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Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


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La Stampa Rassegna Stampa
22.06.2017 Arabia Saudita: svolta al vertice, ecco l'erede. Che cosa cambia in Medio Oriente
Cronaca di Giordano Stabile, analisi di Rolla Scolari, contraddizioni sul Sole24Ore

Testata: La Stampa
Data: 22 giugno 2017
Pagina: 10
Autore: Giordano Stabile - Rolla Scolari
Titolo: «Svolta a Riad, cambia l’erede. Un giovane per il dopo Salman - Quel legame col principe degli Emirati per isolare l’emiro del Qatar»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 22/06/2017, a pag. 10, con il titolo "Svolta a Riad, cambia l’erede. Un giovane per il dopo Salman", la cronaca di Giordano Stabile; con il titolo "Quel legame col principe degli Emirati per isolare l’emiro del Qatar", l'analisi di Rolla Scolari.

Libero, Corriere della Sera, Repubblica e Foglio pubblicano cronache e commenti della importante svolta politica saudita. 

Sul Sole24Ore Ugo Tramballi scrive di "riforme" in Arabia Saudita: è un discorso prematuro, visto che la svolta è appena di poche ore fa, ma il quotidiano di Confindustria è sempre pronto a lanciarsi in elogi anche delle dittature più feroci quando è possibile stipulare buoni affari.

Ancora sul Sole, Alberto Negri fa da cassa di risonanza della versione iraniana dei fatti. Negri, contraddicendo il collega Tramballi, nega la possibilità che il regime saudita sia riformabile e, per spiegare la successione al trono, scrive di "golpe" (riportando, ancora una volta, la sola versione iraniana). I due giornalisti del Sole si mettano d'accordo: o con l'Arabia Saudita o con l'Iran. Ma forse l'ambiguità è legata, ancora una volta, al tentativo di fare affari con chiunque, poco importa se si tratta di Stati estremisti e sostenitori del terrorismo.

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Alberto Negri, Ugo Tramballi

Ecco gli articoli:

Giordano Stabile: "Svolta a Riad, cambia l’erede. Un giovane per il dopo Salman"

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Giordano Stabile

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Mohammed bin Salman

La generazione dei trentenni prende il potere in Arabia Saudita. Con Mohammed bin Salman, classe 1985, ministro della Difesa, ora primo nella linea di successione al trono. E con Abdulaziz bin Saud bin Nayef, trentatreenne, promosso ministro dell’Interno. Uno dovrà gestire la sfida con l’Iran sul piano internazionale, l’altro in patria, stroncando la rivolta sciita che serpeggia nell’Est. L’ascesa dei trentenni era in corso da due anni, da quando il regno è passato nelle mani di Re Salman, ultimo nella serie di successioni al trono di fratello in fratello, che ha portato a sovrani sempre più anziani, ottuagenari. Ora si passerà di padre in figlio. Lo richiedono i tempi: il Paese fronteggia una crisi finanziaria senza precedenti per il crollo del prezzo del petrolio e l’esplosione del deficit che ha eroso un terzo delle riserve valutarie. E ha due fronti aperti ai confini: uno in Yemen, l’altro con il Qatar.

Re Salman, in un’alba di Ramadan, ha comunicato al Paese i nuovi assetti dalla Mecca, per sottolineare la sacralità delle decisioni. Mohammed bin Salman, suo figlio, scavalca il cugino Mohammed bin Nayef, e diventa primo principe ereditario. In compenso Bin Nayef, che non ha figli maschi, vede il nipote Abdulaziz bin Saud bin Nayef nominato ministro dell’Interno. L’equilibrio dei due rami nella casa regnante viene mantenuto. Il governo è però nelle mani di Bin Salman. Il principe rappresenta quel 65 per cento di sauditi che ha meno di trent’anni, spesso ha studiato e vissuto all’estero, si è nutrito di film e serie tv americane, ha abbracciato il consumismo ed è insofferente alle restrizioni imposte dalla religione. Non a caso uno dei primi atti imposti da Bin Salman è stata l’abolizione di fatto della polizia religiosa.

Bin Salman ha lanciato la Vision 2030, un piano per ridurre la dipendenza dal petrolio e integrare la forza lavoro locale nel mercato. Oggi i sauditi sono dipendenti pubblici con un reddito di cittadinanza, hanno luce, acqua, benzina gratis, mentre 8 milioni di lavoratori stranieri, un quarto della popolazione, mandano avanti l’economia, dalle mansioni di manager a quelle più umili. Con questi prezzi del greggio è un lusso. Bin Salman ha ridotto i sussidi, vuole portare le donne nel mondo del lavoro, superare il divieto alla guida e l’obbligo di accompagnamento da parte di un parente, e si è scontrato con gli ulema, la casta religiosa che veglia sul rispetto dell’islam nella sua declinazione wahhabita, iperconservatrice.

Sul piano internazionale il principe persegue una politica aggressiva. L’intervento nello Yemen contro i ribelli sciiti Houthi e l’ultimatum al Qatar, accusato di finanziare i Fratelli musulmani e di fare il «doppio gioco» con l’Iran, sono stati decisi da lui. La sua rete di alleanze personali - con il presidente egiziano Abdel Fatah Al-Sisi e con l’emiro di Abu Dhabi - gli garantisce la copertura militare. Ma l’asso nella manica è Trump. Il principe è andato a trovarlo a marzo alla Casa Bianca e lo ha convinto a lanciare la grande alleanza sunnita nel summit di Riad. Ora dovrà vincere il braccio di ferro con il Qatar, che si concluderà, secondo fonti diplomatiche, solo con l’esilio dell’ex emiro Hamad, creatore di Al-Jazeera e inflessibile sostenitore della Fratellanza. Anche in Yemen ci sarà un’accelerazione, con la sostituzione del presidente Abd Rabu Mansour Hadi, giudicato troppo debole. Poi il duello con l’Iran si sposterà in Siria e Iraq.

Rolla Scolari: "Quel legame col principe degli Emirati per isolare l’emiro del Qatar"

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Rolla Scolari

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La notizia della promozione a erede al trono di Mohammed bin Salman, figlio del sovrano saudita, solleva certo l’entusiasmo di un illustre vicino di casa. Negli Emirati Arabi, il principe ereditario Mohammed bin Zayed, l’uomo che a causa della debole salute del fratello, presidente della Federazione, è di fatto al comando, ha una relazione forte con il giovane MbS e punta da tempo su di lui come alleato all’interno della complessa corte dei Saud. Per ora, sembra condurre con efficacia la partita. Il suo alleato è in ascesa. Assieme, i due portano avanti da settimane una pesante campagna diplomatica contro il piccolo emirato del Qatar, su posizioni diametralmente opposte in politica estera rispetto a Riad e Abu Dhabi.

Mohammed bin Salman e Mohammed bin Zayed sono emersi in questi mesi come i «falchi» all’interno del Consiglio di Cooperazione del Golfo, spaccato oggi dalla crisi, racconta Kristian Coates Ulrichsen, esperto della regione alla Rice University di Houston. Oltre ad aver sostenuto la fallimentare operazione militare saudita in Yemen - gestita dal giovane Bin Salman in quanto ministro della Difesa - MbZ ha anche appoggiato il neo erede al trono nel suo Vision 2030, un ambizioso piano economico e finanziario che punta a sganciare l’Arabia Saudita dalla dipendenza sulle sole rendite energetiche.
La nuova alleanza, rinvigorita dalla comune faida con Doha, è in contrasto alla stretta relazione tra l’emiro del Qatar, sheikh Tamim bin Hamad Al Thani, e l’88enne leader del Kuwait, Sabah al-Sabah, che starebbe tentando la mediazione tra le parti. Anche Tamim è giovane come Bin Salman, ha infatti 37 anni. E come il principe saudita è molto ambizioso. Lui il trono lo ha già, dal 2013.

Ciò che vuole ora è quello che suo padre per decenni ha tentato di ottenere: portare il Qatar fuori dall’orbita dell’Arabia Saudita, renderlo indipendente dal punto di vista della politica estera, farne una potenza regionale - e antagonista? - di Riad. Così, i due giovani leader vanno allo scontro, e MbS ha trovato negli Emirati un motivato alleato in questa battaglia.

La forza portante dietro alla mossa contro Doha è infatti Mohammed bin Zayed, spiega Cinzia Bianco, ricercatrice esperta di Golfo e consulente della Gulf State Analytics: «L’ossessione nei confronti di islamisti e della Fratellanza musulmana - che il Qatar è accusato di sostenere - è tutta sua. MbZ teme che l’Islam politico rappresentato dalla Fratellanza, che ha una certa presa negli emirati più poveri del Nord della Federazione, possa destabilizzare l’equilibrio del Paese». Nel 2011, quando dopo le rivolte arabe movimenti islamisti hanno preso potere in Egitto, Libia, Tunisia, Bin Zayed, uomo con una solida formazione militare, vice comandante delle forze armate degli Emirati, ha condotto una campagna rigorosa contro gli islamisti, prima in casa con centinaia di arresti, poi fuori. Da qui, infatti, è partito l’inedito attivismo degli Emirati in conflitti all’estero, su fronti sempre opposti a quelli del Qatar, in Egitto, Libia e soltanto in parte in Siria.

Tra Bin Zayed, 56 anni, e l’erede saudita si è creato un rapporto discepolo-mentore. Soprattutto «MbS si è affidato a Bin Zayed, che ha importanti contatti nell’Amministrazione americana - nello specifico il consigliere e genero del presidente Donald Trump Jared Kushner - per costruirsi un canale di comunicazione privilegiato con gli Stati Uniti», spiega Bianco. Con la promozione di Salman, la coppia punta a mettere assieme molto per intralciare le ambizioni del giovane emiro Tamim (e non soltanto): la capacità militare e i contatti internazionali degli Emirati con il peso economico e religioso dell’Arabia Saudita nel mondo arabo.

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