Il Manifesto schierato con i terroristi che vogliono la fine di Israele La propaganda di Michele Giorgio per il FPLP (Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina)
Testata: Il Manifesto Data: 04 luglio 2017 Pagina: 9 Autore: Michele Giorgio Titolo: «Retata dell'esercito israeliano e dello Shin Bet contro la sinistra palestinese»
Riprendiamo dal MANIFESTO di oggi, 04/07/2017, a pag. 9, con il titolo "Retata dell'esercito israeliano e dello Shin Bet contro la sinistra palestinese", il commento di Michele Giorgio.
Quello di oggi è il consueto articolo di disinformazione di Michele Giorgio, che non perde occasione per demonizzare Israele, l'unica democrazia in Medio Oriente. Secondo Giorgio il gruppo terroristico FPLP (Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina) è da considerare "sinistra palestinese". Inutile aggiungere che Giorgio non riporta nessuno dei crimini e degli attentati compiuti dal FPLP nell'arco di decenni. Il giornalista del Manifesto preferisce lamentare l'arresto di alcuni esponenti violenti che fanno parte di un gruppo terroristico che vuole la distruzione di Israele. Questo è il Manifesto: l'organo di propaganda del terrorismo palestinese in Italia. Una 'perla' del Giorgio-pensiero: I palestinesi ricordano che la legge applicata dall'esercito israeliano nella Cisgiordania occupata considera «terrorismo» anche la sola partecipazione ad organizzazioni politiche ritenute "ostili" o il lancio di pietre contro i militari e i coloni. Un consiglio a Giorgio, perchè non prova a farsi scagliare una pietra in testa tanto per vedere l'effetto che fa?
Ecco l'articolo:
Michele Giorgio
Retata in Cisgiordania dell'esercito israeliano e dello Shin bet, il servizio di sicurezza interno, contro la sinistra palestinese. È scattata all'alba di domenica ed ha preso di mira Khalida Jarrar, parlamentare e dirigente di primo piano del Fronte popolare per la liberazione della Palestina (Fplp), Khitam Saafin, presidentessa del Consiglio dell'Unione delle donne palestinesi, e un'altra decina di persone, tra cui Ihab Massoud, sempre del Fplp, scarcerato lo scorso 12 febbraio dopo 16 anni trascorsi in una prigione di Israele dove ha preso parte a più scioperi della fame dei detenuti politici palestinesi. Tra gli arrestati ci sono anche quattro rappresentanti di comunità del campo profughi di al Aroub. Jarrar e Saafin sono accusate dalla procura militare israeliana «di coinvolgimento in attività terroristiche e violenti disordini pubblici». Accusa respinta con forza dalle due donne che spiegano di essere impegnate in legittime attività politiche e sociali contro l'occupazione militare israeliana dei territori palestinesi giunta al suo 50esimo anno.
I palestinesi ricordano che la legge applicata dall'esercito israeliano nella Cisgiordania occupata considera «terrorismo» anche la sola partecipazione ad organizzazioni politiche ritenute "ostili" o il lancio di pietre contro i militari e i coloni. Jarrar, 13esimo membro del Consiglio legislativo palestinese (Clp, il parlamento dell'Anp) detenuto Israele, è molto popolare in Cisgiordania. Tra i bersagli delle sue critiche roventi oltre a Israele c'è anche il presidente dell'Anp Abu Mazen, che la parlamentare accusa di avere una linea contraria agli interessi del popolo palestinese e di abusi e violazioni dei diritti delle opposizioni. Jarrar era già stata arrestata il 2 aprile 2015, posta in detenzione amministrativa, senza processo e accuse precise, e successivamente processata per «gravi attività terroristiche». Ma non dovevano essere così «gravi» queste «attività» denunciate dalla procura israeliana visto che la parlamentare è stata poi scarcerata nel giro di alcuni mesi. Ora un nuovo arresto e accuse simili al passato, rivolte questa volta anche a Khitam Saafin, attivista palestinese di livello internazionale che collabora con esponenti europee dei diritti delle donne e che ha partecipato a vari eventi, tra cui il Forum sociale mondiale.
«Questi attacchi non ci fermeranno — scrive in un comunicato il Fplp - continueremo la resistenza all'occupazione e a contrastare crimini e progetti che tentano di liquidare la causa palestinese». Il Fplp, il più importante dei partiti e dei movimenti della sinistra palestinese, aggiunge che questi arresti «evidenziano la futilità» della linea dell'Anp a sostegno dei negoziati e del coordinamento di sicurezza con Israele. Per Hanan Ashrawi, del Comitato esecutivo dell'Olp, l'arresto di Khalida Jarrar è «una violazione della sua immunità parlamentare e Israele deve adeguarsi alle norme internazionali che riguardano l'immunità di funzionari eletti». Si tratta, afferma Ashrawi, «soltanto di un arresto politico». Issa Qaraqe, capo del comitato per i prigionieri politici, ricorda che dal 2002 Israele ha arrestato 70 deputati, pari a circa la metà del numero totale di membri del Clp, tra cui altre due donne, Majida Fida e Samira Halaika. Sull'arresto di Khalida Jarrar è intervenuto anche il portavoce di Fatah, Osama Qawasmeh, per respingere l'accusa rivolta dal Fplp al suo partito (spina dorsale dell'Anp di Abu Mazen) di aver «collaborato» al blitz israeliano che ha portato alla detenzione della parlamentare e degli altri esponenti della sinistra palestinese. Samidoun, la rete di solidarietà con i detenuti, e le associazioni delle donne palestinesi rivolgono un appello alle organizzazioni internazionali affinchè siano fatte pressioni su Israele per ottenere la scarcercazione immediata di Jarrar, Saafin e di tutti i prigionieri politici.
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