Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 01/05/2017, a pag. II, con il titolo "Non fate dell’Europa un nuovo Afghanistan", l'analisi tratta dal Figaro.
Kamel Daoud
Il grande scrittore algerino Kamel Daoud, una delle voci più libere e coraggiose della letteratura contemporanea, ha appena raccolto i suoi recenti scritti in “Mes indépendances. Chroniques 2010- 2016” (Le mie indipendenze. Cronache 2010-2016). Alexandre Devecchio del Figaro lo ha intervistato. “Le primavere arabe hanno lasciato il passo all’inverno islamista…”. “L’attualità mediatica ha trasformato la storia in uno spettacolo da cui ci si aspetta una conclusione rapida. Ma la storia non è un blockbuster americano. Non sono stati gli islamisti a fare le rivoluzioni arabe, ne hanno approfittato. Hanno soldi, controllano corporazioni professionali, reti di moschee, canali satellitari. Un laico o un democratico, quando è famoso, dispone dei suoi diritti d’autore. Gli islamisti hanno un regno intero dietro di loro: l’Arabia Saudita e i suoi milioni di petrodollari”. “L’islamismo avanza anche in Europa…”.
“Non sono sorpreso. In Algeria lo abbiamo vissuto e lo abbiamo visto arrivare da voi. In primo luogo perché il malessere francese è stato preso d’assalto da un’ideologia aggressiva. In secondo luogo, perché i musulmani di Francia restano in silenzio e lasciano il monopolio dell’islam agli islamisti. Infine, c’è una compiacenza delle élite francesi nei confronti dell’islamismo. La sua dimensione totalitaria viene ignorata. Durante la guerra civile degli anni Novanta, la Francia dava lezioni all’Algeria. In nome dei diritti dell’uomo, bisognava lasciare il passo a dei fascisti. A rischio di sembrare crudele, confesso che a volte avremmo voglia di dire ‘Ben vi sta!’”. “Come spiega l’attrazione che esercita questa ideologia?”, chiede ancora Devecchio. “Come tutte le ideologie totalitarie, l’islamismo è un sistema globale che offre risposte confortanti a tutti gli interrogativi esistenziali. L’islamismo spiega in un colpo solo la sessualità, il corpo, la politica. E’ una sorta di videogioco teologico che disattiva il senso di colpa e l’angoscia della morte: se ammazzi qualcuno, è legittimo; se ti fai esplodere, vai in paradiso. Sull’altro versante, non c’è nessuna alternativa ideologica altrettanto potente”.
Dopo i suoi articoli sugli stupri commessi a Colonia il 31 dicembre 2015, Daoud è stato accusato di essere “islamofobo”, e ha smesso di scrivere sui giornali. “Ho subito pressioni dagli islamisti in Algeria, avevo già addosso i religiosi, i conservatori, il regime, non volevo combattere anche con dei professori universitari francesi. Ho preferito tornare a leggere, a scrivere romanzi. (…) Quelli che vengono a cercare in Francia la libertà devono partecipare alla libertà. I migranti non sono venuti a cercare asilo in Arabia Saudita, ma in Germania. Perché? Per la sicurezza, la libertà, la prosperità. E allora non devono venire per creare dei nuovi Afghanistan. Un paese ha delle leggi, delle usanze, dei costumi che bisogna rispettare, altrimenti si va a vivere in Arabia Saudita”.
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