IC7 - Il commento di Daniele Scalise
Dal 30 luglio al 5 agosto 2017
Mi dico: basta, mi arrendo. Mi arrendo alla stupidità, alla cattiveria, all’ignoranza, alla malafede. Mi arrendo perché so che mai potrò vincere, perché sto sprecando le mie energie.
Di recente – ma, vi avverto, non c’è nulla di nuovo in quel che sto per raccontare se non la confessione della mia personale esasperazione – ho avuto conferma di una realtà che tutti conosciamo: la preponderanza dell’antisemitismo, la sua vischiosa permanenza, quel suo camuffarsi dietro a ‘ragioni umanitarie’, a ideologie finto-progressive, a vecchie idee bastarde che resistono da secoli al punto da sembrare immortali, ai ghigni e agli sguardi furbi di chi è convinto di saperla lunga.
Mi ripeto: basta, non ce la faccio più a rintuzzare, litigare, discutere, obiettare, e poi ancora a litigare, ancora a discutere. Una fatica di Sisifo. E io non sono Sisifo. E’ troppo frustrante. E poi, come diceva Forrest Gump, I’m pretty tired, sono un po’ stanco.
Parlo con un tipo del più e del meno. Mi chiede dove vado in vacanza. Io: prima Grecia e poi Israele. Lui: Israele? Vai in Israele!? Io: sì, vado in Israele almeno un paio di volte ogni anno. Perché? (Sento già la terra scottare sotto i piedi e la gola ruggire. Il tipo capta qualcosa nell’aria e si fa mite). Poi riprende: ma non hai paura? Io: Paura di cosa, scusa? Lui: ma, non so… è rischioso. Io: se per questo (‘om om om om’), è decisamente più rischioso andare a sentire musica a Parigi o passeggiare sul lungomare di Nizza. O prendere la metro a Londra, o girare per Monaco. Perdonami, ma non leggi i giornali? Non guardi la tivù? Lui sbuffa. Tace. Ne approfitto per aggiungere: Israele considera la sicurezza una priorità. In Israele mi sento sicuro come in nessun altro luogo al mondo. Mi sembra di avere detto ciò che penso e di aver azzittito il cretino.
Sbaglio. I cretini non conoscono il dono del silenzio. Riprende: beh, se Israele è così preoccupato della propria sicurezza qualche domanda dovrebbe porsela.
Io: tipo? Lui: insomma, se c’è il terrorismo una ragione ci sarà pure. Io: ce ne sono molte, e una di queste è che il mondo è pieno di idioti come te. Pensa a pagare il caffè perché sono impegnato a tenere sotto controllo le mani e impedire loro di tirarti dietro la tazzina. Mi alzo e me ne vado.
Qualche giorno dopo un collega giornalista mi chiama e mi chiede notizie su un israeliano destinato a ricoprire un importante incarico manageriale in un’azienda italiana. Io: di lui so quello che sanno tutti. Si tratta di una persona molto capace, ha un’esperienza invidiabile e può esibire una carriera di successi. Lui: certo, certo… (pausa pensosa. Pensosa si fa per dire). Riprende: eppoi essendo un israeliano… Non piacendomi il tono con cui gli è uscito quell’ ‘eppoi-essendo-un-israeliano’ e chiedo di spiegarmi. Lui: si sa che gli israeliani sono delle belve. (Che non lo dica con ammirazione è ovvio. Om om om om om om…). Io: che vuoi dire? Lui: che non si fermano davanti a niente, che non guardano in faccia a nessuno. Sono degli animal… Click. Chiudo la telefonata e mi trattengo a stento dal lanciare dalla finestra il mio preziosissimo i-Phone (sì, Angelo Pezzana, ho un i-Phone perché adoro le mele morsicate e irriverenti, quelle che fanno tanto orrore a quel pio signore che dice di pregare e non sa che, invece, non fa che bestemmiare).
Questo solo negli ultimi due giorni prima dell’inizio delle vacanze. Penso alle decine e decine di volte che nell’ultimo anno ho dovuto rintuzzare idiozie di questo genere. Prima di chiudere le valige mi ripeto: basta, mi arrendo, depongo le armi, non discuterò più, non cercherò di spiegare, non proverò a far ragionare, non tenterò di argomentare.
Certo, continuerò a dare il mio – modesto e invisibile – contributo con lo strumento che meglio conosco, la scrittura, ma per il resto basta discussioni, basta liti, basta dibattiti, basta corpo a corpo. Guardo le valige sigillate, controllo i documenti di viaggio. Sono esausto e non solo perché è stato un anno impegnativo, io sempre più vecchio e meno capace di sopportare le fatiche del quotidiano. Trascino la valigia giù per le scale e appena in strada un’ondata di caldo violento mi soffoca. Mi sento come un cadavere che galleggi nell’afa.
Poi un pensiero mi sorge spontaneo e mi rinfresca: io arrendermi? Quando mai? E perché? Nemmeno morto. Non servirà a molto, non riuscirò a ridurre il tasso di idiozia e mascalzonaggine in questo mondo ma lo devo a me stesso e soprattutto a quel popolo straordinario che ha reso migliore e degna di essere vissuta la mia vita, grazie al suo patrimonio culturale, storico, religioso. Grazie alla sua forza autentica, sana, pulita e misteriosamente intatta sia pure dopo millenni di persecuzione.
Gli imbecilli e i mascalzoni ci sembrano tanti. A volte persino la maggioranza.
Ma questo solo perché tutti gli altri tacciono. O si arrendono.
Di Daniele Scalise sta per uscire il nuovo libro, sul caso Mortara, forse già a gennaio, presso Longanesi