IC7 - Il commento di Claudia De Benedetti
Dal 30 aprile al 6 maggio 2017
Auguri Israele!
Israele ha celebrato la scorsa settimana Yom haZicharon, il giorno del ricordo, e festeggiato i suoi 69 anni di vita, unica, solida e fiera democrazia del Medio Oriente. L’Unesco ha approvato l’ennesima, ignobile risoluzione volta a negare il legame indissolubile tra Gerusalemme e lo Stato d’Israele con il voto contrario dell’Italia per cui esprimo al Presidente del Consiglio Gentiloni e al Ministro degli Esteri Alfano un sincero apprezzamento. Scrivo questo mio commento senza conoscere il risultato delle elezioni presidenziali in Francia e volutamente parlo di numeri e di sentimenti.
Il popolo ebraico ha commemorato 23.544 soldati caduti in difesa d’Israele e 4.128 vittime del terrorismo. Due sirene hanno scandito la tristissima giornata di domenica, oltre un milione e mezzo di persone ha varcato le soglie dei cimiteri militari per ricordare un padre, una madre, un figlio, una figlia, un parente, un amico, un commilitone. Ai duemila piccoli orfani è andato il pensiero commosso delle tante cerimonie che si sono svolte ovunque nel paese e nella diaspora. Nel cimitero del Monte Herzl di Gerusalemme domenica è stato inaugurato il memoriale delle vittime di tutte le guerre. E’ una struttura imponente, costruita a spirale con 260 metri di mattoni, su ogni mattone è inciso il nome di un soldato morto, computer e schermi permettono di individuare le tombe e le informazioni biografiche.
“Abbiamo accompagnato i nostri bambini quando sono venuti al mondo, siamo stati con loro il primo giorno di asilo, li abbiamo portati in classe il primo giorno in prima elementare e li abbiamo accompagnati ad arruolarsi nell’esercito; abbiamo camminato accanto a loro il giorno del loro matrimonio e nella loro prima casa. Improvvisamente le vite sono state spezzate e la nube non si disperde, porta l’immagine dei soldati caduti nelle battaglie di Israele”, aveva detto Shimon Peres in un lungo e struggente discorso cinque anni fa. “Molti di loro non hanno costruito una casa. Non hanno avuto l’opportunità di piantare un albero. Non hanno mai provato l’amore vero. Si sono lasciati alle spalle famiglie in lutto, a piangere per loro. E loro non ci hanno lasciato, amici, a provare dolore, ma a ricordare e ricordare ancora. Noi non minimizzeremo ciò che abbiamo realizzato: un paese unico, con spirito di forza. Noi non lasceremo andare i ricordi di tutto ciò che abbiamo perso. Scrittori che non scriveranno più, poeti, scienziati, soldati, contadini, falegnami e fabbri. Persone meravigliose, cittadini attenti, creatori originali che non potranno più godersi la vita, e la nostra Nazione non potrà beneficiare del loro contributo. Parliamo qui al plurale ‘abbiamo perso’, ‘abbiamo sognato ‘, ‘volevamo’, ma prima di tutto e soprattutto, care famiglie, questo è il vostro dolore. Una perdita individuale. Un dolore individuale. Un dolore personale. Noi possiamo soltanto abbracciare, rispettare e ricordare. Sapendo che siamo un popolo senza scelta. Combattere o morire. È grazie a loro che siamo qui. Noi restiamo muti di fronte a voi. Con un pesante senso di lutto. Non vi sono parole che possano esprimere il dolore, come sappiamo che niente nella vostra vita può essere simile a quando bussa esitante alla porta. Che cosa possiamo dire davanti a voi? Di essere forti? Voi siete già forti. Possiamo forse consolarvi? Non vi è alcuna consolazione.”
Solo dopo aver onorato la memoria di tutti coloro che hanno sacrificato la loro vita per lo Stato d’Israele, il dolore ha lasciato gli animi di tutti noi e abbiamo potuto intonare l’Hatikvà, l’inno d’Israele e i festeggiamenti sono cominciati, pensando al prossimo 24 maggio quando ricorreranno i 50 anni della riunificazione di Gerusalemme. Cento anni fa, durante il primo Congresso sionista di Basilea, Theodor Herzl disse: “lo Stato Ebraico è una necessità, esso quindi sorgerà. L’anno prossimo a Gerusalemme è la nostra antica promessa. Si tratta di dimostrare che dal sogno può nascere un pensiero luminoso come il sole. (…) Una bandiera? Che cos’è una bandiera? Un pezzo di stoffa in cima a un bastone? No signori, una bandiera è di più. Con una bandiera si trascinano gli uomini dove si vuole, anche nella Terra Promessa. Per una bandiera gli uomini vivono e muoiono. E’ la sola cosa per la quale sono pronti a morire, purché siano educati a questo fine.” “ Siamo stati dispersi intorno al mondo per millenni, siamo poi tornati nella terra dei nostri avi per costruire un paradiso sicuro in cui vivere e prosperare” ha detto il Premier Benjamin Netanyahu aprendo le solenni celebrazioni. E Israele è una nazione forte e determinata con i suoi 8.600.000 abitanti, che sono decuplicati rispetto al 1948 e costituiscono solo l’1,6% della popolazione del Medio Oriente.
Secondo i sondaggi resi noti dal Central Bureau of Statistics e dal Israel Democracy Institute gli ebrei residenti nel paese sono il 74,8 della popolazione, gli arabi il 20,8. Nel 2016 sono nati 176.000 bambini. Il 25% degli israeliani ha meno di 18 anni, il 54% tra i 19 e i 64, solo l’11% oltre i 65, 45.000 abitanti hanno più di 90 anni. Il 75% degli israeliani è nato in Israele e oltre la metà appartiene ad una famiglia che da due generazioni vive nello Stato. Il 44 % degli cittadini si considera non osservante, l’11 % è la percentuale di coloro che affermano di essere religiosi mentre il 9% si definisce ultraortodosso. Gerusalemme è la città più popolosa con 865.000 residenti, Neve Zohar, al sud, conta 71 abitanti. La vita media negli uomini è di 80,9 anni, delle donne di 84,5. In Israele vivono 80.000 cani, vengono prodotti 60 milioni di fiori all’anno, in particolare nel mese di febbraio per San Valentino. Tra le fessure del Kotel è stato lasciato negli ultimi 12 mesi oltre un milione di biglietti. Il 71% degli israeliana definisce la propria situazione personale come “molto buona o buona”, solo il 3 % “molto cattiva o cattiva”. Il 71% degli israeliani si dichiara ottimista sul futuro del paese e il 47,5% afferma che la situazione dello Stato è “molto buona o buona.”
Nel conferirmi l’incarico di presidente di Agenzia Ebraica in Italia Nathan Sharansky mi chiese “solamente” di impegnarmi con tutte le mie forze per trasmettere il mio amore per Israele. E’ per me un grande onore: giorno dopo giorno cerco di assolvere il mio compito; questa settimana, come in tante altre occasioni importanti, posso dire con certezza di avere avuto tanti amici veri che con forza e determinazione, spesso lontano dai riflettori, con una paziente opera di informazione, hanno perseguito lo stesso obiettivo: a loro va il mio plauso più sincero.
Grazie Israele per questi 69 anni, auguri dal profondo del cuore.
Claudia De Benedetti
Presidente Agenzia Ebraica - Sochnut Italia