Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 19/07/2017, a pag. 33, la cronaca di Rita Celi.
L'articolo di Repubblica dà esagerata enfasi alle voci che appoggiano il boicottaggio antisemita di Israele. Come ha scritto ieri il Foglio, ripreso da IC (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=8&sez=120&id=67003) si tratta di pochi artisti o ex artisti con l'ossessione di Israele.
Ecco l'articolo:
La locandina del concerto dei Radiohead a Tel Aviv
È arrivato il giorno del concerto ma non si placa la polemica social contro i Radiohead che questa sera chiuderanno il tour mondiale a Tel Aviv. Dopo la petizione di numerosi artisti che chiedevano a Thom Yorke di annullare la tappa israeliana per la politica di prevaricazione nei confronti del popolo palestinese, Roger Waters ha invitato ancora la band di Oxford a ripensarci durante una recente diretta Facebook con l’associazione Bds da cui è partita la petizione. «A chi dice che dovremmo andare là, sederci intorno al fuoco a cantare, io dico no, non dobbiamo. Noi osserviamo la linea del boicottaggio.
Chiunque sia tentato di non farlo, come i nostri amici Radiohead, dovrebbe ripensarci», ha ribadito l’ex Pink Floyd, sostenuto tra gli altri da Ken Loach e Brian Eno. «Tom, ci hai ignorato — ha concluso Waters — non vuoi parlare con nessuno. È quel tipo di isolazionismo inutile per tutti». Anche Loach è intervenuto su Twitter: «La scelta è semplice, i Radiohead devono decidere se sono dalla parte degli oppressi o degli oppressori». Yorke aveva replicato: «Suonare in un Paese non equivale a sostenerne il governo. Abbiamo suonato in Israele per oltre vent’anni, così come in America e non appoggiamo Netanyahu e tantomeno Trump. La musica, l’arte e la cultura attraversano i confini e non li costruiscono ». Nel coro di critiche, una voce a favore: «Sto coi Radiohead e sostengo la loro decisione di esibirsi» ha scritto Michael Stipe, ex R.E.M., su Instagram. «Speriamo che il dialogo continui, per porre fine all’occupazione e per una soluzione pacifica ».
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