venerdi 22 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






Il Manifesto Rassegna Stampa
27.06.2017 Sul quotidiano comunista le responsabilità rovesciate
La consueta faziosità di Michele Giorgio

Testata: Il Manifesto
Data: 27 giugno 2017
Pagina: 11
Autore: Michele Giorgio
Titolo: «Raid israeliani in Siria, venti di guerra in Libano»
Riprendiamo dal MANIFESTO di oggi, 27/06/2017, a pag. 11, con il titolo "Raid israeliani in Siria, venti di guerra in Libano".

Secondo Michele Giorgio il governo di "Tel Aviv" (il quotidiano comunista non riconosce Gerusalemme come capitale di Israele) è da anni proteso a contrastare Assad in Siria. La realtà è più complessa, perché Israele dallo scoppio della guerra civile in Siria nel 2011 ha cercato di non sbilanciarsi appoggiando una formazione contro l'altra, in un contesto in cui i principali contendenti sono comunque terroristi: dallo Stato islamico a Hezbollah, ad Al Nusra fino al regime di Assad appoggiato da Russia e Iran. Come al solito Giorgio rovescia le responsabilità, attribuendo la colpa dell' "escalation" a Israele. Nulla di nuovo, procede la demonizzazione sul quotidiano comunista.

Ecco l'articolo:

Immagine correlata
Michele Giorgio

Immagine correlata
Le alture del Golan

"Sfogliando i giornali si ricava l'impressione che una nuova guerra sia dietro l'angolo mentre Israele non ha alcuna intenzione di impegnarsi in conflitti armati a nord come a sud». E' proprio il "falco" Avigdor Lieberman, il ministro della difesa, a raffreddare le previsioni di chi in Israele e nella regione, vede affacciarsi un nuovo conflitto al confine tra Libano, Golan siriano occupato e Israele. I segnali ci sono tutti. L'esercito israeliano nelle ultime 48 ore ha centrato due postazioni e un camion di munizioni dell'esercito siriano dopo i colpi di mortaio partiti dalla Siria e caduti nel Golan.

COLPI ERRANTI, sparati durante i combattimenti tra le forze governative e i gruppi jihadisti e qaedisti che agiscono nella Siria meridionale e a ridosso del Golan. Per Israele - che vede con favore la caduta del presidente siriano Bashar Assad e di recente è stato di nuovo accusato di avere contatti stabili sul Golan con formazioni jihadiste armate - la responsabilità per questi colpi erranti sparati dalla Siria è solo del governo di Damasco. E la sua reazione scatta comunque contro le truppe siriane. Il rischio di una nuova guerra è sempre più elevato malgrado l'acqua gettata sul fuoco della tensione dal ministro della difesa Lieberman. Le parti fanno la voce grossa. Damasco ha avvertito che non tollererà altri attacchi israeliani. Tel Aviv accusa il movimento sciita libanese Hezbollah di aver moltiplicato i suoi posti d'osservazione sotto la copertura di un'organizzazione ambientalista, "Verdi senza frontiere". "Gli Hezbollah conducono li missioni d'osservazione, pretendendo che si tratta di attività di questa organizzazione ambientalista», protestava qualche giorno fa il capo dei servizi d'intelligence militari, Hertzi Halevi.

COLPI ERRANTI, sparati durante i combattimenti tra le forze governative e i gruppi jihadisti e qaedisti che agiscono nella Siria meridionale e a ridosso del Golan. Per Israele - che vede con favore la caduta del presidente siriano Bashar Assad e di recente è stato di nuovo accusato di avere contatti stabili sul Golan con formazioni jihadiste armate - la responsabilità per questi colpi erranti sparati dalla Siria è solo del governo di Damasco. E la sua reazione scatta comunque contro le truppe siriane. Il rischio di una nuova guerra è sempre più elevato malgrado l'acqua gettata sul fuoco della tensione dal ministro della difesa Lieberman. Le parti fanno la voce grossa. Damasco ha avvertito che non tollererà altri attacchi israeliani. Tel Aviv accusa il movimento sciita libanese Hezbollah di aver moltiplicato i suoi posti d'osservazione sotto la copertura di un'organizzazione ambientalista, "Verdi senza frontiere". "Gli Hezbollah conducono li missioni d'osservazione, pretendendo che si tratta di attività di questa organizzazione ambientalista», protestava qualche giorno fa il capo dei servizi d'intelligence militari, Hertzi Halevi.

DA PARTE SUA HEZBOLLAH lancia l'allarme sui "lavori di manutenzione" che Israele, nei prossimi giorni, avvierà lungo la barriera che lo divide dal Libano. Gli israeliani, afferma Hezbollah, coglieranno l'opportunità per modificare a loro vantaggio la linea di confine tra i due paesi. I media israeliani ribattono che i guerriglieri sciiti avvieranno azioni di disturbo dei lavori. Dietro queste scaramucce verbali si celano i preparativi del secondo round della guerra del 2006 in Libano del sud, che potrebbero vedere Israele attaccare anche in Siria.

LE COSE PER TEL AVIV sono andate diversamente dalle previsioni fatte alcuni anni fa. Assad è saldamente al suo posto, le truppe siriane stanno riprendendo il controllo di gran parte del territorio ed Hezbollah è diventato un attore protagonista nella regione e non si è affatto indebolito, come i generali israeliani prevedevano, in conseguenza delle perdite militari in Siria. Pochi lo riconoscono ma Damasco ha vinto. Israele non lo dice ma sa che è vero, come sa che il successo militare su avversari sostenuti dai petromonarchi sunniti ha creato una realtà strategica nuova. Tel Aviv e Amman (e l'aviazione Usa) collaborano per impedire ai soldati siriani e alle milizie alleate di prendere il controllo delle linee di confine con il Golan occupato e la Giordania ma non riusciranno ad impedirlo a lungo. Più di tutto Israele sa che questa volta, dovesse lanciare un cattacco preventivo, potrebbe poi trovare sul campo di battaglia non solo i guerriglieri libanesi ma anche sciiti pakistani. iraniani e afghani che ora combattono in Siria contro i jihadisti.

"NON DICO che determinati paesi interverrebbero direttamente ma si aprirebbero le porte a centinaia di migliaia di combattenti del mondo arabo e musulmano per partecipare ai combattimenti', avverte il leader di Hezbollah, Nasrallah.

Per inviare al Manifesto la propria opinione, telefonare: 06/687191, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


redazione@ilmanifesto.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT