Trump in Medio Oriente: 'Vi spiego la mia strategia contro il terrorismo' Cronaca di Paolo Mastrolilli
Testata: La Stampa Data: 24 maggio 2017 Pagina: 10 Autore: Paolo Mastrolilli Titolo: «Trump: 'Sono malvagi e perdenti, sradicheremo i terroristi dal mondo'»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 24/05/2017, a pag. 10, con il titolo "Trump: 'Sono malvagi e perdenti, sradicheremo i terroristi dal mondo' ", la cronaca di Paolo Mastrolilli.
Paolo Mastrolilli
Donald Trump
Non mostri, perché gli piacerebbe sentirsi chiamare così, ma «malvagi perdenti che vanno sradicati dalla nostra società». Così Donald Trump ha demolito i terroristi di Manchester, allargando la condanna a quelli che hanno rivendicato la strage, condotta nel mezzo del suo viaggio che ha lo scopo principale di creare una nuova coalizione per annientare l’estremismo. Il capo della Casa Bianca ha cominciato la sua giornata vissuta tra Betlemme, Gerusalemme e Roma, con una telefonata alla premier britannica May per esprimere solidarietà e garantire aiuto. Quindi ha pubblicato la sua condanna dell’attentato di Manchester: «Non chiamerò i colpevoli mostri, perché a loro piacerebbe. Da ora in poi invece li chiamerò perdenti, perché questo sono. La nostra società non può tollerare la prosecuzione di questo bagno di sangue. I terroristi, e chi li aiuta, devono essere sradicati per sempre. Questa ideologia perversa deve essere obliterata, e intendo completamente annientata. Tutte le nazioni civili devono unirsi nel proteggere la vita umana e i sacri diritti dei nostri cittadini».
Poco prima che il presidente partisse, il segretario alla Difesa Mattis aveva annunciato la nuova strategia adottata contro l’Isis. Il Pentagono non si accontenterà più di sconfiggere il Califfato, come sta facendo a Mosul e punta a fare a Raqqa, ma taglierà le vie di fuga ai suoi militanti. Li circonderà e li annienterà, proprio per evitare che possano tornare nei loro Paesi d’origine, in Europa o in America, ad organizzare attentati, o magari raggrupparsi in zone vicine come la Libia. La strage di Manchester però è stata compiuta da un ragazzo di origini libiche nato in Gran Bretagna, e quindi annientare i combattenti in fuga da Mosul non l’avrebbe impedita. Per questo genere di minacce serve invece l’appello che il capo della Casa Bianca ha lanciato in Arabia, chiedendo a tutte le comunità islamiche di identificare, denunciare e cacciare estremisti e terroristi. Temi che ora si imporranno nella visita di domani alla Nato e poi al G7. Il primo appuntamento di ieri Trump lo ha avuto con il leader dell’Autorità palestinese, Abu Mazen. Gli ha spiegato il suo piano per far ripartire il negoziato, ma ha aggiunto che «la pace non può mai mettere radici in un ambiente dove la violenza è tollerata, finanziata e persino premiata».
Quindi la precondizione per la ripresa delle trattative è la tolleranza zero per il terrorismo. Abu Mazen ha risposto che «noi non abbiamo un problema con il giudaismo, ma con l’occupazione». Ha detto di essere favorevole ad un accordo, ma basato sulla creazione di due Stati lungo i confini del 1967, con Gerusalemme Est capitale di quello palestinese. «Spero che lei - ha concluso - passi alla storia come il presidente che ha consentito la pace». Trump è andato poi a visitare il museo Yad Vashem, dove ha tenuto un discorso carico di emozione: «Le parole non possono descrivere la malvagità senza fondo dell’Olocausto. Per i morti e per i vivi, dobbiamo fare testimonianza affinché questa agonia non possa ripetersi. Mai più». Il capo della Casa Bianca ha riaffermato l’amicizia incrollabile tra Israele e gli Usa: «Saremo sempre al suo fianco».
Quindi la precondizione per la ripresa delle trattative è la tolleranza zero per il terrorismo. Abu Mazen ha risposto che «noi non abbiamo un problema con il giudaismo, ma con l’occupazione». Ha detto di essere favorevole ad un accordo, ma basato sulla creazione di due Stati lungo i confini del 1967, con Gerusalemme Est capitale di quello palestinese. «Spero che lei - ha concluso - passi alla storia come il presidente che ha consentito la pace». Trump è andato poi a visitare il museo Yad Vashem, dove ha tenuto un discorso carico di emozione: «Le parole non possono descrivere la malvagità senza fondo dell’Olocausto. Per i morti e per i vivi, dobbiamo fare testimonianza affinché questa agonia non possa ripetersi. Mai più». Il capo della Casa Bianca ha riaffermato l’amicizia incrollabile tra Israele e gli Usa: «Saremo sempre al suo fianco».
Quindi ha aggiunto che «i legami tra il popolo ebraico e questa sacra terra sono antichi ed eterni. Israele è la testimonianza dello spirito indomito degli ebrei». Ha usato Gerusalemme come spunto per lanciare un appello all’unità: «Io invito tutti i popoli - ebrei, cristiani, musulmani, e ogni fede, tribù o credo - a trarre ispirazione da questa antica città per superare le differenze settarie». Ha attaccato ancora l’Iran, «che chiede la distruzione di Israele. Non con Donald J. Trump». Il presidente ha denunciato «coloro che presentano una falsa scelta, dicendo che dobbiamo schierarci con Israele, oppure con gli arabi e le nazioni musulmane. Ciò è completamente sbagliato. Tutte le persone perbene vogliono vivere in pace». Ha rivelato che Abu Mazen e Netanyahu gli hanno confermato la volontà di raggiungere l’intesa, e l’ha definita come passo decisivo per la stabilità regionale: «La pace - ha concluso - non sarà facile. Tutti sappiamo che entrambe le parti dovranno prendere decisioni difficili, ma israeliani a palestinesi possono fare un accordo». Subito dopo è partito per Roma, dove stamattina incontrerà papa Francesco, nella speranza di coinvolgerlo in questo piano per la pace e contro il terrorismo folle di Manchester, che parte dal dialogo tra le fedi.
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