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Il Foglio Rassegna Stampa
12.06.2017 Scusate se Israele nel '67 ha vinto, evitando l'annientamento
L'analisi di Ben Dror-Yemini

Testata: Il Foglio
Data: 12 giugno 2017
Pagina: 2
Autore: la redazione del Foglio
Titolo: «Scusate se Israele ha vinto nel 1967»

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 12/06/2017, a pag. II, con il titolo "Scusate se Israele ha vinto nel 1967" l'analisi tratta da Yedioth Ahronoth. 

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Ben Dror-Yemini

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Tank israeliani durante la Guerra dei sei giorni: una guerra di difesa

Ero bambino, scolaro alle elementari. Ricordo perfettamente la paura, tanta paura. Non c’erano rifugi nella casa in cui vivevo. Era chiaro che ci sarebbero stati bombardamenti, quindi avevamo scavato delle buche nel cortile. Ogni tanto qualcuno si ricorda delle tonanti minacce di distruzione che giungevano dal Cairo. In realtà, le cose erano molto più gravi. Sia la Lega Araba che i capi di tutti gli stati confinanti annunciavano in modo inequivocabile che il loro piano prevedeva il nostro annientamento. Ripeto: annientamento”.

Così scrive Ben Dror-Yemini ricordando la guerra del 1967, di cui si celebra in questi giorni il cinquantesimo anniversario e di cui si discutono ancora le conseguenze, da diverse prospettive. “Una cosa, quindi, non si deve mai dimenticare”, sottolinea il giornalista: “L’unica alternativa alla vittoria sarebbe stata l’annientamento. Dunque, scusate se abbiamo vinto: giacché un’occupazione senza annientamento è comunque preferibile a un annientamento senza occupazione. Gli stati arabi non avevano mai accettato nemmeno per un attimo l’esistenza dello stato di Israele. Non c’era ‘l’occupazione’ dal 1949 al 1967, eppure uno stato palestinese non venne istituito: perché i capi del mondo arabo non volevano affatto un altro stato. Volevano Israele. E non nascondevano per nulla le loro intenzioni. Nove giorni prima dello scoppio della guerra, Nasser afferma: ‘I popoli arabi vogliono combattere. Il nostro obiettivo principale è la distruzione dello stato di Israele’. Passano due giorni e il presidente iracheno Abdul Rahman Arif si unisce al coro di minacce: ‘Questa è la nostra occasione. Il nostro obiettivo è chiaro: spazzare via Israele dalla carta geografica’. Due giorni prima dello scoppio della guerra, il fondatore e capo dell’Olp, Ahmad Shukieri, dichiara: ‘Chi sopravvivrà rimarrà in Palestina, ma a mio parere non rimarrà vivo nessuno’. C’è ancora qualcuno che pensa seriamente che si trattasse solo di vuoti proclami? Qualcuno pensa che la loro intenzione fosse quella di instaurare un’occupazione illuminata?” I fatti, sottolinea Dror-Yemini nel suo articolo sul quotidiano israeliano.

“Questi sono i fatti. Ma coloro che riscrivono la storia stanno prevalendo. Il dibattito politico sul controllo israeliano dei territori ha creato una situazione in cui le opinioni politiche di oggi alterano lo studio dei fatti di allora. Il dibattito politico è certamente legittimo e importante. Ma non si può riscrivere la storia per giustificare le posizioni politiche di oggi. E’ vero il contrario: i fatti dovrebbero influenzare le opinioni politiche. E i fatti sono chiari e semplici: i capi degli stati arabi non si accontentarono affatto di vuoti proclami sull’auspicato annientamento di Israele. L’annientamento lo prepararono, diedero ordini operativi e fecero di tutto per scatenarlo”.

Per inviare al Foglio la propria opinione, telefonare: 06/589090, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


lettere@ilfoglio.it

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