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Il Foglio Rassegna Stampa
29.05.2017 Gli obiettivi dei terroristi islamici
L'analisi tratta da 'Steyn Online'

Testata: Il Foglio
Data: 29 maggio 2017
Pagina: 1
Autore: la redazione del Foglio
Titolo: «Gli ebrei, le chiese, i gay e ora Ariana Grande. I jihadisti sanno benissimo chi colpire»

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 29/05/2017, a pag. I, con il titolo "Gli ebrei, le chiese, i gay e ora Ariana Grande. I jihadisti sanno benissimo chi colpire", l'analisi tratta da Steyn Online.

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Titola l’Independent: “C’è solo un modo in cui la Gran Bretagna dovrebbe rispondere ad attacchi come quello di Manchester. Cioè continuando esattamente come prima”. “Carry On”, scrive Mark Steyn, popolarissimo giornalista e scrittore canadese, non è in realtà l’“unico” modo in cui la Gran Bretagna potrebbe rispondere, ma sembra il solo ormai. Si pensa alla celebre scena di una delle più famose delle commedie, “Carry On Up The Khyber”, sicuramente il film più prezioso mai fatto sull’Afghanistan. “Come si ricorderà, il Khasi di Khalabar è sempre più furioso e il Governatore britannico non vuole lasciare che il bombardamento e la distruzione della residenza del governatore interferiscano con la sua cena”, scrive Steyn, autore di quel bestseller “America Alone” che nel 2006 tentò fra i primi di decifrare il mutamento dell’Europa alle prese con il fondamentalismo islamico. “Anche quando il Khasi sostituisce la portata principale della cena con la testa di un ‘fakir’ (infedele, ndr) decapitato, il viceré di Sua Maestà rifiuta di lasciare che i suoi occhi siano catturati da questi jihadisti che cercano la sua attenzione. Non si sarebbe potuto prevedere che mezzo secolo dopo questa sarebbe stata la politica ufficiale britannica sul fronte interno”.

“Carry on” anche in Germania, dove Angela Merkel ha detto che l’attacco è “incomprensibile”. “I nostri nemici dichiarati sono perfettamente semplici nei loro obiettivi dichiarati e le loro azioni sono coerenti con le loro parole”, scrive Steyn. “Selezionano i loro obiettivi con attenzione. Per un po’ di tempo, erano gli ebrei d’Europa, un museo di Bruxelles, una scuola di Tolosa, una sinagoga di Copenhagen e un supermercato kosher di Parigi. Ma gli europei continentali, tranne per le photo opportunities nella Giornata della Shoah, si scaldano poco per gli ebrei o scrivono che simili fatti hanno a che fare con gli ‘insediamenti israeliani’.

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Poi hanno continuato a macellare 49 gay in una discoteca a Orlando, il più grande cumulo di cadaveri gay della storia americana e il peggior attacco terroristico sul suolo americano dall’11 settembre. Ma tutti i soliti attivisti rumorosi Lgbtqwerty sono caduti improvvisamente nel silenzio e si sono rimessi nella posizione fetale. Poi hanno puntato a espressioni provocatorie dell’abominevole falsa religione dell’infedele, decapitando un prete francese durante la messa e asfaltando i pedoni a un mercato di Natale a Berlino. Ma l’Europa post-cristiana considera il cristianesimo meno seriamente dei suoi nemici, e così hanno meritato poco più che una spalluccia e un impegno a ‘carry on’. Così hanno scelto i simboli della nazione, come la Bastiglia in Francia, il Cenotafio in Canada e la Madre dei Parlamenti a Londra. Ma avrebbe richiesto di considerare seriamente la propria nazione, e la maggior parte dei cittadini occidentali non è incline a farlo. Come il grande inno talismano universale dell’epoca ha detto, ‘immagina che non ci siano nazioni…’. Così i credenti del nuovo califfato hanno capito che ciò che al loro nemico piace davvero è il consumismo e la musica pop. Quindi gli attacchi agli Champs-Élysées e al grande magazzino Ahlens di Stoccolma, il bagno di sangue al concerto degli Eagles of Death Metal a Parigi e ora il tour della ‘Dangerous Woman’ di Ariana Grande. Numerosi amici, come Ezra Levant e Douglas Murray, hanno giustamente rilevato che un impegno di principio verso la libertà di parola è sempre stato una preoccupazione minoritaria. Molti cittadini occidentali credono che, per parafrasare al contrario Trotsky, se non sei interessato all’islam, l’islam non sarà interessato a te.

Ariana Grande aveva otto anni al momento dell’11 settembre, e la maggior parte dei suoi fan erano ancora più giovani. Hanno passato tutta la loro vita nell’èra del terrorismo islamico, ma in qualche modo suppongono che sia qualcosa di compartimentalizzato. Vedremo come andrà per la vita nei caffè, nei centri commerciali e nei concerti pop. Forse Ariana Grande tornerà in Inghilterra, o forse deciderà che la discrezione è la miglior parte del valore di una ‘Dangerous Woman’. Ma ci saranno meno ragazze ai concerti, perché nessuna mamma o papà vuole vivere il resto della propria vita con quell’immenso buco nel cuore che hanno adesso dozzine di genitori inglesi. E forse il jihad un giorno sarà fortunato e colpirà una di quelle sporche infedeli senza vergogna che si dimenano sul palco in mutande. ‘Continuare esattamente come prima’, come consiglia l’Independent, non sarà possibile. Alcuni mesi fa ero a Tolosa, dove la vita ebraica è scomparsa dalla vita pubblica e viene condotta dietro pareti carcerarie di una scuola-fortezza e di una sinagoga centralizzata che richiede la protezione da parte dei soldati francesi. Sono andato ad Amsterdam, dove ho trovatyo notevolmente meno bar gay di quelli di un tempo. Ho camminato attraverso Molenbeek al buio, dove le donne non accompagnate non osano andare. Puoi ‘carry on’, puoi scappare, ma la vita non è esattamente come prima. E così si dimostrerà per la vita dei caffè, i centri commerciali e i concerti pop. Puoi continuare esattamente come prima, ma in un decennio o due, proprio come ci sono meno bar gay ad Amsterdam e meno negozi ebraici sul Chaussée de Gand, ci sarà meno musica nell’aria nelle città occidentali. In un decennio la situazione in Europa sarà peggiore, e in due decenni peggio ancora, e poi in tre decenni la gente ricorderà a malapena come fosse prima. E la musica sarà scomparsa, e Manchester sarà assurda come l’attuale Alessandria. E’ necessario ‘not carrying on’, ma cambiare e presto, prima che sia troppo tardi”.

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