Dopo la battaglia di Badr, esilio di due tribù ebraiche, i banu Qunaiqah e i banu nadir, e poi, nel 627, dopo la “battaglia del fossato”, strage della tribù ebrea superstite dei banu Quraizah, accusata, come le altre non già di aver combattuto in armi contro i musulmani ma di aver violato la costituzione medinese, congiurando con gli avversari meccani nel preparare l’assedio. Vinta la battaglia contro gli “idolatri”, a cui gli ebrei naturalmente non parteciparono né dal’uno né dall’altro lato, il Profeta si reca in armi nel quartire degli ebrei medinesi, perché Gabriele gli dice: “Dio ti ordina di non deporre le armi prima di aver ragione dei banu Quraizah”. Gli ebrei chiudono le porte delle loro fortezze. “Scimmie e maiali – li aggredisce il Profeta , avete forse osservato la volontà di Dio?”. Gli ebrei non combattono, si arrendono e si consegnano alla misericordia del Profeta chiedendo di essere esiliati come tutte le altre tribù, perché la stessa è l’accusa levata dal profeta. Non è così: tutti i 650 maschi ebrei prigionieri vengono sgozzati per ordine di Maometto. Ha così inizio la tradizione del “complotto ebraico" (“Il complotto ebraico”, Panella, Lindau. Pag. 53).
Roberto Fiaschi
Gentile Roberto E' la solita storia millenaria. I Banu Qurayza possedevano terre, introdussero l'agricoltura all'epoca sconosciuta a Yatrib, erano ricchi, evoluti e potenti. Maometto li espulse da Medina, compì il massacro dei maschi e combattè tutte le altre tribù Banu. La scusa del complotto per ammazzare gli ebrei e appropriarsi dei loro beni è stata tramandata fino ai nostri giorni e fatta propria prima dalla Chiesa di Roma (Inquisizione) e poi dal nazifascismo. Un cordiale Shalom