Riprendiamo dalla STAMPA - TORINO di oggi, 22/06/2017, a pag. 61, con il titolo "Israele, dove la moda dice di coprirsi", l'intervista di Francesca Rosso a Fabiana Giacomotti
Questa sera, alle ore 21, Fabiana Giacomotti racconta le nuove tendenze della moda israeliana. Circolo dei Lettori, via Bogino 8, Torino, a cura della Associazione Italia Israele di Torino.
Fabiana Giacomotti
Rigore, leggerezza e un sistema che la sostiene: la moda israeliana sta diventano famosa in ogni angolo del pianeta. Ne parleranno al Circolo dei Lettori Fabiana Giacomotti, Evelina Pensa Dapueto, Roberto Piana e Cristina Tardito all’incontro «Il nuovo pudore nella moda israeliana e nel mondo occidentale». Coordina Angelo Pezzana.
Giacomotti scrive di economia, costume e moda. È stata vicedirettore di «Amica», direttore di «Luna» e di «MfFashion». Oggi collabora al «Foglio» e insegna Scienze della Moda e del Costume alla Sapienza di Roma.
Da Israele al mondo. Che cosa succede?
«Oggi c’è uno scambio di tendenze molto rapido grazie ai social, soprattutto Instagram. In Israele e in tutto il mondo le ragazze si coprono, sono tornate le gonne lunghe e il turbante. Gli abiti per l’estate sono coprenti e vaporosi».
A cosa si deve questa tendenza?
«C’è una maggiore consapevolezza del corpo. È una moda trasversale. In Israele e nel medioriente non c’è il bisogno di scoprirsi per affermarsi. Ma anche qui: il berlusconismo è finito. Via le minigonne, tornano le gonne comode. Il maggior rispetto per il corpo non significa essere pudichi. E non è discorso moralista. Anche se in Israele c’è un moralismo forte: la maggior parte delle donne pensa alla vanità come qualcosa di riprovevole. Ma a Tel Aviv c’è un’apertura diversa».
Com’è la moda israeliana?
«Sofisticata ed elegante. Penso ai talenti che escono dal prestigioso Shenkar College e a Alber Elbaz che ha disegnato abiti rigorosi e lineari per Lanvin per oltre 10 anni. Un modello adottato dai russi. Come Vetements, il collettivo di stilisti fra cui Demna Gvasalia, direttore creativo di Balenciaga e Gosha Rubchinskiy. Sono riusciti a portare a termine la rivoluzione del 1917 100 anni dopo».
Come cambia la geografia della moda?
«La moda italiana e francese non domina più: molte griffe nascono in Cina e medioriente. C’è un multiculturalismo che a volte neghiamo: le ebree ortodosse sono più coperte delle islamiche. Le donne in Arabia Saudita rivendicano libertà ma non accettano tutto del nostro modello: guidare sì, il corpo reso oggetto dalla pubblicità no».
Che cos’è il pudore?
«È una questione di rispetto per se stessi senza bisogno di esporsi o modificare il corpo con l’abito. Rita Levi Montalcini diceva che le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla, se non la loro intelligenza. Per dirla pop, è finito il momento delle smutandate. Al festival di Cannes le più fotografate non sono state le starlette che non hanno nulla da dire ma Monica Bellucci, Susan Sarandon, madame Macron che testimoniano il prolungamento della vita e dell’attrattività sessuale».
Da cosa nasce la leggerezza?
«Del rigore più totale. Penso all’ultima sfilata di Gucci a Palazzo Pitti. Tutto sembrava spontaneo ma dietro c’era una grande disciplina».
Che cos’è l’eleganza?
«L’equilibrio. Il frutto di personalità, stile e intelligenza. Armani dice: “I cretini non sono mai eleganti”».
Un consiglio per l’estate.
«Il turbante, la cuffia o la fascia in testa. Comode soluzioni per nascondere i capelli pieni di salsedine».
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