Un filmato recuperato dall’esercito israeliano durante le operazioni nella Striscia di Gaza mostra sei ostaggi israeliani mentre cercano di accendere le candele della festa di Hanukkah in un tunnel con scarso ossigeno. I sei ostaggi sono Hersh Goldberg-Polin, 23 anni, Eden Yerushalmi, 24 anni, Ori Danino, 25 anni, Alex Lobanov, 32 anni, Carmel Gat, 40 anni, e Almog Sarusi, 27 anni. Il filmato risale al dicembre 2023. Otto mesi dopo, il 29 agosto 2024, all’approssimarsi delle Forze di Difesa israeliane al tunnel sotto il quartiere di Tel Sultan, a Rafah (Striscia di Gaza meridionale), tutti e sei gli ostaggi furono assassinati con un colpo alla testa dai terroristi palestinesi.
L'ipocrisia dei Paesi arabi: sono 'fratelli' solo se si tratta di attaccare Israele Giordano Stabile risponde a un lettore
Testata: La Stampa Data: 13 aprile 2017 Pagina: 22 Autore: Giordano Stabile Titolo: «Emergenza migranti, a ogni Paese i suoi profughi, ma le monarchie del Golfo non accolgono i siriani»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 13/04/2017, a pag. 22, con il titolo "Emergenza migranti, a ogni Paese i suoi profughi, ma le monarchie del Golfo non accolgono i siriani", una lettera e la risposta di Giordano Stabile.
I Paesi arabi si considerano "fratelli" soltanto quando si tratta di attaccare o demonizzare Israele - per decenni militarmente, oggi con la propaganda, l'antisemitismo e la delegittimazione nelle sedi internazionali come l'Onu. Per tutto il resto la "fratellanza" araba non esiste, come dimostra il fatto che i Paesi del Golfo non hanno accolto profughi siriani.
Ecco lettera e risposta:
Giordano Stabile
L'unico autentico motivo di unione tra gli arabi: l'odio per Israele
L’ immigrazione è uno dei temi chiave in questo momento nel dibattito pubblico europeo. Se il migrante potesse scegliere la propria destinazione ed essere accolto in uno Stato che abbia tradizioni e leggi simili a quelle del proprio Paese di origine ne potrebbero trarre beneficio sia i migranti sia gli Stati che danno loro accoglienza. I migranti avrebbero più possibilità di integrarsi autenticamente e sarebbe più agevole per gli Stati assorbire i nuovi arrivati nei propri territori. Per esempio i perseguitati cristiani potrebbero essere accolti in Europa e Usa, i profughi siriani sunniti in Turchia e Arabia Saudita, gli sciiti in Iran. Secondo lei potrebbe essere un’idea praticabile? Per curiosità Iran, Arabia Saudita, Emirati Arabi, Qatar e Dubai che ruolo hanno nell’accoglienza di profughi e migranti economici?
Alessandro Pesce
In parte è già così. Il Libano ha potuto accogliere oltre un milione di profughi siriani, come se in Italia ne fossero arrivati 15 milioni e passa, anche per l’omogeneità culturale. In maggioranza sono musulmani sunniti, parlano arabo, anzi un dialetto che è quasi identico a quello libanese, le tradizioni, persino la cucina, sono le stesse. Per ragioni di equilibri fra le componenti religiose, i cristiani libanesi temono di essere messi in minoranza, questa facilità di inserimento non può però tradursi in un insediamento stabile. È una situazione precaria, potenzialmente esplosiva, che si ripete in maniera simile in Giordania (700 mila rifugiati siriani). In Turchia invece la barriera della lingua è uno degli ostacoli maggiori all’integrazione e i quasi tre milioni di profughi si sono trasformati in merce di scambio nelle trattative fra Ankara e Bruxelles.
In tutti e due i Paesi gran parte dei profughi appartengono alla Siria rurale e sono diventati mano d’opera a bassissimo costo, quando non gratuita, per i proprietari terrieri che li ospitano in campi improvvisati. Quelli che cercano di raggiungere l’Europa, cristiani o no, appartengono generalmente alla media borghesia urbana, hanno un titolo di studio, parlano anche una lingua europea, hanno aspettative lavorative molto più alte. Secondo l’Unhcr, a livello regionale, al terzo posto per accoglienza c’è l’Iraq, con circa 300 mila profughi, seguito dall’Egitto.
Le monarchie petrolifere hanno accolto pochi rifugiati siriani per motivi legati a fatti storici del recente passato. Le massicce immigrazioni di egiziani e yemeniti, per ragioni economiche, e palestinesi, negli Anni 60 e 70, si sono rivelate fonte di pericolosa instabilità durante le guerre arabo-israeliane e soprattutto durante la Prima guerra del Golfo. Da allora i Paesi del Golfo preferiscono immigrati asiatici: negli Emirati rappresentano addirittura i due terzi della popolazione.
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