Perché non è mai nato lo Stato palestinese
Analisi di Pierre Rehov
(Versione italiana d Yehudit Weisz)
da Le Figaro del 13 luglio 2017
La road map verso la pace dei terroristi palestinesi
L’identità collettiva viene definita dal gruppo di appartenenza, non da altri. Per cui nessuno dovrebbe porre domande sul diritto di un gruppo di esistere né mettere in discussione l'identità che si attribuisce. Questo vale per i popoli come per le nazioni. Che cosa si potrebbe dire allora di un gruppo che inventa la propri identità esclusivamente in opposizione ad un altro, con il desiderio malcelato di prenderne il posto? Anche se dispiace a coloro che li sostengono ciecamente, i fatti storici dimostrano che questo è il caso del popolo palestinese. Questa nazione in fieri, merita certamente rispetto e comprensione. Ma come possiamo chiudere gli occhi davanti alla strategia intollerabile che, per decenni, li ha portati a sottrarre ufficialmente, a esclusivo beneficio dei palestinesi, tutti i luoghi santi del giudaismo, dal Monte del Tempio di Gerusalemme alla Tomba dei Patriarchi a Hebron? Che un'organizzazione internazionale come l'UNESCO si sia resa complice di tale farsa, perdendo ogni credibilità per la sua missione, non fa che ingigantire l'insulto subito dalla Storia dell'umanità. Allo stesso modo, i sostenitori del BDS, l'unico movimento internazionale capace di sostenere il boicottaggio di un intero Paese, e il suo fondatore, il kuwaitiano Omar Barghouti, si sentono liberi di affermare che lo scopo del movimento è la creazione di un Stato palestinese binazionale su tutta la Palestina mandataria. In altre parole, uno Stato destinato a diventare musulmano grazie al ribaltamento demografico per cui gli ebrei tornerebbero alla loro precedente condizione di cittadini di seconda classe: "dhimmi".
Padre Patrick Desbois, che ho avuto l'onore di conoscere durante la seconda Intifada, citava già "la secolarizzazione della teoria di sostituzione." Il docente universitario israeliano di estrema sinistra, Shlomo Sand, aveva ricevuto un'accoglienza trionfale nel mondo arabo e tra gli antisemiti occidentali all'uscita del suo saggio "L'invenzione del popolo ebraico" ; oggi, disquisire sulle origini del popolo palestinese aggiunge altra confusione.
Intervistato sulla sua identità palestinese dal quotidiano olandese Trouw, Zuheir Mohsen che allora era uno dei principali leader dell'Olp, a marzo del 1977 aveva risposto: "Non v'è alcuna differenza tra giordani, palestinesi, siriani e libanesi. Noi facciamo tutti parte della Nazione Araba ... E 'solo per motivi politici che mettiamo in evidenza la nostra identità palestinese. Perché è nell'interesse del mondo arabo sostenere l'esistenza dei Palestinesi per contrastare i Sionisti. Tuttavia, la creazione di un'identità palestinese indipendente è solo una tattica. La creazione di uno Stato palestinese è un'arma contro Israele e a favore dell'unità del mondo arabo ". Ovviamente, si era prima degli accordi di Oslo. Ma da allora si sono moltiplicati gli interventi dei dignitari arabi in questa direzione. Per citarne solo uno, il 21 agosto del 2012, Fathi Hammad, Ministro della Sicurezza della Striscia di Gaza, aveva affermato davanti alla televisione egiziana: "Fratelli miei, la metà dei palestinesi sono giordani, e l'altra metà sono arabi sauditi". Ogni popolo che si sia autoproclamato tale ha una storia e quella dei palestinesi, spesso riscritta ai fini della causa, s’inquadra in un contesto che merita di essere ricordato per tutti gli amanti della pace autentica. Il primo nazionalismo palestinese, nato parallelamente al movimento sionista, in un contesto conflittuale con "l’occupante" inglese, alla nascita di Israele è stato subito dimenticato da tutto il resto del pianeta, compreso il mondo arabo, per due motivi. Il primo: era stato sostenuto dal Gran Mufti Hadj Amin Al Husseini, noto nazista, amico di Hitler e Himmler, complice della Soluzione Finale. Il secondo e probabilmente il più importante: tutti i Paesi arabi, convinti che avrebbero fatto un boccone dello stato ebraico nascente, rifiutarono il Piano di partizione delle Nazioni Unite del 1947 che avrebbe dovuto creare una Palestina indipendente accanto ad Israele. Cinque Paesi arabi attaccarono il nuovo Stato ebraico, che ha resistito, e vittoria dopo vittoria è sopravvissuto.
Quella prima guerra originò diverse conseguenze :
- L'esodo di seicentocinquantamila arabi "che erano vissuti almeno due anni in Palestina" (secondo la definizione dell’UNRWA) e il loro insediamento, a carico delle Nazioni Unite, in campi privi di norme igieniche nei Paesi vicini (in particolare in Giordania, Siria e Libano).
- L’esodo di novecentomila ebrei derubati, perseguitati o cacciati dai Paesi musulmani, di cui quasi seicentomila trovarono rifugio in Israele.
- La conquista e la conseguente occupazione di Giudea e Samaria (rinominata Cisgiordania) da parte del regno hashemita, mentre l'Egitto s’impossessava della Striscia di Gaza.
La storia della Palestina avrebbe potuto fermarsi lì. Perchè i Paesi arabi confinanti con Israele avevano molte altre gatte da pelare invece di preoccuparsi di questi disgraziati, rifugiati a spese del mondo occidentale, cittadini di ultimo rango, che hanno fornito solo truppe supplementari per continuare il conflitto con Israele, sotto forma di atti terroristici. Su questo punto citiamo Richard Crossrrian, deputato laburista britannico, intervistato da Tibor Mendé su Le Monde del 21 Aprile 1951: "Finché ci affideremo alle Nazioni Unite per fare qualcosa di serio per sistemare i rifugiati, non faremo altro che illuderci, perché l'ONU è un'organizzazione politica. C'è la Lega araba e la suaintera politica ...! che ha bisogno del problema dei rifugiati per mantenere la coesione contro Israele ... ".
Fin dal suo avvento al potere avvenuto nel 1952, Nasser aveva una sola ossessione: diventare il leader indiscusso del Medio Oriente arabo con la fondazione del Panarabismo, di cui l'Egitto avrebbe preso le redini. Ma dal 1960, il raiss ha avuto molte battute d'arresto, che gli impedirono di realizzare il suo progetto : Il fallimento della riforma agraria, la diffidenza della Giordania, l’opposizione dell’Arabia Saudita, furiosa per l'adesione dello Yemen alla Repubblica Araba Unita, la crescita dell’influenza dei Fratelli Musulmani, la rivalità con Bourguiba ... Dopo ripetuti fallimenti, per Nasser era indispensabile migliorare la propria immagine. Fu allora che si ricordò di una causa in gran parte dimenticata, che tra il 1948 e il 1956 era stato il concetto unificante per nascondere le divergenze di interessi tra gli arabi :l’Antisionismo.
Il ricordo ancora vivido dello sterminio degli ebrei europei rendeva difficile la diffusione dell’antisionismo, soprattutto nella sinistra occidentale, ad eccezione del Partito Comunista. Il rais si rivolse subito ai suoi consulenti più esperti in questa strategia : ex nazisti e membri del KGB ( rivelazioni che abbiamo da quando è stato reso noto che Mahmud Abbas ne faceva parte). Era la direzione che avrebbe consentito di far accettare questa linea in un’ Europa ancora traumatizzata. Il 28 maggio 1964 a Gerusalemme si era riunito il primo Congresso Nazionale Palestinese, a cui, stranamente, non venne invitato nessun profugo arabo di Palestina. E’ in questa sede che è stata fondata l'Olp, la cui leadership fu affidata un pò più tardi ad uno degli amici più fidati di Nasser, un certo Mohammed Yasser Abdel Rahman, meglio conosciuto con il nome di battaglia di Yasser Arafat. Nato al Cairo, aveva combattuto a fianco dei Fratelli Musulmani, ma la sua lontana appartenenza alla famiglia di Hadj Amin Husseini l’aveva reso un autentico palestinese. La Carta dell'OLP, per la prima volta, ha sostituito il termine "Arabo di Palestina" con quello di "Popolo palestinese". Era nata una nuova identità nazionale. La sua definizione, secondo lo Statuto, si basava sui seguenti concetti: "La Palestina è il territorio del Mandato Britannico, che costituisce un'unità territoriale inscindibile ... Il popolo arabo detiene il diritto legale alla sua Patria e determinerà il proprio destino dopo che avrà liberato il Paese, per propria scelta e secondo la sua sola volontà ... Il popolo palestinese individua come arabi i cittadini che risiedevano abitualmente in Palestina fino al 1947 "
E’ da notare che, anche se dichiarata decaduta da Yasser Arafat, la Carta dell'OLP non è mai stata modificata. Dal momento che si era appena creato un Popolo, era necessario spiegare le ragioni della sua effettiva inesistenza, la sua mancanza di radici e la mancata presenza nella Storia e, naturalmente, di tutto questo si doveva accusare il sionismo, il cui unico scopo non era l'autodeterminazione degli ebrei sulla terra dei loro avi, ma bensì la vittimizzazione dei loro vicini. Il motivo di tale malvagità? La riproduzione da parte degli ebrei, per vendetta, del destino che essi avevano subìto nei campi nazisti, la cui esistenza stessa era stata comunque contestata come un'ulteriore invenzione sionista. Mahmud Abbas non stava forse ottenendo il proprio dottorato in Storia presso l'Università di Mosca con la pubblicazione di una tesi che negava la Shoah? Ma il Medio Oriente non si lascia mai fermare da una contraddizione ... L'impresa sionista è stata definita dall'articolo 22 di tale Carta come « un movimento politico organicamente legato all'imperialismo mondiale e in opposizione a tutti i movimenti di liberazione e di progresso nel mondo. Il sionismo è per natura fanatico e razzista » Era stato deciso questo tono perché, improvvisamente, il nazionalismo ebraico era stato declassato a forza oscurantista e colonialista, contro cui qualsiasi umanista onesto si sarebbe dovuto ribellare. Dato che Israele era definito Paese "canaglia", erano ammessi tutti i mezzi per combatterlo per annientarne il progetto espansionista intollerabile. Secondo questa nuova narrativa, gli ebrei non avevano ricostruito la loro nazione sulla terra di una regione arida e totalmente abbandonata, ma avevano rubato un Paese, la Palestina, i cui legittimi proprietari ora vivevano nei campi profughi.
La Guerra dei Sei Giorni, e la schiacciante vittoria di Israele, avrebbe portato l'acqua necessaria per far girare il mulino della sua progressiva distruzione « attraverso la diplomazia, se non con la guerra » per tornare ancora una volta alla Carta dell'OLP. Con la creazione di zone cuscinetto per la sua sicurezza, Israele ha finalmente mostrato la sua natura colonialista. Gli attacchi terroristici che hanno insanguinato lo Stato ebraico fin dalla sua creazione, avevano trovato dunque la loro giustificazione. La Palestina- che avrebbe potuto nascere tra il 1948 e il 1967, bastava una risposta positiva alla Soluzione di partizione decisa dalle Nazioni Unite, o semplicemente il fatto che la Giordania e l'Egitto si erano appropriati dei suoi territori - ora doveva esistere a tutti i costi. Quando Israele aveva offerto la restituzione dei territori che aveva conquistato alla fine di questa guerra di sopravvivenza in cambio di una pace globale, la risposta furono i tre famosi "no" della Lega Araba, riunita il 3 settembre 1967 a Khartoum. « No alla pace con Israele, nessun riconoscimento di Israele, no a qualsiasi negoziato con Israele ».
Questa volta il popolo palestinese era nato davvero : la conseguenza è stato il moltiplicarsi degli attacchi terroristici contro Israele e contro gli interessi ebraici in tutto il mondo. Alla Shoah i palestinesi hanno contrapposto la Nakba. Ai 6 milioni di ebrei morti nei campi nazisti , i palestinesi sono riusciti a contrapporre fino a 6 milioni di rifugiati. Il Muro Occidentale era già stato ribattezzato "il muro di Al Buraq ". Un Ebreo nato a Hebron, i cui antenati possono essere rintracciati nel corso di migliaia di anni, era ormai "un colono." Che dire allora di quelli di recente immigrazione? Nel 1976, poco dopo la creazione dell’ OPEP (Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio), le Nazioni Unite, allora sotto la guida dell'ex nazista Kurt Waldheim, definirono il sionismo « una forma di razzismo ». Da allora in poi le sanzioni anti Israele si sono moltiplicate, senza mai riflettere per un solo istante sul fatto che, se volevano veramente un Paese, gli arabi di Palestina l’avrebbero avuto molto tempo prima. Di fronte a questa situazione assurda e a conflitti politici interni laceranti, i governi israeliani che si sono succeduti hanno commesso a turno tutti gli errori possibili, come se avessero avuto un ulteriore bisogno di offrire al nemico i bastoni da usare per picchiarli. Ma, per dirla con l'ex Primo Ministro israeliano Golda Meir: "Non possiamo e non dobbiamo cambiare il passato, perché esso non soddisfa le necessità del presente" Affinché il popolo palestinese ottenga la propria autodeterminazione, dovrebbe cominciare a rinunciare a voler distruggere Israele per impossessarsene. Ma il Museo della Storia palestinese edificato di recente a Ramallah rimane disperatamente vuoto. A meno che non si prendano in considerazione Mosè e re Davide quali antenati di Mahmud Abbas e di Haniyeh Ismaël.
Pierre Rehov