Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 05/05/2017, a pag. 13, con il titolo "L’Islam orfano della gauche in campo contro l’incubo razzismo", il commento di Renzo Guolo.
L'articolo - e il titolo del pezzo - di Renzo Guolo disinforma perché lascia pensare che la maggioranza dei musulmani francesi scelga Macron al secondo turno delle presidenziali. Non è affatto detto che le cose stiano in questo modo, ed è prevedibile una soglia di astensione molto alta. Inoltre, come ha scritto Mordechai Kedar su IC (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=66165), non è da trascurare il voto di musulmani per Marine Le Pen, con l'obiettivo di creare successive tensioni sociali da guerra civile.
Ecco l'articolo:
Renzo Guolo
COME voteranno al secondo turno delle presidenziali i musulmani francesi? Non certo per Marine Le Pen. Solo qualche machiavellico radicale, fautore del “tanto peggio, tanto meglio”, e dunque di una nuova guerra civile di religione, potrebbe pensarlo. Oppure, quanti intendono costringere i propri correligionari a abbandonare la tradizione attraverso un drammatico shock politico. Statisticamente, numeri assai bassi.
Il vero interrogativo è se i musulmani francesi, circa il 5% dell’elettorato, voteranno per Macron o si asterranno. Al primo turno hanno votato in buona parte a sinistra: Mélenchon ha ottenuto il 37% del voto “verde”, Hamon il 17%. Percentuali almeno doppie rispetto a quelle ottenute sul totale degli elettori. Quanto al “neocentrista” Macron, il suo 24 % è in linea con la media nazionale. I candidati di destra, al contrario, hanno registrato un consenso minore rispetto a quello su scala nazionale: Fillon il 10%, Le Pen il 5%.
I musulmani che hanno votato Mélenchon, seguiranno ora l’atteggiamento “né né” che anima molti elettori della sinistra che vuole restare “pura”? Il rischio, e la responsabilità, sono davvero grandi. Nel 2012 i musulmani francesi avevano scelto per l’86% Hollande. Un quasi plebiscito che aveva il carattere di una sanzione contro l’inviso Sarkozy che, spostandosi nettamente a destra nel tentativo di svuotare l’area lepenista, aveva legittimato posizioni stigmatizzanti verso i cittadini di religione e cultura islamica.
Il focus della campagna elettorale su immigrazione e islam, oltre che sulla disoccupazione, aveva innescato, in quella circostanza, una forte mobilitazione delle periferie a favore del candidato socialista. Un voto a carattere difensivo, più che a sostegno di Hollande, mirato a impedire la rielezione di Sarkozy. Consenso venuto meno non appena la gauche è andata all’Eliseo. Sia per la difficoltà dei governi socialisti a risolvere i problemi economici e dare sbocco alla crisi di rappresentanza delle periferie, sia perché alcuni provvedimenti legislativi, come la legge Taubira sui matrimoni omosessuali, hanno sollevato aspre critiche nella parte più tradizionalista dell’elettorato musulmano.
Marine Le Pen
Così, tra i musulmani, i socialisti hanno perso consenso, negli ultimi cinque anni, sia verso la sinistra radicale, sia verso la destra post-gollista senza Sarkò. E, soprattutto, verso l’astensione. Il tracollo del Ps alle amministrative del 2014, segnato dalla grande diserzione alle urne nelle banlieue, lo dimostra. Oggi, davanti al pericolo Le Pen, i musulmani sembrano decisi, ancora una volta, a mobilitarsi “contro”. Non solo quanti hanno votato a sinistra in nome di motivazioni economiche e sociali o dell’antirazzismo, ma anche quanti fanno riferimento al tessuto associativo dell’islam organizzato, più portato a considerazioni religiosamente ispirate.
Così per Macron al secondo turno, si sono pronunciati la Grande Moschea di Parigi, influente tra i francesi di origine algerina; l’ex-Uoif, ora Musulmani di Francia, organizzazione vicina ai Fratelli Musulmani e assai critica sulla legge Taubira così come in passato verso quella sul velo; il Consiglio francese del culto musulmano (Cfcm). Una convergenza plurale motivata dalla necessità di contrastare una possibile deriva islamofoba dall’alto. Una scelta pragmatica, favorita dal meccanismo del ballottaggio, che mostra come nella Francia alle prese con la radicalizzazione islamista, esista un voto dei musulmani ma, non ancora, un voto musulmano. Prospettiva polarizzante che potrebbe diventare realtà nel caso di una vittoria lepenista.
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