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La Stampa Rassegna Stampa
22.06.2017 Mosul: distrutta la moschea dove Al Baghdadi proclamò il Califfato
Cronaca di Francesco Semprini

Testata: La Stampa
Data: 22 giugno 2017
Pagina: 15
Autore: Francesco Semprini
Titolo: «Distrutta la moschea dove Al Baghdadi proclamò il Califfato»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 22/06/2017, a pag. 15, con il titolo "Distrutta la moschea dove Al Baghdadi proclamò il Califfato", la cronaca di Francesco Semprini.

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Al Baghdadi proclama la rinascita del Califfato nel giugno 2014

Lo Stato islamico ha fatto esplodere la culla del suo stesso Califfato. Almeno secondo la versione degli iracheni, perché l’Isis invece accusa i raid Usa. Strette nella morsa dell’offensiva finale da parte delle forze di Baghdad, le bandiere nere dell’Isis avrebbero attuato l’ultimo estremo gesto facendo saltare in aria la moschea Grand al-Nouri, il luogo dove tre anni fa Abu Bakr al Baghdadi proclamò la rinascita del Califfato. L’esplosione è stata devastante e l’onda d’urto si è propagata ben oltre la città vecchia di Mosul, dove da giorni è stata lanciata l’offensiva finale per stanare le ultime sacche di resistenza dell’Isis.

Un gesto nichilista che sottolineerebbe il livello di disperazione degli jihadisti, ma che potrebbe avere pesanti ricadute in termini di vite umane. Nella moschea, secondo quanto confermano fonti di intelligence irachene, erano stati concentrati un elevato numero di civili rimasti ostaggio delle bandiere nere. Uomini, donne e bambini erano stati fatti entrare in quello che una volta era il principale luogo di culto della religione musulmana per la città di Mosul, proprio con l’intento di usarli come scudi umani in caso di raid delle unità di terra impegnate nell’offensiva, o ancor più di attacchi aerei. Così come accaduto in altri punti nevralgici della città vecchia, ultimo serraglio di resistenza delle bandiere nere.

Se confermata la decisione estrema degli jihadisti ne sottolineerebbe da una parte la difficoltà a tenere le postazioni dinanzi al cerchio che si sta stringendo da cinque giorni, ovvero dall’inizio dell’ultima battaglia per la ripresa della città. Ma dall’altra spiegherebbe anche come la strategia dell’Isis sia quella di creare caos nel caos per impedire alle forze governative di compiere operazioni mirate con l’aiuto dei droni americani. C’è chi pensa che «l’attentato contro se stessi» sia inoltre una strategia per consentire a qualcuno degli jihadisti, magari esponenti di spicco rimasti in città, di poter tentare la fuga approfittando del caos. Tra le ipotesi più suggestive c’è anche quella che lo stesso Al Baghdadi, dato per morto almeno cinque volte sotto raid aerei, si troverebbe in realtà proprio a Mosul laddove tre anni fa, il 29 giugno 2014, pronunciò il sermone dalla moschea al-Nouri, con cui iniziò l’epopea del terrore targata «califfato nero».

 

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