Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 12/06/2017, a pag. I, con il titolo "Uccidere terroristi non basta" l'analisi tratta da American Spectator.
Islamici moderati e radicali
Il ponte di Londra sta cadendo, sta cadendo, sta cadendo, e il presidente Trump correttamente proclama che dobbiamo smetterla di essere politicamente corretti e pensare invece alla sicurezza della nostra gente”. Parte da una citazione di T. S. Eliot l’American Spectator, e aggiunge che “la maggior parte delle politiche statunitensi continua a essere basata sulla terminologia antisettica di George W. Bush della ‘guerra al terrore’. La notazione sterile di ‘estremisti’ è ancora in uso per creare in maniera ingannevole una classificazione ‘etnicamente inoffensiva’”. L’analisi del giornale americano cerca di guardare alla politica della sicurezza nel suo complesso.
“Siamo diventati abili a bombardare i cattivi in terre straniere. Ma tattiche brillanti e vantaggi tecnologici ineguagliabili non possono essere confusi con una strategia globale. Finché non sviluppiamo una strategia globale, non potremo uccidere abbastanza nemici per rimanere al di sopra della curva di terrore. ‘L’estremismo’ non è stato il catalizzatore che ha portato a quasi 31 mila eventi di terrore violento che si sono verificati dopo l’11 settembre. E’ stato l’estremismo islamico. Più precisamente, è stato il movimento politico generalmente definito ‘islam politico’”. Il terrore, continua l’American Spectator, “è stato erroneamente diagnosticato come la malattia. Il terrore, infatti, è solo il sintomo. Il terrore è una tattica nell’ambito di un intero manuale operativo che, durante la storia politica di 1.400 anni dell’islam, l’islamista ha utilizzato per realizzare i propri obiettivi politici. Dietro ogni atto di terrore c’è un’ideologia razzista e suprematista che accorda la morte o la cittadinanza di seconda classe ai non islamisti – inclusa la maggioranza dei musulmani.
Tutti i terroristi, senza eccezione, si nutrono di questa ideologia tossica. Al fine di fermare il terrorismo e di ‘rendere nuovamente sicura l’America’, come Trump ha promesso di fare, bisogna riconoscere che numerosi canali, protetti dall’agenda antipluralista dell’islam politico, sono diventati insidiosamente infestati in molte delle nostre istituzioni culturali, politiche e economiche”. La conclusione dell’American Spectator guarda ancora all’impegno del presidente Trump: “Per ‘rendere l’America nuovamente sicura’ dobbiamo premere rapidamente il pulsante di reset. Invece di adottare politiche volte ad aggirare la verità sulla relazione del terrorismo con l’islam politico, dobbiamo colpire i serbatoi istituzionali e i fornitori ideologici, come la Fratellanza musulmana. Significa attribuire correttamente la responsabilità dell’esplosione inesorabile del jihadismo alla storia dell’islam politico. Uccidere i cattivi non è una strategia. Solo sradicando le infrastrutture ideologiche saremo in grado di interrompere la linea di approvvigionamento di aspiranti jihadisti”.
Per inviare al Foglio la propria opinione, telefonare: 06/589090, oppure cliccare sulla e-mail sottostante