Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 28/06/2017, a pag. 22, con il titolo 'Il libro sacro dell'islam va letto con occhi nuovi', l'analisi di Rolla Scolari.
Il testo del Corano è immutabile, per cui la lettura è una sola. Certo, è del VII secolo, ma l'uso che ne è stato fatto è sempre stato uno soltanto: sconfiggere gli infedeli, anche all'interno dell'islam stesso, per arrivare alla conquista del mondo. Chi vuole può interpretarlo come meglio crede, ma sono esercizi intellettuali e nulla più, al di là delle intenzioni di Benzine e Saidi.
Ecco l'articolo:
La copertina
Il Corano: tutti ne parlano, tutti lo evocano. In questi tempi difficili in cui estremisti islamisti e gruppi jihadisti utilizzano le scritture religiose per giustificare la propria barbarie, ognuno fa dire al libro sacro dei musulmani qualcosa di diverso. In pochi, però, hanno realmente studiato il suo contenuto.
Rachid Benzine, sociologo, annoverato tra i nuovi pensatori dell’Islam, e Ismaël Saidi, regista belga il cui ultimo lavoro teatrale, Djihad, una pièce in cui si ride dei giovani in partenza per i fronti dello Stato Islamico, ha raggiunto i 100 mila spettatori tra Francia e Belgio, hanno tentato di farlo in un breve libro. È una semplice lettura storica, antropologica, sociologica condita con molto humor quella di Finalement, il y a quoi dans le Coran? (Ed. La Boite à Pandore), da pochi giorni nelle librerie francesi.
Corano e terrorismo
Picchiare la moglie
Nel libro sacro ci sono versetti controversi e dibattiti su molti temi: il jihad, il velo, le relazioni con le diverse religioni, le donne, come per esempio quello in cui si sostiene che la moglie che si ribella debba essere prima ammonita e, se il suo comportamento non migliora, picchiata. Il libro ragiona su questi passi difficili da conciliare con la modernità. Ed è proprio con un dubbio sul comportamento autoritario della moglie che Ismaël, nel primo capitolo, va a trovare Rachid, che sa essere esperto di religione, perché vuole che la consorte gli obbedisca: «Beh, non sono io a volerlo, è scritto nel Corano». «Il Corano dice un sacco di cose, Ismaël, ma lo dice direttamente a te o ha detto prima queste cose a un popolo del VII secolo?», gli risponde il suo nuovo maestro.
Il libro nasce dall’esperienza di Rachid Benzine in Belgio, dove per un anno lo studioso di origini marocchine ha formato un gruppo di professori ed educatori: «Abbiamo letto il Corano da un punto di vista antropologico e storico - spiega -. Abbiamo affrontato il Corano come oggetto di sapere scientifico e non di fede». Gli insegnanti, sia musulmani sia non musulmani, hanno raccontato di essersi trovati davanti a studenti che arrivano a scuola con «verità religiose preconfezionate». E di essere rimasti spesso senza risposte o mezzi per formularle. Benzine ha consigliato loro di non rispondere utilizzando lo stesso registro: la strada migliore sarebbe secondo lui quella della storia e dell’antropologia.
Lo humor
Il libro, attraverso l’utilizzo di un metodo storico-critico alleggerito dallo humor di Ismaël, che tocca il rapporto tra studente e professore e non il testo sacro, cerca di rendere il complicato tema religioso accessibile a tutti. È con lo stesso approccio che, da dicembre 2016, un giovane francese specializzato in comunicazione, musulmano, ha aperto un canale You Tube, IslamJolie. Travestito da esperto di Islam, Prof. FoiRaison, Fede-ragione, cerca di spiegare l’Islam nei suoi principi fondamentali, accanto a un finto ulema imbranato e radicale che lo contraddice. Il giovane ha raccontato d’essersi appassionato al tema religioso attraverso la lettura di Benzine. Mentre in Medio Oriente prestigiose istituzioni religiose islamiche, come la moschea-università egiziana di Al-Azhar, parlano di rinnovamento del discorso religioso per contrastare la narrativa estremista e la visione jihadista, Benzine chiarisce che il suo lavoro si iscrive in un reame diverso.
Approccio profano
«Il mio è un approccio profano e il credente è libero di integrarlo ad altro. Nelle università europee, l’approccio alla Bibbia è scientifico, e non religioso: questo può accadere oggi anche per il Corano. Non è infatti un approccio religioso che ci tirerà fuori dalle ideologie radicali. Occorre passare dalla storia, studiare una cronologia, studiare uomini che non siamo noi, le loro abitudini, studiare quella società del VII secolo da cui è originato il Corano», il libro sacro che per i musulmani è il testo rivelato da Allah al Profeta Maometto. Sulla copertina del libro c’è una vignetta. Ci sono un giovane smandrappato e un adulto in giacca e cravatta, Ismaël e Rachid. Il ragazzo dice: «Non era quello che mi avevano detto». «Non mi stupisce», risponde il professore. È chiaro a che pubblico Saidi e Benzine vogliano rivolgersi: «È necessario avere come obiettivo i giovani, sono loro che devono abituarsi a questo approccio di studio. È una delle maniere che abbiamo per lottare contro le derive radicali cui assistiamo».
I social media
Il problema è secondo gli autori la totale assenza oggi di mediazione tra il Corano e le giovani generazioni. C’è stato attraverso internet e i social media un processo di democratizzazione: «Il Corano diventa accessibile a tutti, e molti giovani sono incapaci di mettere una distanza tra loro e il testo, di capire che parla prima di tutto a persone nate e vissute nel VII. Così il testo rischia di diventare il nostro specchio: che tu sia modernista o jihadista vai a cercare nel Corano quello che pensi già».
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