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Con lo sciopero della fame arrivano le richieste dei terroristi (Traduzione dall’ebraico di Rochel Sylvetsky, versione italiana di Yehudit Weisz) http://www.israelnationalnews.com/Articles/Article.aspx/20422
Alle loro rivendicazioni manca soltanto una vacanza gratuita in Riviera con la famiglia. Ma non c’è problema, ci pensa l’ANP. Nelle carceri israeliane ci sono circa 5.500 prigionieri arabo palestinesi, di cui la maggior parte sta scontando la pena per reati contro la sicurezza, tra cui l’omicidio, l’organizzazione di attacchi terroristici e il loro finanziamento. Quasi tutti sono stati giudicati in tribunale, pochi di loro sono in centri di detenzione amministrativa. Di tanto in tanto richiedono miglioramenti delle loro condizioni detentive, e se questi non sono sufficienti, c’è sempre qualcuno che inizia uno sciopero della fame per costringere lo Stato d’Israele a capitolare. Nel corso degli anni, all’interno delle prigioni entravano illegalmente telefoni cellulari che i prigionieri riuscivano a contrabbandare dall’esterno, grazie ai contatti con i visitatori. In molti casi, i capi dell’ OLP e di Hamas prendecano decisioni solo dopo aver ricevuto il benestare di quello che chiamano il “Movimento dei carcerati”. Nel governo dell’ANP c’è un “Ministro dei prigionieri” il cui unico compito è quello di prendersi cura di loro e delle loro famiglie. I terroristi si vedono non come criminali, ma come combattenti per la libertà, quando parlano di sé non utilizzano il termine ebraico di prigioniero ( Asir ), ma quello di prigioniero di guerra ( shavuy ). Nelle carceri vengono separati e distinti a seconda delle organizzazioni terroristiche a cui appartengono: OLP, Hamas, Jihad, Fronte Popolare e altre ancora, al fine di evitare conflitti tra loro. Spesso le controversie tra i diversi gruppi si riflettono nei rapporti tra prigionieri. Il continuo contatto che i prigionieri tengono con il mondo esterno, li ha portati ad un profondo coinvolgimento personale nei dibattiti politici e pubblici che si svolgono in seno all’Autorità Nazionale Palestinese, che si concretizza in vari modi: alcuni si candidano alle elezioni, altri vanno a votare in tempo di elezioni, altri ancora danno istruzioni dal carcere per attacchi terroristici. Una richiesta continua a chi è fuori del carcere è il sequestro di soldati o civili israeliani, da utilizzare come scambio per la loro libertà. L’ANP continua a utilizzare i fondi pubblici per dare notevoli somme di denaro ogni mese alle famiglie dei carcerati. Fin dal 1969 i prigionieri hanno attuato diversi scioperi della fame: 1972, 1980, 1986, 1992, 1999, 2004 e nel 2012, in media uno ogni sei anni. L'ultimo sciopero è stato proclamato cinque anni fa, quindi questa iniziativa non è una novità. Questa volta l’evento è stato scatenato da Marwan Barghouti, capo dell’organizzazione Fatah a Ramallah, che ha annunciato l'inizio di uno sciopero della fame. Nato nel 1958, Barghouti rappresenta la generazione intermedia nella leadership di Fatah e ha 22 anni meno di Mahmoud Abbas. Il fatto che egli sia di Ramallah, mentre Abbas è nato nella città di Tsfat (Safed) in Galilea, gli concede una legittimità che Abbas non possiede. Barghouti era stato catturato nel 2002, all’apice della Seconda Intifada e nel 2004 venne condannato a 5 ergastoli, più altri 40 anni per gli omicidi commessi. Grazie alle politiche liberali dei servizi penitenziari israeliani, gli è concesso di incontrare i visitatori che vuole, di fare politica all'interno della propria cella e, per coronare il tutto, di candidarsi per un seggio nel Comitato Centrale dell'Olp dove nel dicembre 2016 ha ottenuto il primo posto, malgrado sia un ergastolano. Israele non si è posto le seguenti domande: il fatto stesso che un condannato per terrorismo e assassinio, sia stato scelto a capo del Comitato Centrale di un'organizzazione, non potrebbe essere indicativo di come funziona l'organizzazione che lo ha eletto? Questa organizzazione, che è al centro dell’istituzione dell'OLP, è degna di partecipare a negoziati e di creare uno Stato? Che cosa ci dice tutto questo riguardo al leader dell'organizzazione, Mahmoud Abbas, che permette ad un condannato per assassinio e terrorismo di mettere il suo nome nella lista di quelli in corsa per la carica di capo dell'organizzazione? Ma nonostante la vittoria elettorale, Barghouti non ha ottenuto un potere decisionale all’interno dell’OLP. E’ un segnale che lo spinge ai margini, un problema particolarmente importante proprio ora che è iniziata la ricerca di chi succederà all’attuale Presidente. Abbas dopo la morte di Arafat nel 2004 è stato fino ad oggi leader di Fatah, capo dell’Olp e Presidente dell’ANP. Un buon numero di detenuti, soprattutto quelli che non appartengono a Fatah, ritengonono che Barghouti abbia dichiarato lo sciopero della fame per motivi personali, per salire un po’ più in alto sulla scala della leadership , senza tener conto delle sofferenze degli altri reclusi. Questo spiega perché solo un sesto dei detenuti per terrorismo ha annunciato che avrebbe aderito allo sciopero. Vale la pena di ricordare che, in passato, molti avevano annunciato la partecipazione a scioperi della fame, ma, di nascosto, hanno continuato a mangiare come al solito. Senza dubbio, all'interno delle mura della prigione, c'è una lotta in corso tra lo Stato e i gruppi terroristi. Di primo acchito, sembra che sia lo Stato ad avere il sopravvento e possa quindi fare ciò che vuole all’interno delle prigioni, ma la situazione è in realtà molto più complessa. Lo Stato non è interessato a spingere i terroristi incarcerati fino a un punto di esasperazione e di violenza, che potrebbero dare adito a manifestazioni nelle strade delle città arabe in Giudea e Samaria. D'altra parte, lo Stato non può permettere che siano gli assassini a dettare ordini dalle prigioni. È da qui che deriva la lista dei vantaggi che la direzione della prigione concede ai detenuti, che viene modificata ogni volta che c’è uno sciopero. Questo è l’elenco completo delle richieste che questa volta i condannati per terrorismo hanno compilato. Il lettore è invitato a leggerlo e a giudicarlo da solo (i miei commenti sono tra parentesi, MK)
Le richieste del “Movimento dei prigionieri” : 1. Comunicazione 3. Problemi medici 4. Donne detenute 5. Trasporti: 6. Più canali satellitari: aggiungere quelli che vogliono i detenuti. (Come i canali multimediali della Jihad: Al Jazeera dal Qatar, Al-Aqsa di Hamas, al-Manar di Hezbollah e al-Alam dall'Iran). 7. L'installazione di aria condizionata nelle carceri, soprattutto a Meggido e Gilboa. 8. Riportare le cucine in ogni prigione, piuttosto che l’attuale distribuzione alimentare centralizzata, ponendole sotto il controllo unico dei prigionieri arabi palestinesi. (Con scelta del menu? Qualcuno vuole caviale?). 9. Effetti personali: Permettere che durante le visite possano essere portati ai prigionieri libri, giornali, articoli di abbigliamento, prodotti alimentari e effetti personali. (Questo renderebbe più facile contrabbandare schede SIM per telefoni cellulari). Lasciamo che sia il lettore a decidere quale sia la sua opinione su queste richieste, e che si ponga due brevi domande: Mordechai Kedar è lettore di arabo e islam all' Università di Bar Ilan a Tel Aviv. Nella stessa università è direttore del Centro Sudi (in formazione) su Medio Oriente e Islam. E' studioso di ideologia, politica e movimenti islamici dei paesi arabi, Siria in particolare, e analista dei media arabi. http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90 |
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