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Il sole brillava, gli alberi fiorivano e i macellai macellavano Commento di Mordechai Kedar (Traduzione dall’ebraico di Rochel Sylvetsky, versione italiana di Malak Maghen) Il titolo è tratto dalla poesia “Nella città del macello”, di Chaim Nachman Bialik, il grande poeta israeliano, in ricordo del pogrom di Kishinev del 1903.
Bashar al-Assad è accusato di aver bruciato i cadaveri nei forni crematori. Così scopriamo che esistono anche nel mondo arabo. Fino ad oggi sapevamo che i forni crematori erano attivi in Europa, ad Auschwitz, Treblinka, Chelmo, Sobibor e in altre fabbriche della morte costruite con la efficiente professionalità dei nazisti. Il silenzio non fa soltanto parte di questo sistema operativo, è appannaggio anche di chi decide. Significa forse che Hezbollah, che ha mandato a combattere per Assad unità di fanteria composte da ragazzini, non sapeva dell’esistenza di ciò che avveniva nel carcere di Saydnaya? È possibile che gli iraniani non sappiano dei crimini commessi da Assad in Siria? E i russi, stretti alleati di Assad, chi può credere che non siano a conoscenza dei terribili massacri che avvengono in quei territori ? Quanti centri di intelligence americane, inglesi, francesi, tedesche, israeliane sapevano dei forni crematori? Se pensiamo che alcune di loro sapevano, perché ne parla solo ora? Chi lo temeva? Putin? Oppure non ci credevano? Questa domanda ci riporta a ricordi passati. Dobbiamo non dimentcare che tutto questo non è una novità per la Siria. Omicidi di massa avvengono quando un gruppo etnico, illegittimo, sale al potere per la decisione di uno stato coloniale, in questo caso la Francia. Il regime, per sopravvivere, elimina una parte dei propri cittadini. Era successo dal 1976 al 1982, quando l’esercito di Hafez el-Assad fece strage dei Fratelli Musulmani. Nel giugno 1979, la Fratellanza massacrò i soldati del regime alawita dopo aver praticato una “selezione” nella quale i musulmani erano stati allontanati dalle prime linee. Il regime ne uccise un gran numero durante gli anni della ribellione, culminata nel massacro di Hama del 1982. Per due anni, tra il 1980 e il 1982, camion pieni di arrestati arrivavano alla prigione Tadmor in pieno deserto, eppure nella prigione c’era sempre posto. Una volta uccisi e i corpi bruciati venivano sepolti in fosse comuni vicino alla prigione. Circa 20.000 scomparvero senza lasciare traccia in quegli anni. Questo non ha impedito ad Assad padre di pavoneggiarsi di fronte al mondo intero, mentre i leader lo pregavano di voler fare la pace con Israele. Ovviamente il mondo condanna, accusa, balbetta, senza che nessuno cerchi seriamente di fermarlo. Obama l’ha minacciato con una linea rossa che è poi diventata rosa e infine bianca, e poi trasparente, mentre Trump ha attaccato un aeroporto. Ogni leader nel mondo è responsabile in qualche misura di quanto sta succedendo in Siria, compresi i forni crematori. Le facce sgradevoli dei cinici leader mondiali, che vediamo ogni giorno sui media, da oggi le giudicheremo paragonandole a coloro che sapevano, ma che non hanno fatto nulla per mandare il regime sanguinario di Assad all’inferno. Mordechai Kedar è lettore di arabo e islam all' Università di Bar Ilan a Tel Aviv. Nella stessa università è direttore del Centro Sudi (in formazione) su Medio Oriente e Islam. E' studioso di ideologia, politica e movimenti islamici dei paesi arabi, Siria in particolare, e analista dei media arabi. |
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