Egitto: attentato nel villaggio turistico Cronaca di Giordano Stabile
Testata: La Stampa Data: 15 luglio 2017 Pagina: 16 Autore: Giordano Stabile Titolo: «Attacco a Hurghada. Sei turiste straniere accoltellate nel resort»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 15/07/2017, a pag. 16, con il titolo "Attacco a Hurghada. Sei turiste straniere accoltellate nel resort", la cronaca di Giordano Stabile.
Giordano Stabile
Hurghada
È arrivato dal mare, a nuoto, sulla spiaggia non custodita accanto a quella dell’hotel Zahabia, uno dei più conosciuti di Hurghada, il gioiello sul Mar Rosso. Ha superato la recinzione e subito ha tirato fuori un coltello, puntando sui turisti che stavano prendendo il sole sdraiati sui lettini. «State lontani da me, non voglio egiziani, voglio solo gli stranieri», ha gridato in arabo. Alto, con una maglietta e un paio di jeans, si è scagliato su un gruppo di donne. Due tedesche sono finite per prime sotto i colpi. Tre coltellate al petto, mortali. Poi ha cercato di uccidere ancora, ha ferito altre due donne, slovacche, una di striscio a una gamba, mentre la spiaggia si svuotava, con la gente che correva verso l’albergo per trovare scampo all’interno.
I dubbi israeliani Il killer allora ha cercato altre vittime. Ha scavalcato la palizzata, si è tuffato e ha percorso un breve tratto a nuoto prima di arrivare a un’altra spiaggia, del resort Sunny Days El Palacio. La scena si è ripetuta. Questa volta sotto le coltellate sono finite due turiste armene, colpite più volte, ma non in pericolo di vita. È solo a quel punto che sono intervenute le forze di sicurezza e l’uomo è stato bloccato. «Uno squilibrato, di nazionalità egiziana», è la versione della polizia. Ma le modalità, l’obiettivo, le frasi urlate sulla spiaggia sono anche indizi potenti che portano alla pista del terrorismo. L’assalto dal mare ai turisti occidentali sulla battigia è un marchio di fabbrica dell’Isis e infatti i servizi segreti israeliani si sono subito allertati. L’assalto del 2016 Hurghada è la più popolare meta turistica sul Mar Rosso per l’Egitto. Affacciata quasi davanti a Sharm el-Sheik, di fronte alla penisola del Sinai, a 400 chilometri a Sud del Cairo. Con il Sinai svuotato dalla guerriglia dell’Isis nel Nord e dall’aereo abbattuto nell’ottobre del 2015, perdere anche Hurghada sarebbe un colpo durissimo al turismo, l’ennesimo all’economia egiziana che il presidente Abdel Fateh Al-Sisi sta cercando in tutti i modi di rilanciare. E proprio per questo è nel mirino dei terroristi. Già nel gennaio del 2016 due islamisti erano sbarcati con coltelli, un fucile mitragliatore e una cintura esplosiva su una spiaggia ma erano riusciti solo a ferire due turisti prima di essere neutralizzati.
Quest’attacco è più serio. Turisti e personale degli hotel sono sotto choc. «L’ho visto colpire, colpire, finché le donne erano a terra, sulla spiaggia», ha raccontato il responsabile della sicurezza di El Palacio, Saud Abdelaziz. In un primo momento sembrava che le vittime fossero ucraine, poi è arrivata la conferma dalla Germania e dal colonnello delle forze di sicurezza Mohamed El-Hamzawi. Armene e cecoslovacche non sarebbero in pericolo di vita. L’assalitore non ha cercato il martirio è questo potrebbe essere un elemento contro la pista del terrorismo.
Attacco anche al Cairo Ma l’Egitto è sotto attacco e le località turistiche, dalla strage di Luxor che fece 62 vittime nel novembre del 1997, sono fra i bersagli preferiti dagli islamisti, assieme a militari e cristiani. Sempre ieri, alla periferia meridionale del Cairo, due giovani in moto hanno attaccato un posto di sicurezza nella zona turistica di Saqqarah: tre reclute e due agenti sono rimasti uccisi nell’agguato. Fino a ieri sera non c’erano rivendicazione, né per il Cairo, né per Hurghada. Ma il venerdì di sangue è un altro stop nella strada verso la normalizzazione.
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