsafi, Masoud Shojaei

Sul polso la fascia verde-bianco-rossa, nel cuore il peso delle minacce. Alla fine della partita Masoud Shojaei è scoppiato a piangere, prevedeva quello che è successo una settimana dopo. Aver portato la bandiera iraniana in campo contro una squadra israeliana non è bastato a proteggerlo dalla foga purificatrice del regime: è stato bandito a vita, non potrà più giocare nella nazionale, lui che ne è il capitano. Condannato dal governo anche Ehsan Hajsafi, uno dei calciatori iraniani più talentuosi: «Non saranno più invitati a indossare la nostra maglia», assicura Reza Davarzani, vice-ministro dello Sport. Insieme militano nella squadra greca Panionios che ha affrontato il Maccabi Tel Aviv nelle qualificazioni di Europa League. All’andata in Israele sono stati lasciati a Nea Smirni, sobborgo di Atene, proprio per evitare ripercussioni. Nel secondo incontro del 3 agosto c’era bisogno di loro, andava recuperato l’1 a 0: non sono bastati, è finita con lo stesso risultato.

La partita che gli ayatollah non vogliono perdere è quella della propaganda anti-Israele: «Giocare contro atleti di un regime che all’umanità ha dato solo assassinio, aggressione e tradimento è irrispettoso delle migliaia di martiri e di quelli che sono stati esiliati dai sionisti», commenta Hossein Naghavi-Hosseini, portavoce della commissione Esteri del parlamento. Shojaei, 33 anni, aveva già irritato gli ultraconservatori, quando a giugno aveva lanciato un appello perché alle donne venga permesso di andare a vedere le partite, l’Iran si era appena aggiudicato un posto al Mondiale in Russia battendo l’Uzbekistan allo stadio di Teheran. Davanti a 60 mila maschi. Il presidente Hassan Rouhani starebbe cercando di abolire il bando imposto dal 1979 con la rivoluzione islamica. Nel 2011 Mahmoud Ahmadinejad, allora capo dello Stato, aveva definito «dittatori e colonialisti» i dirigenti della Fifa che avevano impedito alle calciatrici iraniane di sfidare le giordane portando il velo con la maglietta a maniche lunghe e i pantaloni fino alle caviglie. Adesso sono i sostenitori di Masoud Shojaei e Ehsan Hajsafi a chiedere l’intervento dell’organizzazione internazionale. Tra loro anche tanti iraniani sui social media: «I nostri campioni vengono sprecati per rispettare un tabù». Ahmadinejad, presidente oltranzista fino al 2013, è un appassionato di calcio. Allo stadio ha invitato i leader internazionali: con il colombiano Evo Morales ha scambiato strette di mano e calci al pallone. Nel voto contestato del 2009, i giocatori della nazionale hanno deciso di ribellarsi a questo tifoso ingombrante e in sei hanno indossato i braccialetti verdi dell’oppositore Mir-Hossein Mousavi. Per quel gesto il capitano Ali Karimi è stato «messo in pensione» dal regime per un anno.

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