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Informazione Corretta Rassegna Stampa
22.05.2017 IC7 - Il commento di Riccardo Ghezzi: Trump, i servizi segreti e la sicurezza di Israele
Dal 14 al 20 maggio 2017

Testata: Informazione Corretta
Data: 22 maggio 2017
Pagina: 1
Autore: Riccardo Ghezzi
Titolo: «IC7 - Il commento di Riccardo Ghezzi: Trump, i servizi segreti e la sicurezza di Israele»

IC7 - Il commento di Riccardo Ghezzi
Dal 14 al 20 maggio 2017

Trump, i servizi segreti e la sicurezza di Israele

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Donald Trump

Sarebbe ingenuo, oppure ipocrita, stupirsi del fatto che in politica il gioco delle parti abbia la meglio sull’interesse nazionale o addirittura mondiale. Tuttavia le recenti polemiche sui rapporti tra Donald Trump e Israele rischiano di portare a conseguenze catastrofiche, troppo pericolose per non tentare almeno di arginarle. Non sappiamo perché il presidente americano abbia rivelato ad una delegazione russa alcune informazioni fornitegli dall’intelligence israeliana, specificandone la fonte. Non sappiamo perché non l’abbiamo capito oppure nessuno l’ha saputo spiegare: in ballo c’era la sicurezza di un aereo civile americano, nulla che possa interessare ai russi. Qualcuno ha ipotizzato che fosse semplicemente un problema di vanità di The Donald. Una vanità triviale, ingenua, per non dire di peggio. Una leggerezza che in realtà si è concretizzata in una gaffe clamorosa, eccessivamente pesante, che rischia di compromettere anni di lavoro dell’intelligence israeliana in Siria. E di bruciare una fonte, se non addirittura mettere in pericolo la vita di qualcuno, in primis chi dall’intelligence israeliana è riuscito a infiltrarsi nell’Isis.

Prendiamo il lato positivo: grazie alla clamorosa gaffe di Trump, sappiamo che Israele sta lavorando duramente e con profitto nella lotta contro l’Isis. Sappiamo che considera il sedicente Stato Islamico una tra le minacce prioritarie per la sicurezza nazionale e soprattutto che sono state salvate tante vite umane, impedendo un attentato su un aereo civile americano. Sarebbe stato un altro 11 settembre. Noi non avevamo bisogno di saperlo, ma qualche complottista antisionista che paventa improbabili complicità tra Israele e Isis sì. Deve saperlo.

Sappiamo anche che i rapporti tra intelligence americana e israeliana sono ottimi. C’è fiducia reciproca e collaborazione. C’è sempre stata, anche ai tempi della presidenza Obama, pur fortemente criticata per l’ambiguità dei rapporti con Israele. E deve continuare ad essere così. Gaffes a parte, è fondamentale che i rapporti tra Israele e Usa, e relative intelligence, continuino ad essere eccellenti. Che continui ad esserci collaborazione leale e fiducia. Se così non fosse, sarebbe una sconfitta non di Trump ma del mondo intero.

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Sbaglia l’opposizione Dem a calcare la mano sui rapporti tra Usa e Israele, sperando di sabotarli e di poter incolpare per questo il presidente americano attualmente in carica. Si sbagliano gli oppositori di Trump, in tutto il mondo, ad auspicare che i rapporti tra intelligence americana e israeliana si raffreddino. Certo, la topica del presidente è rilevante, ed anche se continuerà ad esserci fiducia, la certezza che ogni informazione fornita a Washington potrebbe arrivare a Trump, con le poco rassicuranti conseguenze del caso, non fa dormire sonni tranquilli a Gerusalemme. Nulla però deve cambiare, per il bene di tutti. A cominciare dalla visita di Trump in Israele, a sancire la prosecuzione di un rapporto di amicizia. Qualcuno vorrebbe che fallisca, per interesse e calcoli politici. Ma la posta in gioco è troppo alta.

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Riccardo Ghezzi, direttore dell'Informale


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