Riprendiamo da NAZIONE/CARLINO/GIORNO di oggi, 2/06/2017, a pag. 13, con il titolo "California e Israele, con l'irrigazione goccia a goccia risparmi fino al 75%", il commento di Alessandro Ferruggia.
TROPPI sprechi, poca innovazione, tanto disinteresse. La risorsa idrica in Italia ha contato sullo stellone che protegge il Belpaese più che su politiche serie. Che quando sono venute sono rimaste largamente inattuate. Adesso i nodi vengono al pettine, perché i cambiamenti climatici iniziano a far sentire i loro effetti e ancor più lo faranno nei decenni a venire. Basti pensare ai nostri ghiacciai — essenziali per garantire la portata estiva ai fiumi del Nord — che son passati da un picco di 250 chilometri cubi di ghiaccio nel 1820-1850 a soli 70 milioni nel 2011 e per l'88% sono ancora in regressione. Adesso in molti chiedono dissalatori per far fronte a deficit idrici che a Roma e in molte città del Sud rischiano di diventare strutturali. «Ma i dissalatori — osserva Maurizio Sciortino, ricercatore Enea — non sono un modo per affrontare la siccità. Possono produne acqua per usi potabili, a caro prezzo, ma per gli altri utilizzi sono improponibili. La soluzione è ridurre le perdite e gli sprechi, innovare l'irrigazione con tecniche moderne, usando anche le acque reflue».
I NUMERI sono lì a dimostrarlo. Il 51% dell'acqua in Italia — dati Istat 2012 — è utilizzata per l'irrigazione, il 3% per la zootecnia, il 21% nell'industria, il 5% per la produzione termoelettrica e solo il 20% per usi civili. Uno dei problemi è che per usi civili ne viene prelevato il 27,8%, ma molta, moltissima viene sprecata in reti colabrodo. Nel 2015 le perdite — sempre dati Istat — ammontavano nei soli comuni capoluogo a 924 milioni di metri cubi, pari al consumo annuo di 10.3 milioni di persone. E qui che occorre intervenire con investimenti massicci. L'altro punto chiave è l'agricoltura. L'Italia è seconda in Europa dopo la Spagna per superficie irrigata, ma per il 62% si utilizzano sistemi a bassa efficienza, per il 26,8% l'irrigazione per aspersione e solo per il 9,6% la microirrigazione, il sistema più moderno e risparmioso. In questo l'esempio è indubbiamente Israele. L'irrigazione goccia a goccia è nata lì per merito dell'ingegnere Simcha Blass, che inventò la tecnica, contribuì a renderla popolare nel Paese e ne fece anche un business, con il kibbutz Hazemim la Netafim, società leader nel settore, che oggi ha 4000 dipendenti. L'irrigazione goccia a goccia consente risparmi tra il 25 e il 75%.
IN CALIFORNIA, in ginocchio per la siccità, è usata nel 38% delle coltivazioni. Ed è certamente una strada da seguire maggiormente anche in Italia, Paese che di fronte ai cambiamenti climatici dovrebbe porsi anche il problema della scelta di colture che richiedano meno risorse. Solo gli addetti ai lavori sanno che in Italia ben il 39,8% dell'acqua usata in agricoltura soddisfa i bisogni di una solo cultura, il riso. Se questo sia sostenibile in tempi di cambiamenti climatici è una scelta sulla quale interrogarsi.
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