Riprendiamo da ITALIA OGGI, a pag. 14, con il titolo "Nessun paese Ue ha lo ius soli", l'analisi di Roberto Giardina; dalla REPUBBLICA, a pag. 4, con il titolo "Sono italiano e sono indiano da carabiniere servirò il Paese", l'intervista di Alessia Candito al carabiniere di origine indiana Manraj Singh.
Per capire a fondo le ragioni del "No" allo ius soli, consigliamo la Cartolina di Ugo Volli del 18/06/2017: http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=66680
Ecco gli articoli:
ITALIA OGGI - Roberto Giardina: "Nessun paese Ue ha lo ius soli"
Roberto Giardina
"Orgoglioso di essere tedesco? Perché mai? Sono nato in Germania per caso», ha detto l'ex campione di tennis Boris Becker, deludendo i suoi compatrioti nazionalisti. Mio figlio è nato ad Amburgo, è cresciuto in Italia e, ovviamente, non è tedesco, non vuole diventare tedesco, ha studiato e bene due o tre lingue, ma non il tedesco. Scelta di cui si pente, per motivi culturali e di lavoro, non perché sia nato nella stessa splendida città di Angela Merkel. Vivo ininterrottamente in Germania, tra Bonn e Berlino, dal 1986 (ed ero stato ad Amburgo, in precedenza, per sei anni). Qualche amico mi continua a chiedere perché non abbia chiesto la cittadinanza tedesca. Perché mai?, rispondo come Boris, anche se a tennis sono una schiappa. Non avrei un diritto in più di quelli di cui godo come cittadino europeo. Sono un privilegiato, ma la mia situazione non è diversa da quella di qualsiasi straniero con il permesso di soggiorno. Caso mai, un giorno, potrei chiedere asilo politico, chissà se Angela o chi per lei me lo concederebbe?
Un paio di amici, anche un collega, hanno chiesto il doppio passaporto, suppongo perché hanno figli minorenni che vanno a scuola, o sono sposati con una tedesca. Ecco il punto: sono diventati tedeschi i genitori, e non prima i figli, come accadrebbe con la legge che si vuole adottare in Italia e che erroneamente, o subdolamente, viene chiamata ius soli, che è cosa ben differente. L'attuale legge sulla cittadinanza è pessima e crudele, va cambiata, ma non compiendo altri errori. Ci si dovrebbe chiedere perché in nessun paese in Europa sia in vigore lo ius soli. Vige negli Stati Uniti, che hanno un territorio sconfinato, e anche lì si pensa di abolirlo, o modificarlo.
In Germania, avrei i requisiti per votare un domani a favore di Angela o contro. Risiedo nel paese da più di otto anni, conosco la lingua meglio di un bambino delle elementari, almeno lo spero. Non ho commesso reati, pago le tasse. Dovrei superare un test di 33 domande scelte a caso fra 300. I buonisti, ci sono anche qui, hanno protestato contro la discriminazione. Ma le domande sono molto facili. Mi sono sottoposto al test per curiosità, e non ho commesso neppure un errore. Confesso che ho tirato a indovinare sull'ordine dei colori nella bandiera: nero rosso oro. Mi confondo anche con il nostro tricolore. Chi fa le leggi? Il parlamento o il sindaco? Le donne hanno gli stessi diritti degli uomini? E così via. Ovvio, che basta un minimo di attenzione per superare la prova, che si può mentire. Bisogna dimostrare di conoscere e rispettare la Costituzione che, qualcuno si sorprenderà, è molto simile alla nostra. Un musulmano dovrebbe accettare di seguire la Costituzione e non il suo imam. Come un cattolico dovrebbe sentirsi cittadino italiano e non suddito del Papa.
A un conoscente italiano che scoppiò in singhiozzi quando gli consegnarono il passaporto con l'aquila prussiana, la funzionaria ricordò: «Guardi che lei ha da adesso un documento tedesco, ma non è diventato tedesco». Meglio non divagare. La cittadinanza andrebbe concessa ai genitori e non a un loro figlio di 10 anni con la licenza elementare. Adesso è un'impresa improba, e le norme sono ingiuste. Capisco che se si affronta questo tema si corre il rischio di venire insultato come razzista, e si finisce in pessima compagnia, però non si dovrebbero lasciare questi problemi agli xenofobi. Se i populisti sono in calo in Germania, e sono crollati in Francia, sarà anche perché i governi hanno affrontato la situazione, rispettando i diritti civili, di tutti, tedeschi e cittadini ospiti. E' possibile, senza cedere al ricatto di buonisti, sia pure in buona fede.
LA REPUBBLICA - Alessia Candito: 'Sono italiano e sono indiano da carabiniere servirò il Paese'
Alessia Candito Manraj Singh con il ministro Minniti
«È stata l’emozione più grande della mia vita». Ventiquattro anni, alto, robusto, il carabiniere allievo Manraj Singh ha un volto giovane, che quasi stride con la divisa austera che indossa. Qualche giorno fa ha giurato ufficialmente alla scuola allievi di Reggio Calabria e del suo corso è stato il più bravo. Per questo ad appuntargli gli alamari sulla giubba è stato il comandante generale dell’Arma, il generale Tullio Del Sette, alla presenza del ministro dell’Interno Marco Minniti. «Non me lo aspettavo» dice Manraj mentre gli occhi enormi ancora gli si illuminano, «è stata la realizzazione di un sogno per cui ho dato il massimo, la concretizzazione dei valori che mi sono cucito addosso». Figlio di genitori indiani, Manraj è diventato italiano a 18 anni.
«I miei sono del Punjab, la parte Nord Ovest dell’India. Mio papà è qui da una trentina d’anni. In India faceva l’agricoltore ma voleva una vita diversa, migliore, per questo ha deciso di emigrare. È stato per otto anni in Libano, dopo ha deciso di venire qui. E cinque anni dopo l’ha raggiunto mia madre». All’epoca, stavano ad Anzio. «Ed è lì che sono nato io. Poi, quando avevo dieci anni ci siamo trasferiti in Veneto». Una regione che riecheggia nelle parole e nella cadenza del ragazzo e in cui – sottolinea – vivere non è mai stato difficile. Nessuno, dice, gli ha mai fatto pesare le sue origini o il diverso colore della pelle. «Solo una volta, giocando a calcio a scuola – ricorda, rabbuiandosi un po’ - c’è stato un avversario che mi ha rivolto un commento poco carino, ma nulla di grave. Un episodio spiacevole e basta. Per il resto, con gli insegnanti, i compagni di scuola, non ho mai avuto alcun problema».
Per Manraj il Veneto è diventato casa. Insieme all’Arma in cui è appena entrato ufficialmente. «Noi, al nord – racconta - abbiamo sempre visto i carabinieri come l’istituzione più vicina. L’Arma la si trova dappertutto e questo per me è il modo migliore per tutelare i cittadini». Ecco perché – afferma fiero mentre tortura i bottoni della giubba - «cercherò di dare tutto quello che ho per il bene dell’Arma e per il bene dell’Italia». In che campo? La tutela dell’alimentare made in Italy. «A me piacerebbe far parte dei Nas, mi appassiona il lavoro di contrasto alle contraffazioni, ai malfunzionamenti all’interno delle aziende, nei luoghi di stoccaggio delle merci. Ho lavorato in un’azienda che si occupava di imbottigliamento di vini, già conosco le normative hcccp e quelle che riguardano il trattamento dei generi alimentari e mi piacerebbe approfondire e specializzarmi in questo campo». Ma questo non è l’unico bagaglio che Manraj può mettere a disposizione. «Ho origini indiane, la cultura della mia famiglia è indiana, ma sono cresciuto in Italia. Ho fatto mie tutte le culture cui appartengo. Questo mi ha permesso di apprezzare e valorizzare le differenze, mi ha aiutato a vedere le cose da diversi punti di vista. Non mi sento né italiano, né indiano. Sono entrambe le cose. Sono Manraj».
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