ARTE TV e la censura di un documentario sull’antisemitismo
Commento di Manfred d Gerstenfeld
(Traduzione di Angelo Pezzana)
l tentativo iniziale di censurare il documentario sull’antisemitismo europeo da parte di ARTE, canale TV franco tedesco, pubblico e in parte finanziato dalla UE, è uno dei vari episodi nella storia dell’antisemitismo e dei suoi diffusori in Europa. Dall’inizio di questo secolo, almeno tre casi di notevole rilievo ci permettono di conoscere come funziona il meccanismo.
All’inizio della seconda intifada nell’autunno 2000, nell’Europa occidentale si verificarono molte manifestazioni violente di antisemitismo, causate in gran parte da musulmani. L’inizio avvenne in Francia, ma l’allora Primo Ministro, il socialista Lionel Jospin, non volle prenderne atto, rifiutandosi di attribuirne la responsabilità a chi li aveva perpetrati.
Il sociologo francese Shmuel Trigano, rilevò che quella violenza antisemita era stata largamente ignorata per diversi mesi, sia dalla stampa che dalle autorità pubbliche. La polizia le classificò come ‘incidenti causati da teppisti’. Oggi sappiamo come proprio in quegli anni sia iniziata l’emigrazione degli ebrei francesi.
Un altro caso che rivela la stessa politica che nasconde la verità dei fatti avvenne quando nel 2002 l’ EUMC (European Monitoring Center for Racism and Xenophobia) – chiese agli allora 15 membri della UE di riferire sulle manifestazioni di violenza antisemite. Le informazioni che ricevette vennero trasmesse allo Zfa (Center for Research on Anti-Semitism at the Technical University) di Berlino con la richiesta di analizzare i dati.
Una studiosa Americana, Amy Elman, ha analizzato i risultati nel suo libro The European Union, Anti-Semitism and the Politics of Denial (2015). In una intervista ha dichiarato: “ Lo Zfa ha ultimato il lavoro nell’ottobre 2003, documentando come i violenti attacchi contro gli ebrei avevano origine da un virulento anti-sionismo politico. Identificava anche quali maggiori responsabili degli attacchi personali contro gli ebrei e la dissacrazione e distruzione di sinagoghe in giovani di origine arabo-musulmana. Alcuni erano stati a loro volta vittime di razzismo e di esclusione sociale”.
L’ EUMC decise di non pubblicare il rapporto Zfa, sostenendo che la ricerca non prevedeva la pubblicazione. Zfa replicò che erano le frequenti citazioni dei responsabili musulmani di attacchi antisemiti e anti-sionisti a spingere EUMC alla censura. Zfa rese pubblico che EUMC aveva chiesto più volte che modificassero i risultati, cosa che si rifiutarono di fare,
Il contenuto censurato del rapporto e la reazione di Zfa provocarono uno scandalo. Il Congresso Mondiale Ebraico pubblicò il rapporto integrale su internet. Fu nel 2014 che EUMC pubblicò uno studio più approfondito sull’antisemitismo, largamente ripreso dal rapporto Zfa. Malgrado fosse di una certa lunghezza, evitò di citare chi erano gli autori degli attacchi, nascondendo molti casi di antisemitismo di origine musulmana e di sinistra.
Nel 2012, la TV israeliana Canale 10, mandò in onda un programma in quattro puntate dal titolo “ Allah-Islam, la diffusione dell’islam in Europa” a cura di Zvi Yehezkeli, un giornalista israeliano che si prewentava in Europa come palestinese. Ha filmato in molti paesi i quartieri a maggioranza musulmana, con particolare attenzione verso temi quali droga,violenza e possesso di armi e altre attività criminali presenti in diverse comunità musulmane.
Yehezkeli ha descritto il fanatismo religioso, le minacce contro i musulmani dissidenti, la discriminazione contro le donne, i delitti d’onore. Ha anche esaminato con attenzione il diffuso antisemitismo di queste comunità. I rari programme delle TV europee che affrontano questi problemi di solito scelgono un paese specifico e un tema alla volta per intervistare le comunità musulmane.
Quando tutte le puntate di Canale 10 furono trasmesse, un giornalista belga mi ha intervistato. La mia prima osservazione è stata chiedere come un documentario simile non fosse mai stato fatto in nessun paese europeo in tutti questi anni. Forse Canale 10 avrebbe potuto acquistarlo, sottotitolarlo in ebraico e poi trasmetterlo, ma dato che un programma simile non esisteva, Canale 10 non aveva altra scelta se non produrre direttamente l’inchiesta.
Ho anche detto che il fatto che documentari simili non vengano prodotti e visti dimostra come molte di queste problematiche che coinvolgono le comunità musulmane non devono essere fatte conoscere. Chi mi intervistava era d’accordo con me, ma aggiunse che il suo direttore probabilmente non avrebbe apprezzato il mio giudizio. Infatti l’intervista non fu mai mandata in onda.
La decisione iniziale di ARTE di censurare il documentario, Chosen and Excluded – The Hate for Jews In Europe ( scelti e esclusi, l’odio per gli ebrei in Europa), creato dai tedeschi Joachim Schroeder e Sophie Hafner ha seguito lo stesso comportamento. La TV tedesca WDR a cui ARTE aveva commissionato l’inchiesta ha per molto tempo procrastinato la programmazione. Questa volta però la censura sull’informazione riguardo all’antisemitismo ha fallito.
Il quotidiano tedesco Bild, ha programmato il documentario per 24 ore, centinaia di migliaia di persone l’hanno visto in un solo giorno. Adesso è visibile su Youtube. Da qui la decisione di ARTE di cambiare idea e la decisione di mandarlo in onda. Tutto questo significa l’inizio di un percorso internazionale per il documentario. Il Centro Simon Wiesenthal ha già annunciato che lo programmerà sottotitolato in inglese al Museo della Tolleranza di Los Angeles.
Manfred Gerstenfeld è stato insignito del “Lifetime Achievement Award” dal Journal for the Study of Antisemitism, e dall’ International Leadership Award dal Simon Wiesenthal Center. Ha diretto per 12 anni il Jerusalem Center for Public Affairs.
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