Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 13/04/2017, a pag. 55, con il titolo "Tutti i meriti di Primo Levi, uomo e scrittore poliedrico", il commento di Aldo Grasso.

Aldo Grasso

Primo Levi
L’11 aprile 1987 Primo Levi si congedava da questo mondo. In questi trent’anni, la sua fama è cresciuta in tutto il mondo, specie negli Stati Uniti, dove è stata pubblicata l’opera completa, caso unico per uno scrittore italiano, e dove il 1 novembre 2016 l’Italian Academy (Columbia University) ha ospitato un seguitissimo incontro tra Marco Belpoliti e Ann Goldstein, traduttrice dei Complete Works. Bene ha fatto Sky Arte a presentare il documentario Primo Levi e le sue storie di Arianna Marelli (martedì, ore 22.05) che ha ripercorso le tre serate di letture andate in scena il mese scorso al Grattacielo Intesa Sanpaolo di Torino, ma soprattutto ha cercato di ricostruire la personalità dello scrittore attraverso testimonianze, filmati, interviste.
Se oggi Se questo è un uomo continua a essere uno dei libri più letti, il merito più grande di aver restituito a Levi la poliedricità dell’uomo e dello scrittore va a Marco Belpoliti cha ha curato mirabilmente l’edizione delle Opere complete , edita da Einaudi. Ci sono voluti molti anni per sanare una ferita: all’epoca, Se questo è un uomo fu respinto da Einaudi (giudizio negativo di Natalia Ginzburg e Cesare Pavese) e venne pubblicato nel 1947 da De Silva, piccola casa editrice diretta da Franco Antonicelli. Einaudi lo pubblicherà solo nel 1958, su sollecitazione di Luciano Foà e Italo Calvino.

L'opera completa di Primo Levi nell'edizione americana
Nel documentario, Jonathan Safran Foer riassume molto bene il tema centrale della «riscoperta» di Levi: «Quando si parla di PL, se ne parla quasi sempre nel contesto della Storia, nel contesto dell’Olocausto. È impossibile parlare di lui senza fare riferimento a questo. È uno scrittore importante, ed è anche molto bello proprio il suo modo di costruire la frase, la scelta delle parole, come struttura la storia. È quasi un peccato che ci sia la sua autobiografia, per quanto straordinaria, perché credo che non abbia permesso di apprezzarlo fino in fondo come scrittore».
Per inviare la propria opinione al Corriere della Sera, telefonare 02/62821, oppure cliccare sulla e-mail sottostante