Riprendiamo da SHALOM di luglio 2007, a pag.13, con il titolo "Israele è sopravvissuta al terrorismo. L'Europa riuscirà a fare lo stesso?" il commento di Angelo Pezzana
Angelo Pezzana
La ricorrenza dei 50 anni dalla Guerra dei Sei Giorni, insieme alla liberazione/riunificazione di Gerusalemme, ha ridato la stura al non risolto conflitto israelo-palestinese. Sono uscite analisi e commenti incentrati più sul mancato raggiungimento della sua fine che non le rievocazioni di quei pochi giorni che avrebbero potuto segnare la fine di Israele, se tutte le previsioni catastrofiche non fossero state smentite da quella straordinaria capacità dimostrata dalla leadership politica e militare che aveva nelle proprie mani il destino dello Stato ebraico. Se siamo ancora qui a discuterne è grazie alla vittoria di Israele sugli stati arabi, il cui fine era la scomparsa dalle carte geografiche del nome Israele. La stessa idea di un ennesimo stato arabo da creare al posto di Israele era ancora a venire, e, come tutti dovrebbero sapere, prese corpo con l’arrivo al potere dell’Olp di Yasser Arafat negli anni successivi al ’67. Le democrazie occidentali erano già pronte a strapparsi le vesti nel ricordo del prevedibile sterminio, una Shoah n°2 rientrava perfettamente nella storia europea. È andata diversamente. Ma da allora molte cose sono cambiate, in Medio Oriente e in Europa. Israele, invincibile in guerre tradizionali, ha preso atto di dover affrontare quelle nuove, con l’insorgere del terrorismo islamico, un aspetto che non destava alcuna preoccupazione ai governi delle democrazie occidentali, sicure di esserne al di fuori, disponibili come erano al sostegno di qualunque causa che delegittimasse l’esistenza di Israele. Il vecchio antisemitismo rimesso in circolazione con il nome di anti-sionismo, diveniva non solo accettabile, ma portatore della “ guerra di liberazione del popolo palestinese”, una narrativa capace di unificare ideologie diverse ma unite nell’odio verso Israele. Ma le democrazie occidentali non hanno tenuto in conto la realtà del mondo arabo-islamico, presto rivelatasi nemica non solo degli ebrei, ma anche del mondo cristiano. È questa Europa che vogliono conquistare, stati infedeli ai quali riconoscono nella conversione all’islam l’unica possibilità per sopravvivere. Le stragi che nell’indifferenza generale hanno colpito Israele negli ultimi decenni, sono diventate una realtà in questo secolo anche per l’Occidente. Il pessimismo sarebbe di rigore, se qualche segnale non si stesse manifestando. Alcuni cosiddetti ‘esperti’ del mondo musulmano stanno cominciando a chiedersi come sia stato possibile essere così ciechi di fronte al terrorismo, scoprono che l’islam è la radice del fondamentalismo che sta invadendo il mondo democratico, che sono le nostre stesse leggi di accoglienza a preparare il terreno per quella che le organizzazioni terroriste proclamano senza alcuna ambiguità: l’invasione dell’Europa, il continente più debole del mondo occidentale. Sono ancora pochi, in Italia soprattutto, più numerosi nei paesi colpiti da stragi terroriste. Se l’Europa verrà islamizzata – sarà questa la sua fine a meno di qualche accadimento straordinario – e l’isolamento di Israele diverrà totale, una ipotesi facile da immaginare considerando la politica anti-Israele dell’Unione Europea per come è già adesso, il che lascia immaginare quando a votare ci saranno milioni di elettori islamici. Purtroppo non è fantascienza.
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