Un sintomo, non una medicina
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli
A destra: Avi Gabbai
Forse stiamo davvero assistendo alla fine del socialismo democratico. In Francia come sapete il partito di Mitterand e di Hollande (ma anche di Léon Blum e Guy Mollet) ha subito una sconfitta tale da non aver avuto nemmeno la forza di costituire un gruppo parlamentare col suo nome. In Gran Bretagna è stato espropriato da un buffo personaggio (che forse sarebbe definire in maniera più decisa come un pericoloso estremista), di cui ogni giorno vengono fuori le malefatte e la cattive compagnie (l’ultima è questa: https://order-order.com/2017/07/11/corbyn-spent-yesterday-evening-with-assad-loving-genocide-denier/; alcune di quelle precedenti sono qui: https://www.youtube.com/watch?v=F8vM0MKbpgU; https://www.theguardian.com/politics/2017/jun/02/tory-attack-ad-corbyn-remarks-context https://www.theguardian.com/politics/2016/jul/04/jeremy-corbyn-says-he-regrets-calling-hamas-and-hezbollah-friends). Bene, questo signore è stato esaltato da tutti come un condottiero… per aver perso le elezioni e aver portato il suo partito in un vicolo cieco. Come in America Sanders, del resto. In Germania si annunciava la grande vittoria di Schulz, reduce dall’Europa, ma il suo partito ha perso tutte le elezioni finora e non ha speranze per l’autunno. I socialisti risultano “non pervenuti” anche in Olanda e in Austria. Dell’Italia non vi parlo, perché i problemi sono sotto gli occhi di tutti: i socialisti, cioè gli eredi del vecchio Pci, sono rimasti gruppuscoli pieni di leader come i vecchi partitini extraparlamentari. Il Pd è lontano e non si sa che farà.
Sostanzialmente il trend comune è quello di un esaurimento della dimensione del centro-sinistra, che pure gode di egemonia nella stampa e fra gli intellettuali e inoltre pensa di essere infallibile interprete della storia e della moralità; ciò lascia spazio a leader estremisti, che suscitano l’entusiasmo dei loro militanti, ma non riescono assolutamente ad assicurarsi un consenso sociale, perché la loro lettura della società contemporanea è una grottesca demonizzazione e un rimpianto assurdo per il “socialismo reale” o per qualunque regime autoritario gli assomigli almeno nell’intolleranza e nell’oppressione, come i vari movimenti e stati islamici.
Ha'avodà, il partito laburista israeliano
Ma non è di questo che voglio parlarvi qui, bensì del partito laburista israeliano, che è stato preso da una trappola analoga, come avete letto (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=6&sez=120&id=66925), eleggendo un nuovo leader, Avi Gabbai, che non ha nessuna base nel partito, essendovi arrivato solo sei mesi fa da una costola del Likud (Kulanu) e dal governo Netanyahu. Questi precedenti potrebbero far pensare a un pragmatico, che capisce le ragioni per cui il pubblico israeliano vota a destra da trent’anni circa: il bisogno di sicurezza, la sfida del terrorismo, l’accerchiamento internazionale. Ma Gabbai ha vinto su una piattaforma estremista, la cessione di Giudea e Samaria, inclusa buona parte di Gerusalemme, che non ha nessuna credibilità per l’elettorato israeliano e nessuna base di realismo internazionale (http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/232281). E’ una furbata per un politico assecondare gli istinti estremisti della sua base; ma è una furbata pericolosa, perché lo costringerà o a un penoso ennesimo salto mortale per dare una patina minimamente credibile alla sua candidatura a primo ministro; o lo isolerà in concorrenza con gli estremisti doc di Meretz.
In politica non è mai il caso di fare profezie, in particolare in quella israeliana che è sempre accidentata e stretta oggi nella stanchezza dell’elettorato per un primo ministro, Netanyahu, che sta facendo benissimo il suo mestiere, ha resistito a Obama e ha aperto nuovi straordinari spazi per lo stato israeliano; ma è lì da troppo tempo, quindi rischia di annoiare, ed è braccato da una magistratura che è pronta a usare ogni pretesto, anche il consumo di bottiglie di plastica e l’uso delle relative cauzioni nella residenza presidenziale (non scherzo, l’hanno fatto davvero: http://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-4621023,00.html), appoggiata da una stampa che non esita a mentire in maniera grottesca, per esempio inventando liti autostradali fra il premier e la moglie che avrebbero bloccato la macchina di Netanyahu (di nuovo, non scherzo: https://www.theguardian.com/world/2017/mar/14/benjamin-netanyahu-denies-row-with-wife-endangered-his-security; Netanyahu ha querelato il “giornalista” che si è inventato questa storia e ha vinto la causa).
Difficile fare profezie su questa politica, che può dover gestire ogni giorno un’emergenza o una guerra. Ma l’impressione è che l’elettorato laburista abbia semplicemente dato un segno di insofferenza, di frustrazione per la propria impotenza, di rabbia – scegliendo però un candidato molto peggiore di Herzog, un affarista di successo che ha solo fatto per un anno il ministro dell’ecologia (senza particolari successi) e che non ha la minima esperienza di sicurezza. I giornali antigovernativi danno a Gabbai l’ebbrezza di una virtuale riconquista della seconda posizione in seguito alla notizia della sua rielezione (http://www.timesofisrael.com/polls-show-gabbay-win-boosting-zionist-union-back-into-second-place/). Ma si tratta di sondaggi, immediatamente successivi alla forte eco mediatica della scelta a sorpresa. E soprattutto si tratta del secondo posto, non del primo. Il Likud vincerebbe anche in questi sondaggi. Io penso che Gabbai sia parte non della soluzione, ma del problema laburista e cioè della perdita di fiducia degli elettori israeliani dopo la catastrofica forzatura di Oslo. Un sintomo, non una medicina. Da molti anni i laburisti non hanno mai rieletto per la seconda volta un loro leader, perché tutti hanno perso non solo le elezioni, ma anche la credibilità. Ricorrere a un signor nessuno, con la speranza che faccia il miracolo, è il segno che la sfiducia nei laburisti ha ormai coinvolto anche i laburisti stessi: hanno eletto uno a patto che non fosse dei loro. Potranno mai vincere con premesse del genere?
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