Quel che è troppo è troppo
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli
A destra: dal Corano al fucile, ecco il percorso del terrorista islamico
Cari amici,
dopo l’ultimo attentato di Londra, Emmanuel Macron, l’enfant prodige che ha “salvato l’onore dell’Europa”, ha twittato così: “Face à cette nouvelle tragédie, la France est plus que jamais aux côtés du Royaume-Uni. Mes pensées vont aux victimes et à leurs proches” (https://twitter.com/EmmanuelMacron), che vuol dire, per chi non sa il francese, “Di fronte a questa nuova tragedia, la Francia è sempre più al fianco del Regno Unito, ecc. ecc.” “Tragedia”? Un’alluvione, un terremoto, un incendio? “Tragedia” senza autori né responsabilità? “Tragedia” da compiangere con candele, fiori, pupazzetti di peluche? Voi direte: un’espressione infelice, incompleta, vabbé, ma il sentimento è giusto, umano. Certo, e molto condiviso: Corbyn, l’amico di Hamas che ha lasciato mano libera all’antisemitismo nel Partito Laburista che presiede, ha fatto un po’ meglio stando sul luogo, parlando di un “attacco” e di “terrorismo”, ma si è guardato bene dal pronunciare la parola Islam e ha lodato solo “polizia e servizi di emergenza” (https://www.theguardian.com/uk-news/2017/jun/04/political-leaders-theresa-may-corbyn-horror-london-terror-attacks). Del resto poco tempo fa aveva protestato molto vivacemente contro la direttiva del governo britannico di “sparare per uccidere” ai terroristi (http://www.bbc.com/news/av/uk-politics-34836582/jeremy-corbyn-opposes-shoot-to-kill-policy).
Il suo compagno di partito e concorrente sindaco di Londra, dopo aver dichiarato in settembre che il terrorismo è 'part and parcel of life in a big city', cioè una parte naturale della vita di una grande città (https://twitter.com/V_of_Europe/status/871246537506029572/photo/1,
http://www.dailymail.co.uk/news/article-3801018/Terror-attacks-parcel-living-big-city-claims-London-mayor-Sadiq-Khan.html), meno di un mese fa ha polemizzato con Trump sulla sua proposta di bloccare gli ingressi dai paesi più contagiati dal terrorismo in questi termini: “L’idea ignorante che Trump ha dell’Islam potrebbe rendere entrambi i nostri paesi meno sicuri, perché rischia di allontanare la maggioranza dei musulmani. Londra ha mostrato che ha torto.” (https://www.theguardian.com/politics/2016/may/10/sadiq-khan-i-dont-want-ignorant-donald-trump-to-make-me-an-exception). Forse adesso si inizierà a capire che l’illuso sull’Islam non è Trump e che Londra dimostra proprio questo, non quel che pensa Khan.
La verità è che, come ha ammesso Theresa May, leader dei conservatori, la Gran Bretagna “è stata troppo tollerante nei confronti dell’estremismo, adesso basta” (http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/230516) e anche noi lo siamo stati. Il rifiuto di nominare l’Islam in relazione agli attentati commessi dai musulmani (praticamente tutti), di parlare di “terrorismo islamico” sono state politiche ufficiali dell’amministrazione Obama e informalmente si sono diffuse in tutt’Europa. La bizzarra teoria per cui l’”islamofobia”, che vuol dire letteralmente “paura dell’Islam” sia un crimine, che gli stati e gli intellettuali islamici e i loro sostenitori rilanciano continuamente, completa il quadro. Fosse pure non “paura” ma “opposizione” e perfino “inimicizia”, perché l’islamofobia dovrebbe essere diversa e più grave dell’antifascismo, dell’anticomunismo, della lotta contro ideologie oppressive?
Il problema non è come fermare questa ondata. Probabilmente è impossibile. E’ passata appena una settimana da quando i servizi segreti hanno dichiarato che in Gran Bretagna si contano qualcosa come 23 mila terroristi (https://www.rt.com/uk/389945-thousands-potential-terrorists-britain/); il livello d’allarme era il più alto. Del resto in una civiltà tecnologica come la nostra, anche usando i messi primitivi a disposizione di tutti (automobili, furgoni, coltelli) i luoghi in cui gli attentatori possono colpire facendo gravi danni sono infiniti. Se poi pensiamo ad armi vere ed esplosivi la possibilità di perpetrare grandi stragi è terrorizzante. Certo, c’è una responsabilità dei servizi segreti: ogni volta che c’è un attentato viene fuori che i terroristi erano vecchie conoscenze: è accaduto così a Manchester, a Nizza, a Bruxelles, a Tolosa… E senza dubbio si può parlare di un loro sostanziale fallimento (http://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/strong-voto-zero-007-intelligence-europee-finiscono-mirino-148679.htm). Anche perché la loro azione è sistematicamente frenata dalla magistratura e dalle istituzioni “di garanzia", almeno in Italia: lo dimostra il caso clamoroso di Khadiga Shabbi, la donna espulsa per attività terroristica, che si è vista riconoscere il diritto di un visto biennale (http://palermo.repubblica.it/cronaca/2017/05/26/news/palermo_libica_condannata_
per_terrorismo_ottiene_asilo_politico-166489006/?rss http://www.ilgiornale.it/news/politica/condannata-terrorismo-premio-visto-2-anni-1402489.html)
Il problema però non va visto solo a questo livello per così dire tattico. E’ chiaro che tutti gli strumenti possibili vanno attuati per disarmare gli attentatori e prevenire gli attacchi. Certamente molti ne sono stati evitati. Ma bisogna rendersi conto che questi attentati provengono da un serbatoio assai preciso, quello degli immigrati islamici e dei loro discendenti. Bisogna cercare di controllarlo e nei limiti del possibile di svuotarlo, non certo di ampliarlo e renderlo permanente. Purtroppo le politiche dominanti dell’”accoglienza” vanno esattamente nella direzione opposta, mirano a moltiplicare gli islamici e portarli anche nei paesi dove non c’erano e di stabilizzarli offrendo loro incentivi economici e legali. La polizia italiana ha prevenuto molti attacchi espellendo gli stranieri che apparivano pericolosi. Questo non sarà più possibile per le nuove generazioni se passasse quello ius soli, o concessione automatica della cittadinanza per le seconde generazioni delle famiglie degli immigrati che molti a sinistra e anche nel governo vogliono. L’attentatore di Manchester era per l’appunto un “britannico di origini algerine”, naturalizzato grazie a leggi generose e quindi non soggetto a espulsione. Forse nel saggio “enough is enough”, quel che è troppo è troppo, di Theresa May, dovrebbe entrare innanzitutto il rovesciamento delle politiche suicide di “accoglienza”. La Gran Bretagna potrà farlo, grazie alla scelta della Brexit. Ci riuscirà l’Italia?
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