Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 11/05/2017, a pag. 1, "Andrea's Version", di Andrea Marcenaro; da AVVENIRE, a pag. 16, la breve "Armi ai curdi siriani: l'ira di Erdogan".
Ecco gli articoli:
IL FOGLIO - Andrea Marcenaro: "Andrea's Version"
Andrea Marcenaro
Erdogan
E’ di ieri una notizia che la stampa italiana tratterà di sguincio, quantunque un suo interesse ce l’avrebbe. Recep Tayyp Erdogan, il presidente, chiamiamolo perentorio, della Turchia, il quale appena il giugno scorso aveva ristabilito relazioni diplomatiche con Israele, ha detto che “Ankara lavorerà con il popolo palestinese per impedire la giudeizzazione di Gerusalemme”. Ha proseguito invitando “i musulmani di tutto il mondo a recarsi a visitare in massa la moschea di Al Aqsa (sul monte del Tempio di Gerusalemme, ndr), perché ogni giorno di occupazione rappresenta per noi un insulto”. E ha concluso la sua giornata accusando Israele di “uccidere bambini”. Quisquilie? Può darsi. Ma forse è bene saperle, queste cose, Erdogan è più affine all’Europa di quanto si pensi e si dovrebbe riconsiderarne l’ingresso. Sull’antisemitismo, per dire, qualche sconsiderato lo bollava più indietro della Svezia.
AVVENIRE: "Armi ai curdi siriani: l'ira di Erdogan"
Kurdi siriani
«Inaccettabile» la fornitura di armi ai curdi dell'Ypg in Siria. «Nessuno avrà benefici da una politica del genere», commenta per primo il vicepremier turco Nurettin Canikli. Le Unità di protezione popolare (Ypg), ritenuti daWashington come i migliori alleati contro i jihadisti in Siria, per Ankara sono un'organizzazione terroristica, considerata una diretta estensione del Pkk, individuato come un gruppo terrorista oltre che da Ankara anche dagli Usa.
Un crescendo di irritazione verso Washington ieri ad Ankara, nonostante la telefonata l'altra notte del capo del Pentagono Jim Mattis al collega turco Filai Isik. Per il premier Yildirim una politica che porterà a «risultati negativi», mentre per il ministro degli Esteri Mevlut Cavusoglu armare i curdi dell'Ypg costituisce «una minaccia per la Turchia». L'annuncio - giunto martedì sera dal Pentagono - di voler armare anche i curdi, dopo aver già inviato dei blindati agli elementi arabi delle Forze democratiche siriane, è giunto a pochi giorni dalla visita a Washington del presidente Erdogan in programma martedì e mercoledì prossimi. Ieri lo stesso Erdogan ha chiesto agli Usa di «cambiare immediatamente» la loro decisione.
Un vero schiaffo ad Ankara e una premessa a una più generale ridefinizione della politica Usa nella regione. Secondo la Bbc ai curdi siriani verranno inviate munizioni, armi leggere, mitragliatrici pesanti e blindati che, secondo una fonte del Pentagono, gli Usa cercheranno di «riottenere indietro»dopo la conquista di Ragga Una garanzia troppo blanda per Ankara Mattis si è comunque detto fiducioso che gli Usa riusciranno a chiarire i dubbi dellaTurchia: «Lavoreremo molto da vicino con la Turchia per la sua sicurezza lungo la sua frontiera meridionale», ha spiegato durante una visita in lituana «Abbiamo discussioni aperte e chiariremo tutti i dubbi», ha aggiunto. Adesultare ieri erano invece i curdi siriani: una scelta «storica» e un «segno di fiducia» nei loro confronti. Per l'Ypg la decisione degli Usa equivale ad una smentita delle «distorsioni» della Turchia, secondo la quale le milizie curde sono «terroriste» perché legate al Pkk turco.
Per inviare la propria opinione ai quotidiani, telefonare:
Il Foglio 06/589090
Avvenire 02/6780510
Oppure cliccare sulla e-mail sottostante