Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 20/06/2017, a pag. 27, con il titolo 'Algerino e ateo: la mia sfida al fondamentalismo islamico', l'intervista di Karima Moual allo scrittore algerino Rachid Boudjedra.
Karima Moual
Rachid Boudjedra
Lo scrittore algerino Rachid Boudjedra è autore del romanzo Il ripudio (uscito nel 1969, tradotto per le Edizioni Lavoro). Da sempre forte oppositore dell’integralismo islamista, ha deciso di affrontarlo dall’interno dell’Algeria e non da esiliato. In questi giorni la sua immagine è su numerosi quotidiani. Cento intellettuali sono scesi a manifestare in sua difesa contro la tv privata EnnaharTv che ha realizzato una candid camera con un finto attentato per obbligarle lo scrittore a invocare «Allah Akbar» per salvare la sua vita e quella della moglie.
Lei è uno scrittore di fama internazionale e dichiaratamente ateo. Come si vive da ateo in un paese musulmano?
«Che io sia ateo o meno è una questione privata. Sono un laico progressista e anti-integralista. Nei miei romanzi denuncio le tare delle società arabe ancora molto arcaiche, che coltivano l’ipocrisia sociale e l’odio verso la donna. Con i miei amici viviamo nel nostro Paese e resistiamo per una società progressista e laica».
In seguito all’attacco che ha subito da parte di EnnaharTv, lei ha definito la società algerina come imbevuta di islamismo, nonostante abbia combattuto l’islamismo armato. Perché?
«L’integralismo islamico è stato battuto militarmente e politicamente nel 1999 dall’Algeria, che l’ha sconfitto da sola. L’Occidente ha tollerato questi fanatici troppo a lungo. E sono stati finanziati dai Paesi del Golfo, che hanno partecipato al tentativo di stabilire uno Stato islamico in Algeria. La prova è che molti capi del Gia (Gruppo islamico armato) hanno trovato rifugio, sin dal 1993, in Europa, tra gli altri in Italia, e negli Stati Uniti che hanno concesso il diritto d’asilo a Heddam, uno dei grandi capi del Gia».
L’islamismo non riguarda solo l’Algeria, è un’ideologia che si è insinuata in più società. Come contrastarla e quali tempi, oltre che strumenti, abbiamo per vincerla?
«Una volta che in Algeria è stato sconfitto, l’islamismo terrorista si è trasformato in islamismo “pacifista” infiltrandosi profondamente nella società. Ciò è accaduto in tutti i Paesi musulmani, senza eccezioni. Oggi è arrivato in un’Europa che assiste, stupita, a quest’ondata di attentati barbari, mentre c’è stato un momento in cui tutto il mondo occidentale è stato complice di questa ideologia fascista che è il wahabismo. Hanno consapevolmente distrutto i Paesi laici del Medio Oriente (Iraq e Siria) e infine la Libia, creando il caos, per ragioni d’interesse materiale, come il petrolio. Bisogna riconoscere che l’Europa del Sud - Italia, Spagna, Grecia e Portogallo - non ha partecipato a queste guerre ingiuste. L’islamismo si combatte avendo una visione chiara e onesta di ciò che è, di coloro che l’hanno fondato, organizzato e finanziato per distruggere gli Stati nazione del Medio Oriente».
In questi giorni assistiamo alla crisi del Golfo. Quanto c’è di vero in questo scontro e che relazione ha sulla crescita dell’islamismo?
«È un conflitto sopravvalutato. Porsi la domanda di chi finanzia il terrorismo significa essere complici del wahabismo retrogrado e terrorista. Tutti sanno chi è chi e chi fa cosa. Il resto è ipocrisia politica».
Lei ha dichiarato che l’islamismo è ricco e questo è un problema. Ce lo spiega?
«L’islamismo è molto ricco perché viene finanziato dalle monarchie del Golfo. Ma adesso le cose cominciano a cambiare, perché questi Paesi sono a loro volta invasi da quell’islamismo che hanno creato. È la teoria del boomerang».
Come vede i giovani di oggi rispetto al rapporto che hanno con la cultura e la religione?
«Riflettono la realtà generale del loro Paese. Anche se nei paesi musulmani sono in molti a essere attratti dall’islamismo, in alcune realtà, come l’Algeria, c’è chi se ne allontana - lo straordinario supporto che ho ricevuto dalla società civile prova che i giovani algerini stanno dalla mia parte. Ciò non accade in Europa dove le periferie sono diventate bombe a orologeria».
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