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Una lezione di politica Cari amici, chi di voi ha difeso l’istallazione dei metal detector agli ingressi del Monte del Tempio sarà rimesto deluso dalla decisione di Netanyahu di smontarli, con il voto contrario del partito di Naftali Bennett, “La casa ebraica” (http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/232951 ). Questo atto rientra dunque nella stessa tradizione di cura per i militari che difendono Israele di cui nel passato vi sono stati numerosi altri esempi, come lo scambio per Gilad Shalit, la cui libertà costò a Israele la liberazione di un migliaio di pericolosissimi terroristi detenuti. Dei metal detector che difendono un luogo, come il Monte del Tempio, che ha conosciuto finora solo un episodio terroristico grave, costano molto meno alla sicurezza di Israele. Ma superato il primo momento di istintivo senso di rifiuto per una sconfitta che sembra inutile, dato che le mobilitazioni contro i metal detector sono certamente incomprensibili a un pubblico non prevenuto , tanto da non aver suscitato molta solidarietà né fra la sinistra antisemita europea (https://www.the-american-interest.com/2017/07/21/palestinians-protesting-metal-detectors/ ) né nelle piazze musulmane, e neppure fra gli arabi israeliani e sudditi dell’Autorità Palestinese, si può iniziare a pensare un po’ più a fondo. L’argomento della “moschea in pericolo” fa parte dell’armamentario arabo antisemita da un secolo, era un ritornello di Amin al Husseini, quel fior di nazista che da Muftì di Gerusalemme fece partire la guerra terroristica contro gli ebrei a partire dagli anni Venti del secolo scorso. Era pretestuosa allora, lo è oggi, meglio non alimentarla. Ma non si concede in questa maniera un vantaggio ai terroristi? Sembrerebbe di no, grazie alla tecnologia israeliana. Il governo ha investito circa 30 milioni di euro per istallare di fronte agli ingressi del monte del tempio, telecamere avanzate capaci di riconoscere le facce e di percepire da lontano la presenza di armi (cioè del metallo) e di esplosivi. Lo stesso risultato dei metal detector, magari con un po’ meno di precisione, ma ben compensabile dalla collaborazione con la polizia che continuerà a stazionare come in passato sulla spianata. E’ una soluzione consigliata dai servizi segreti e assolutamente non invasiva, perché le telecamere saranno istallate ben fuori dal recinto del tempio. Certo è meno immediatamente dissuasiva e più costosa e lunga da istallare dei metal detector tradizionali, che proprio per questo le erano stati preferiti. Ma funziona lo stesso e toglie ogni ragione di protesta ai palestinisti. Che però protestano lo stesso (http://www.timesofisrael.com/detectors-gone-but-muslim-worshipers-maintaining-temple-mount-boycott/ ) e continuano a non voler entrare nella moschea (http://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-4993044,00.html ), perché si oppongono anche alla “smart cameras”(http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/232946 ). Difficile trovare un modo più plateale per dimostrare la loro malafede e la protezione che esercitano sui terroristi, perché è chiaro che la questione non riguarda la presenza dei metal detector, ma quella degli ebrei (http://www.jns.org/latest-articles/2017/7/21/the-argument-is-about-jews-not-metal-detectors#.WXd1KYjyjIU= ).
Infine c’è il quadro più generale. In un mondo dominato da sanguinosissimi tumulti irrazionali come il Medio Oriente, salvaguardato com’è da una rete di accordi taciti e in parte informali con i paesi arabi del fronte sunnita non rivoluzionari, con la Russia e l’America di Trump, Israele ha interesse vitale ad affermarsi come attore razionale, affidabile, lucido, che non agisce spinto da emozioni di “orgoglio nazionale” ma da freddi calcoli di interesse nazionale. Anche se alcuni amici si sono fatti prendere dai fumi dell’ira (che spesso non è buona consigliera) e parlano di “calare le braghe” del governo israeliano, io credo invece che si tratti di un successo politico, guidato con mano ferma da Netanyahu, che ha ben presente come tutta la faccenda della “spianata delle moschee” sia solo propaganda e che il pericolo vero venga dal Nord, dove continua il dispiegamento dei militari russi. Meglio, molto meglio, non lasciar rompere la trama delicata della resistenza all’Iran e delle alleanze regionali. Meglio, molto meglio, sfilare la carta religiosa ai terroristi e lasciarli esposti nella loro fama di sangue. Meglio ottenere gli stessi risultati di sicurezza senza scontrarsi sui simboli, ma senza cedere sulla sostanza. Meglio Netanyahu, ancora una volta, che i suoi contestatori, quelli interessati, ma anche quelli in buona fede: una lezione di politica.
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