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La Stampa Rassegna Stampa
02.06.2017 Gal Gadot, fuorilegge in Libano, si racconta
Intervista di Simona Siri

Testata: La Stampa
Data: 02 giugno 2017
Pagina: 28
Autore: Simona Siri
Titolo: «Gal Gadot: 'La mia rivoluzione? Fare sempre ruoli di donne forti'»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 02/06/2017, a pag. 28, con il titolo "Gal Gadot: 'La mia rivoluzione? Fare sempre ruoli di donne forti' ", l'intervista di Simona Siri a Gal Gadot.

Ecco la pagina in cui abbiamo scritto del boicottaggio di Gal Gadot in Libano: http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=6&sez=120&id=66521

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Gal Gadot

Una notizia così gli amanti del cinema, per non parlare dei produttori del film, di certo non se lo aspettavano: il Libano ha deciso di bloccare l’uscita nelle sale di Wonder Woman nonostante la promozione già avvenuta e nonostante si fosse a un giorno dalla prima mondiale, e quindi con cartelloni pubblicitari già appesi ovunque, anche a Beirut.
Il ministro dell’Interno libanese ha deciso due giorni fa di emanare il divieto. Motivo? La nazionalità della protagonista, Gal Gadot, israeliana: le due nazioni sono di fatto in guerra e non hanno contatti diplomatici dal 2006. «È un film che promuove un soldato israeliano», ha scritto sulla sua pagina Facebook l’associazione Boycott Supporters of Israel-Lebanon, la stessa che l’anno scorso aveva cercato di bloccare senza riuscirsi anche Batman v Superman, il primo film dove Gal Gadot compare nei panni di Wonder Woman.

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Gal Gadot nei panni di Wonder Woman


Allora le proteste erano state inefficaci. Oggi la pressione sul Governo è servita, anche perché sostenuta da una campagna vera e propria: mercoledì il quotidiano al-Akhbar ha pubblicato una foto della protagonista in costume di scena, armata del famoso scudo, con questo titolo: «È un soldato di Israele. Non c’è spazio per lei in Libano». Un trattamento che non è mai stato riservato, per esempio, a Natalie Portman, anche lei israeliana.

Nata a Tel Aviv, ex modella, Miss Israele nel 2004, Gal Gadot parla volentieri della sua esperienza militare, come d’altronde è d’obbligo per uomini e donne sopra i 18 anni. «In un mondo ideale non ci dovrebbe essere bisogno di un esercito, ma purtroppo non è così, soprattutto per il mio Paese», ha dichiarato a People l’anno scorso. «Prestare servizio nell’esercito fa parte dell’essere israeliani: tutti i miei amici l’hanno fatto, i miei genitori e i nonni. È un modo di restituire alla società».

Nel 2014, poco dopo essere stata scelta per interpretare l’amazzone dei fumetti, sul suo account Instagram aveva postato una foto assieme alla figlia con le seguenti parole: «Mando il mio amore e le mie preghiere ai miei concittadini israeliani, a tutti i ragazzi e le ragazze che rischiano la vita per proteggere il Paese dagli orrendi atti perpetrati da Hamas».

Politica a parte, Wonder Woman rischia di diventare uno dei più grandi successi della Dc Comics. Accolto negli Usa da critiche entusiaste (sul famoso aggregatore Rotten Tomatoes ha un punteggio di 97 su 100), ha una proiezione di incassi per il primo weekend di programmazione di 175 milioni di dollari. Un record, soprattutto per un film tutto al femminile: Patty Jenkins (regista di Monster, il film per il quale Charlize Theron imbruttita vinse l’Oscar nel 2004) è la prima donna a dirigere un film con un budget superiore ai 100 milioni di dollari.

Ci sono voluti 76 anni (il fumetto fu creato da William Moulton Marston nel 1941) ma quello che Wonder Woman sta di fatto mettendo in atto è una piccola rivoluzione femminista: dimostrare che si può fare buon cinema senza i supereroi maschi, puntando oltre che sulla lotta e sulla forza, anche e soprattutto sull’ironia e sul capovolgimento del cliché.

Nudo sì, ma solo maschile
L’unico nudo è infatti del protagonista maschile, Chris Pine, e lo sguardo con cui Gal Gadot incenerisce le insoddisfacenti dimensioni del poverino funziona meglio di qualsiasi manifesto femminista. È la cosa che i critici americani hanno apprezzato di più: la leggerezza da commedia sofisticata che finalmente libera i film di supereroi dal pessimismo e dall’alone di apocalisse in cui gli ultimi Superman e Batman l’avevano cacciata.

«Essere Wonder Woman è un onore incredibile - ci ha detto Gadot alla promozione losangelina del film -. Ho voluto questo ruolo per molto tempo, senza essere consapevole di volerlo. Andavo alle riunioni con i produttori e mi chiedevano: qual è il tuo ruolo ideale? E io rispondevo che volevo fare una donna forte che potesse ispirare le altre donne. Non mi interessa recitare la parte della principessa da salvare. Non mi piacciono i film con le donne nella parte delle vittime».

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direttore@lastampa.it

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