Riprendiamo da ITALIA OGGI, a pag. 14, con il titolo "Ko il cinema dell'Angelo Azzurro", il commento di Roberto Giardina.
L'Angelo Azzurro ebbe un grande successo e lanciò Marlene Dietrich, che prima dell'avvento del nazismo lasciò la Germania per Hollywood, rifiutando poi sempre di tornare nella Germania hitleriana. La precisa ricostruzione di Roberto Giardina consente di riscoprire la storia della Germania pre-nazista.
Ecco l'articolo:
Roberto Giardina
La locandina dell'Angelo Azzurro
Sparisce il Gloria Palast, il cinema dove il 1 aprile del 1930 avvenne la première de L'Angelo Azzurro. Viene demolito per far posto a un grattacielo che ospita un grande albergo, e qualche carissimo appartamento. Il tentativo di salvare il palazzo storico è fallito, ma fin dall'inizio le speranze di evitare la demolizione erano molto scarse. Berlino continua a distruggere se stessa, sempre nel nome del profitto e di una presunta modernità. Suona retorico, certamente, ma la metropoli finisce per perdere la propria anima.
Tra la Stazione dello Zoo e la Hürfurstendamm, il grande viale che attraversa quella che era Berlino Ovest, è sorto un grattacielo di 90 metri, un progetto per dire la verità abbastanza nuovo, differente dai soliti palazzi di cristallo già sorti nella capitale dopo la riunificazione. Ma intorno vanno demoliti vecchi edifici, quelli scampati alle bombe, come il Gloria Palast. Nessuno è un capolavoro architettonico, anche se insieme erano una testimonianza della vecchia Berlino. Il cinema, capace di 1.200 posti, fu costruito tra il 1924 e il 1925, e inaugurato il 26 gennaio del 1925 con il Tartufo di Wilhelm Murnau.
Una scena del film
Von Stroheim girò L'Angelo Azzurro, dal romanzo di Heinrich Mann, tra il novembre del 1929 e il gennaio seguente. Per la parte di Lola fu scelta un'attrice quasi sconosciuta, Marlene Dietrich. La prima fu un enorme successo, ma subito dopo Marlene partì per Hollywood e non fece più ritorno. I nazisti tentarono invano di indurla a lasciare gli Usa con grandi promesse, ma lei non si fece tentare. Tornò nella sua Berlino solo nel 1945, dopo la caduta del III Reich. Il Gloria Palast era in rovina, colpito dalle bombe nel 1943. Ma dieci anni dopo, nel 1953, venne ricostruito e ospitò a lungo la Berlinale, il festival del cinema, fino al 1998, quando venne trasferito alla Potsdamerplatz, costruita da Renzo Piano. Fu dichiarato monumento nazionale, ma non è bastato a salvarlo.
La facciata storica è in pessime condizioni, e il restauro sarebbe stato molto costoso, anche se non si tratta di un'opera d'arte architettonica. I lavori di restauro negli anni '50 e '60 del secolo scorso non erano stati molto felici. La facciata è in realtà una sfoglia sottile che rischiava di sfaldarsi se «tagliata» e riportata su una nuova base in cemento. E comunque avrebbe resistito pochi anni ancora. «La tutela come monumento storico non è un'assicurazione a vita», si difendono i responsabili del municipio. Il salvataggio sarebbe costato più che ricostruire completamente il palazzo. Tanto vale dunque abbatterlo, è stato alla fine il calcolo degli amministratori cittadini, cedendo alle richieste del costruttore del minigrattacielo, Uwe Reppegather, che vi ha investito 450 milioni di euro. Si era sperato di poter «incastonare» il Gloria Palast nella nuova costruzione, una scheggia del passato nella Berlino del XXI secolo, ma ciò avrebbe comportato una modifica del progetto con un aumento notevole del costo. Meglio lasciar perdere. E se ne va per sempre una delle poche testimonianze della gloriosa Berlino degli anni Venti, e della rinascita dopo la tragedia del III Reich.
Per inviare la propria opinione a Italia Oggi, telefonare 02/582191, oppure cliccare sulla e-mail sottostante