Riprendiamo dal VENERDI' di REPUBBLICA di oggi, 30/06/2017, a pag.39, con il titolo "I musulmani europei sorpasseranno i cristiani. Ma senza fanatismo" il commento di Filippo Di Giacomo.
"Cronache celesti", questo il nome della rubrica di Filippo Di Giacomo. Poichè non ci risulta classificabile ala voce "fantascienza" o "umorismo", ne dobbiamo dedurre che - a partire dal titolo- la tesi del Di Giacomo debba considerarsi 'seria'. Prendiamo quindi per credibili i numeri che contiene, chiedendoci se il futuro che ci prospetta sia da valutare "senza fanatismo", come l'autore suggerisce.
Filippo Di Giacomo
Solo una sana e consapevole crescita demografica salverà l'Europa dallo stress e dall'islamizzazione? A Turku, in Finlandia, il 12 e il 13 giugno, i massimi studiosi del nostro continente si sono riuniti per scambiarsi i risultati dei loro studi sulla demografia e le sue proiezioni a proposito dell'identità religiosa dei futuri europei. Nel Vecchio continente "Dio è morto", ma le religioni vanno molto bene. Nonostante una diffusa percezione contraria, le ricerche attestano la vitalità presente e futura delle appartenenze religiose anche nelle declinanti società occidentali. Le statistiche relative al cristianesimo globale sembrano essere rosee eppure, demograficamente parlando, nei prossimi 45 anni l'islam è destinato a crescere più di ogni altra religione. Nel 2025 nasceranno più bimbi figli di musulmani che di cristiani e il numero dei seguaci di Maometto dovrebbe sorpassare quello dei fedeli di Cristo già nel 2070. In Europa, il cristianesimo è l'unica religione che ogni anno vede la cifra dei fedeli morti superare quella dei nuovi nati. A Vienna, capitale della cattolica Austria, dal 1971 al 2011, la popolazione cattolica è scesa dal 71 al 41 per cento, i protestanti dal 14 al 7 mentre gli ortodossi (prima poco rappresentati) sono al 9. I viennesi "senza religione" (anche se negano di essere atei) sono invece passati dal 10 al 30. Naturalmente l'immigrazione, a maggioranza turca, ha portato a Vienna una quota di "nuovi cittadini" islamici pari all'11 per cento della popolazione, ma è probabile che nel 2046 diventeranno il 22, per almeno un motivo: il 33 per cento dei giovani con meno di 25 anni è di famiglia musulmana. Anche qui, la demografia induce a riflettere: a parità di istruzione medio-alta, il tasso di fertilità delle donne musulmane è uguale a quello delle coetanee di altre religioni. E anche se i giovani frequentano la moschea più di quanto i loro coetanei cristiani vadano in chiesa, sono meno praticanti dei loro genitori: rapidamente si secolarizzano. E la "bomba demografica" minacciata qualche mese fa dal premier turco Erdogan? La giurisprudenza islamica, ha spiegato uno studioso turco, non ha mai previsto di "regolare" la vita di comunità islamiche in Paesi di altre culture. Studi condotti da un centro specializzato di Istanbul tra le comunità di Germania, Austria, Francia, Inghilterra e di altri Paesi nordeuropei, rivela che la maggioranza degli appartenenti non si sente parte di nessuna "diaspora", ritiene sia una chance vivere in un contesto non musulmano e non vuole stabilire "un potere musulmano" nei Paesi d'accoglienza. Come dire: gli europei passano, l'integrazione resta.
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