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Il caso Gad Lerner 02/06/2017

No, non voglio commentare quello schifo - a dir poco di quel verme che sputa nel piatto dove ha mangiato (ogni famiglia ha la sua pecora nera!...). Voglio ricordare con gioia e rimpianto (anche perché avevo 50 anni di meno, lo confesso...) il giorno in cui il Telegiornale annunciò che Israele era arrivato al Muro della Preghiera. Ero talmente commosso di gioia, che una mia "amica" mi chiese se fossi ebreo o cristiano. Le risposi di stare zitta che non capiva nulla. E non capisce nulla neanche oggi, al punto che ha finito per sposare un palestinista musulmano. E la persi di vista. Meglio cosí. Shalom.

Mario Salvatore Manca di Villahermosa

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Cara Debora, lungi da me l'idea di scomunicare un ebreo rinnegato che ha il gusto di nuocere a Israele. Ci mancherebbe. Ma sono ancora schoccato da una trasmissione che definire eufemisticamente schifosa è inadeguato. Il giornalista che conduceva la trasmissione è statp sdraiato ai piedi della più bieca propaganda palestinese per tutta la trasmissione. Sono certo che se lo insultassi con i piu pesanti epiteti non mancherebbe di querelarmi... ma io facevo solo propaganda! Si vergogni ed impari un po' dalla storia. Magari leggendo qualche libro sull'argomento e non pontificando con nozioni sentite dire per caso. Dopo questo sfogo ti faccio i complimenti per l'articolo assolutamente esaustivo dei temi toccati.

Lello Abbina

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Negli anni '90 Il giornalista ha usato la RAI per dare lo stesso di disinformazione al pubblico per quanto riguarda i musulmani, l'islam e i cristiani. Le sue trasmissioni mettevano in risalto i centri islamici tutti bravi buoni puri discriminati da i cristiani. Santoro non era di meno. Che tipo di audience cercavano?

Lettera firmata

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Non ho seguito la trasmissione di Gad Lerner perché sapevo già che mi sarei mangiata il fegato dalla rabbia. Sono stata una di quei volontari del 67, insieme al mio attuale marito. Eravamo molto numerosi dall'Italia, e, se ricordo bene, oltre 300.000 da tutto il mondo. A quel tempo, la stampa e l'opinione pubblica erano tutti per la causa d'Israele , perché era chiaro a tutti chi era l'aggressore e chil'aggredito e quali sarebbero state le conseguenze di una vittoria dei coalizzati arabi. Non mi meraviglia la disonestà - o l'ignoranza o la disinformazione - di soggetti come quelli che Deborah Fait cita nel suo commento, inclusi i rinnominati intellettuali. Basterebbe a darsi a rileggere i giornali del tempo. Ma come si fa contrastare tanta malafede? Grazie a Deborah Fait per il suo contributo. 

Jocelyne Mosseri

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Povero Gad!! Deve pur mantenere le sue numerose creature...bisogna capirlo se si vende l'anima e con essa la verità storica per poter lavorare in TV! Se non avesse fatto sua la narrazione "palle...stinese" della guerra dei 6 giorni dubito che gli avrebbero affidato la trasmissione...casomai avrebbero chiamato Moni Ovadia. Saluti

L.k.

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Gentili amici, Chi ha vissuto quel periodo, quando i giornali scrivevano che Israele stava per essere distrutto dagli eserciti arabi , ricorda l'ondata di emozione fortissima che ci attraversò il cuore e l'anima. Eravamo annientati perchè poteva succedere davvero. Nasser lo aveva promesso, le radio arabe trasmettevano servizi in cui si parlava di invasione sui tre fronti, nord, est e sud, il dittatore egiziano urlava che il suo esercito era arrivato quasi a Tel Aviv. Siriani e giordani premevano a nord e a est. I titoli dei media italiani erano drammatici e nessuno poteva scommettere su Israele, piccolo e male armato che lottava disperatamente contro 4 o 5 eserciti arabi armati fino ai denti. Noi volontari chiedemmo il visto al consolato israeliano di Milano e quando ci restituirono i passaporti la guerra era già finita ma, sollevati e più ottimisti, partimmo lo stesso per aiutare dove avremmo potuto. Le truppe dell'ONU erano letteralmente scappate e Israele difese la propria vita con il coraggio della disperazione sapendo che se avesse perso quella guerra avrebbe cessato di esistere. In quei giorni il famoso humor ebraico rifece capolino e, nonostante la drammaticità del momento, la frase più comune che girava in Israele era "L'ultimo spenga la luce". All'epoca Gad Lerner era appena tredicenne e Lotta Continua era ancora da venire ma già nel 1976 il veleno della sinistra extraparlamentare deve essere penetrato nel cuore del giovane Gad che divenne giornalista del quotidiano omonimo. E' stato così nutrito di ostilità contro il sionismo e Israele. Personaggi come Lerner, Ovadia e altri del loro genere non cambieranno mai dal momento che la loro ideologia, anche se ormai obsoleta, ha fatto danni perenni inducendoli ad odiare le proprie origini e il proprio popolo. Capita a tutte le etnie e in tutte le latitudini ma quando riguarda Israele il danno è immane. A chi ama Israele non resta che monitorarli e ostacolare le loro menzogne scrivendo semplicemente la verità.
Un cordiale Shalom


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