La ragazza che non conosceva Shakespeare
Umberto Marino
CentoAutori euro 13,00
La copertina (Centoautori ed.)
“….T’ho ritrovata, figlia mia, chi vorrà dividerci dovrà rapire al cielo un tizzone ardente e, come volpi, scacciarci col fuoco l’uno dall’altra” (W.Shakespeare)
Una romantica favola moderna ambientata a Gerusalemme nel quartiere di Mea Shearim, “un quartiere ottocentesco di pietre ocra squadrate in cui vivono solo haredim” , gli ebrei ultraortodossi, è il primo romanzo pubblicato da CentoAutori di Umberto Marino, regista e sceneggiatore oltre che autore di testi teatrali e cinematografici. La vita degli ebrei ultraortodossi può apparire rigida e anacronistica per la mentalità europea con il rispetto ossessivo delle regole sulla purezza delle persone e delle cose, con il rifiuto di tutto ciò che è modernità: televisione, computer, tablet, cellulari, libri di argomento non religioso che possono turbare i più giovani e dunque sono considerati estremamente pericolosi. Ma non è così per Ariel Cohen, una ragazza di diciotto anni, primogenita di una famiglia numerosa, che sin dalla nascita è cresciuta nel rispetto di quelle regole e nell’operosità e dedizione alla famiglia, rafforzate dall’esempio della madre Eva, una donna di origini italiane invecchiata anzitempo dalle molte gravidanze. Poiché il padre Daniel, come tutti gli uomini haredim, è dedito alla studio del Talmud è compito della madre lavorare per mantenere la famiglia e qualche volta Ariel l’aiuta recandosi nel negozio di merceria gestito da Eva.
L’orizzonte di Ariel non si è mai esteso oltre Mea Shearim e poiché considera la sua vita come una continuazione della missione materna, è sempre allegra e positiva, sa trattare con dolcezza i bambini, sa lavare, cucire e cucinare, sarebbe stata dunque un’ottima moglie e madre. Ariel però non ha messo in conto l’imprevedibilità del destino e le sorprese che la vita a volte ci riserva! Incuriosita da una rivista patinata che una cliente aveva dimenticato nel negozio della madre, Ariel, consapevole di fare una cosa proibita, ne sfoglia le pagine e rimane incantata da una foto che ritrae una giovane donna e la cui didascalia recita: “Elise Bloomber in Ariel, National Theater”.
Cercando di leggere con qualche difficoltà l’articolo, scritto in una lingua a lei sconosciuta, si imbatte in un nome Shakespeare, “una parola che aveva sentito anche se non ricordava quando e in quale contesto”. Il desiderio di saperne di più la induce, nonostante i rischi di una simile sortita, a recarsi in una libreria posta all’inizio del quartiere di Mea Shearim, “un luogo pericoloso e da evitare” a giudizio del padre e complice la generosità e l’intelligenza del libraio, Ariel entra in punta di piedi nel mondo affascinate e misterioso delle opere di William Shakespeare! Da questo momento si innesca una serie di avvenimenti e avventure sconvolgenti e romantiche che porteranno la giovane donna a trasferirsi nella capitale d’Italia. Solo per stuzzicare la curiosità del lettore, senza però guastargli il piacere della lettura, ricordiamo che Ariel conoscerà in un teatro di Gerusalemme, dove la conduce la sua inesauribile sete di conoscenza, Emiliano, un italiano dai capelli lunghi, che studia teatro e la introduce in un mondo che sino a pochi giorni fa neppure immaginava che esistesse.
Fra i giovani sboccia l’amore che però deve fare i conti con l’intransigenza del mondo haredim: il padre Daniel Cohen ripudia la figlia e non vuol più sentire pronunciare il suo nome. Seppure con il cuore colmo di amarezza, Ariel, che è una giovane donna dalla ferrea volontà, non rinuncia ai suoi progetti di vita e parte con Emiliano per l’Italia. Qui l’attendono una nuova vita, una cultura diversa, una famiglia, quella di Emiliano, che l’accoglie con gioia, ma dalle abitudini molto differenti da quelle degli haredim e con le quali piano piano deve confrontarsi ed entro certi limiti adattarsi. Ogni tanto fa capolino nel cuore di Ariel un po’ di nostalgia per la mamma e i fratellini esacerbata dalle inevitabili complicazioni nella vita di coppia: Emiliano si scopre un po’ invidioso del successo di Ariel che studia con profitto all’Accademia Nazionale di Arte Drammatica, dei riconoscimenti che riceve per le sue rappresentazioni e, come a volte capita agli uomini, si sente messo da parte. Sentimenti però che Emiliano, generoso e buono di carattere, riesce a superare in poco tempo per dedicarsi con rinnovata energia ad un compito straordinario che la vita gli offre: diventare padre.
L’arrivo del piccolo Daniele si trasforma, con la gioia che ogni bimbo porta con sé, nell’evento scatenante per un commovente ricongiungimento familiare. Grazie alle parole di un grande poeta, papà Cohen trova il coraggio per manifestare il suo affetto alla figlia prediletta perché “un padre e una figlia non possono essere separati né dalla vita, né dagli dèi, qualunque nome abbiano”. Scritto con uno stile immediato e scorrevole “La ragazza che non conosceva Shakespeare” non è solo un romanzo di piacevole lettura ma l’occasione per gettare uno sguardo sul mondo degli ebrei ultraortodossi ritratti nelle peculiarità che li caratterizzano e che l’autore descrive con un pizzico di ironia mai però irriverente.
Il lettore si scopre a sorridere leggendo di papà Cohen che non vuole sedersi in aereo a fianco di una donna (considerata impura) e delle acrobazie messe in atto per superare l’”inconveniente” o del maldestro tentativo di “rapire” il nipote per farne un ebreo haredim educato nello studio del Talmud. Docente di sceneggiatura alla IULM e all’accademia di Arte drammatica, oltre che sceneggiatore del film “La gabbianella e il gatto”, Marino nella sua prima prova narrativa ci regala un romanzo pervaso di buoni sentimenti che ha la magia di una favola e le atmosfere intriganti di un’opera teatrale di cui conserva l’impronta. In questi giorni estivi dal ritmo rallentato è piacevole lasciarsi trasportare da una storia di libertà e riscatto che, senza orpelli letterari, ha come protagonisti la magia dei libri e della lettura.
Giorgia Greco