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La Stampa-Corriere della Sera Rassegna Stampa
13.05.2017 Turchia: la violenta repressione islamista di Erdogan
Servizi di Marta Ottaviani, Elisabetta Rosaspina

Testata:La Stampa-Corriere della Sera
Autore: Marta Ottaviani-Elisabetta Rosaspina
Titolo: «Il direttore del sito anti-Erdogan finisce in manette-Altri arresti in Turchia»

Sulla Turchia, riprendiamo oggi, 13/05/2017, due servizi che illustrano a quali livelli è arrivata la repressione della libertà sotto il regime islamista di Erdogan. La STAMPA a pa.16, il CORRIERE della SERA a pag.26

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La Stampa-Marta Ottaviani:" Il direttore del sito anti-Erdogan finisce in manette"

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Marta Ottaviani

Non si ferma il repulisti del presidente Recep Tayyip Erdogan in Turchia, che non ha trovato sosta nemmeno dopo la vittoria al referendum dello scorso 16 aprile, che ha garantito al Capo dello Stato un potere pressoché illimitato. Solo nella giornata di ieri sono finite in manette oltre 100 persone in tutto il Paese. Di queste, 53 sono ex impiegati dell'Istanbul Stock Exchange, la Borsa della megalopoli sul Bosforo. L'accusa, per tutti, è quella di fare parte del network di Fethullah Gillen. L'ex imam e alleato di Erdogan in auto esilio negli Usa è sospettato di essere a capo di uno Stato parallelo che ha cercato di sovvertire il presidente della Repubblica, ma soprattutto è considerato la mente dietro il colpo di Stato del luglio 2016. E ieri è stata l'ennesima giornata nera anche per la libertà di stampa nel Paese che vede il 95 per cento delle testate di opposizione chiuse con l'accusa di terrorismo o messe in amministrazione controllata, con conseguente cambio di linea editoriale. La Turchia si è svegliata con la notizia che Oguz Guven, il direttore del sito di Cumhuriyet, storicamente il quotidiano di riferimento dell'élite laica turca, era stato arrestato. Sembrerebbe che anche Guven, secondo l'accusa, appartenesse al clan di Gulen. Si tratta di un'incriminazione che lascia scettici in parecchi nel Paese, proprio per l'appartenenza della testata agli ambienti più vicini al kemalismo e che quindi con l'ex imam avrebbero ben poco a che vedere. Intanto il tribunale di Ankara ha deciso di aggiornare al 14 settembre il processo contro il leader curdo, Selahattin Demirtas. Sul carismatico esponente della minoranza pendono 102 procedimenti penali. Il leader, che non era in aula al momento della decisione dei giudici, era sotto processo per aver accusato il governo islamico di manipolazione dei risultati elettorali.

Corriere della Sera-Elisabetta Rosaspina:" Altri arresti in Turchia "

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Elisabetta Rosaspina

 Mancava ancora la finanza. Ieri la lacuna è stata colmata con 102 mandati di arresto, 53 dei quali eseguiti nelle prime ore della mattinata, intestati ad altrettanti dipendenti o ex dipendenti della Borsa di Istanbul. Contemporaneamente è proseguita l’offensiva contro la stampa: alle 7 del mattino gli agenti hanno bussato alla porta del direttore della versione on line del quotidiano Cumhuriyet, Oguz Guven, che ha avuto appena il tempo di un ultimo tweet, «mi arrestano», prima di essere portato al quartier generale della polizia per essere interrogato. È il tredicesimo giornalista o dipendente della testata, poco compiacente con il governo turco e con il presidente Recep Tayyip Erdoğgan, a finire dietro le sbarre per quanto pubblicato, dopo il direttore dell’edizione cartacea, Murat Sabuncu. Tutti rischiano pene tra i 7 e i 43 anni, per partecipazione, favoreggiamento o propaganda terroristica. Nel caso specifico non sarebbe piaciuta la ricostruzione fornita dal quotidiano digitale sulla strana morte, in un incidente stradale, del magistrato Mustafa Alper, il primo ad avere avviato un’indagine sulla rete del predicatore Fethullah Gülen, cui Erdogğan attribuisce la regia del fallito golpe del 15 luglio. L’idrovora che sta cercando di prosciugare qualunque rigagnolo di possibile complicità attorno all’attuale nemico numero 1 del regime, l’ex imam al sicuro in Pennsylvania, funziona a pieno ritmo, secondo la regola letale che prevede prima l’incarcerazione a tempo indeterminato e poi l’eventuale valutazione degli elementi a carico. A innescare l’ultima retata, che porta a oltre 47 mila le persone imprigionate negli ultimi dieci mesi, è stata l’individuazione di un’applicazione, Bylock, che consente lo scambio di messaggi criptati e il ritrovamento di un «archivio segreto» con i nomi di sospetti gulenisti. Non serve altro per perdere la libertà in Turchia, oggi; e basta molto meno per perdere il proprio posto. Chi non è con Erdogğan è contro di lui. E i magistrati riluttanti finiscono a tenere compagnia agli imputati.

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