Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 20/04/2017, a pag. 11, con il titolo "Le scelte inaccettabili di un’Associazione che ha smarrito la via", il commento di Guido Crainz; con il titolo "Ci chiamano stranieri così negano la storia", l'intervista di Gabriele Isman a Ruth Dureghello.
Guido Crainz: "Le scelte inaccettabili di un’Associazione che ha smarrito la via"
Guido Crainz
APPARE da tempo incomprensibile e inaccettabile la posizione dell’Anpi romano, con una strumentale inclusione delle organizzazioni palestinesi nelle manifestazioni per il 25 aprile che di fatto costringe la Comunità ebraica a non parteciparvi. E non occorre neppure evocare le troppe occasioni in cui la Comunità ha dovuto subire inammissibili manifestazioni ostili, non solo a Roma. Non dovrebbe esser necessario ricordare ancora una volta che la sensibilità e il dolore per le tragedie del Medio Oriente non dovrebbero essere utilizzati mai in modo strumentale. Negli oltre settant’anni che ci separano da allora non è stato sempre facile tenere fermo il valore vero del 25 aprile, il suo significato profondissimo nella fondazione della Repubblica e nella coscienza nazionale. Non è stato sempre facile riaffermare le radici culturali ed etiche di un Paese che ha saputo scegliere, nel momento più drammatico della sua storia. E che ha saputo unirsi, nelle differenti ispirazioni che lo muovevano e nelle diverse culture che confluivano in quella scelta: è impossibile non ricordare lo storico e partigiano che ci ha lasciato qualche mese fa, Claudio Pavone, e che nel suo ultimo 25 aprile ci ha voluto raccontare in un piccolo e grande libro, La mia Resistenza, quel che quella scelta ha rappresentato per il ventenne che era stato. Non è stato davvero facile non smarrire quel patrimonio di saldezza ideale e di “unità conquistata”.
Non lo è stato negli anni di divisione profonda della guerra fredda, nel vivo delle tensioni e delle lacerazioni internazionali, e non lo è stato neppure dopo. Eppure questo siamo riusciti a fare, questo abbiamo fatto: anche contro la ferocia del terrorismo degli anni settanta e poi contro la smemoratezza storica e civile del decennio successivo. Quella data è riuscita ad imporsi persino a Silvio Berlusconi, che ad essa si è arreso dopo aver tentato inutilmente di appannarne e sminuirne il significato. E che nel 2009, nella Onna colpita dal terremoto, proprio in occasione del 25 aprile ha pronunciato uno dei suoi pochi discorsi da Capo di Stato. Sembra paradossale dover ricordare tutto questo a un’Associazione che è nata come Associazione partigiana e che l’inesorabile trascorrere del tempo ha trasformato inevitabilmente in altro. E che si muove troppe volte come organismo politico di una sinistra che non c’è più. E, talora, di una sinistra sbagliata.
Gabriele Isman: "Ci chiamano stranieri così negano la storia"
Gabriele Isman
Ruth Dureghello
«Come italiana e come romana non mi sento più rappresentata dall’Anpi che nega l’importanza del contributo degli ebrei romani e della Brigata ebraica alla Lotta di liberazione dal nazifascismo». L’ultimo corteo del 25 Aprile a cui gli ebrei della Capitale hanno partecipato è del 2014, quando vi furono momenti di tensione con sostenitori filo-palestinesi, ma quello di Ruth Dureghello – 50 anni, da due presidente della comunità ebraica romana – è un passo ulteriore.
Presidente, ritira la patente della memoria all’associazione partigiani? «Non mi riconosco nei valori, se non comprendono il contributo degli ebrei romani e della Brigata, con la comunità paragonata a un’associazione straniera ed equiparata alle associazioni filo palestinesi, eredi del Gran Mufti di Gerusalemme che si alleò con Hitler. L’Anpi romana nega verità storiche e culturali e si pone fuori dalla storia, smettendo di rappresentare i veri partigiani».
Eppure dopo l’assenza degli ultimi due anni, un dialogo tra comunità e Anpi era iniziato. Cosa è successo? «L’Italia non ha ancora fatto i conti con la propria storia e le proprie responsabilità: riconoscersi nei valori della Costituzione e del nostro Paese è qualcosa a cui non vogliamo rinunciare o, peggio ancora, che siano usati contro di noi. Non l’avrebbero permesso i partigiani e non lo permettiamo noi oggi».
Quali le condizioni irrinunciabili per una manifestazione unitaria del 25 aprile a Roma? «Cosa c’entrano le associazioni filo palestinesi col 25 aprile? Nessuno nega i diritti a manifestare, ma i connotati della Liberazione sono definiti da 70 anni di ricerche storiche. Chi ha combattuto per liberare Roma e l’Italia dal nazifascismo non sfila accanto a chi rivendica cause diverse. Ebrei romani e Brigata c’erano, come gli eserciti di altri Paesi che fecero scelte di campo e valori. Non posso dire altrettanto di quelle associazioni».
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