Riprendiamo dal MANIFESTO di oggi, 29/06/2017, a pag. 8, la breve "Usa: 'Le armi resteranno ai kurdi'. Ankara risponde: fuoco sulle Ypg".
Il Manifesto riporta buone notizie dal fronte siriano: i kurdi non riconsegneranno le armi ottenute dagli Usa, nonostante le pressioni del dittatore turco Erdogan. I kurdi sono la sola forza locale, tra quelle impegnate da anni nella guerra in Siria, ad essere davvero democratica, perciò ogni sforzo dell'Occidente deve andare nella direzione di dare appoggio ai kurdi e favorire la nascita di uno Stato nuovo, il Kurdistan.
Ecco la breve:
Un gruppo di soldati kurdi
Torna a scaldarsi la frontiera tra Turchia e Siria: l'esercito turco ha aperto il fuoco contro le Ypg, le unità kurde di Rojava, in risposta—dice Ankara—a colpi sparati verso la Turchia. Lo scontro giunge a 24 ore dalle parole del segretario della Difesa Usa Mattis: dopo la liberazione di Raqqa, Washington non si farà riconsegnare le armi inviate alle Ypg e alle Forze Democratiche Siriane. Il supporto militare statunitense ai kurdi siriani è stato sempre motivo di scontro politico tra Ankara e Washington, con il presidente Erdogan che lo ha definito (di nuovo pochi giorni fa) "una violazione del trattato Nato", considerando le Ypg braccio del Pkk. In una nota l'esercito turco afferma che l'artiglieria di Ankara ha risposto ieri a un attacco che le Ypg avrebbero lanciato contro l'Esercito Libero Siriano, milizia di opposizione che la Turchia utilizza dallo scorso agosto nell'invasione terrestre del nord della Siria, volta a impedire la creazione di un corridoio kurdo a Rojava. Le Ypg negano e aggiungono: da mesi l'Els è impegnato in attacchi continui contro comunità kurde e postazioni delle Ypg, nell'intenzione di occupare il cantone occidentale di Afrin. E realizzare così l'obiettivo turco: una buffer zone nel nord della Siria dove dettar legge e che avvii la frammentazione amministrativa del paese.
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