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La Stampa Rassegna Stampa
13.04.2017 Ong e scafisti: le prove della complicità
Cronaca di Francesco Grignetti

Testata: La Stampa
Data: 13 aprile 2017
Pagina: 7
Autore: Francesco Grignetti
Titolo: «'Gli scafisti danno ai migranti i numeri di telefono delle Ong'»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 13/04/2017, a pag. 7, con il titolo 'Gli scafisti danno ai migranti i numeri di telefono delle Ong', la cronaca di Francesco Grignetti.

La complicità tra scafisti e Ong che si occupano della condizione dei migranti nel Mediterraneo è ormai chiara. Si tratta di una situazione di illegalità che va fermata. La migrazione illimitata va affrontata nei paesi d'origine, il permesso di ingresso deve valere soltanto per chi fugge da persecuzioni.

Ecco l'articolo:

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Francesco Grignetti

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Un barcone di migranti nel Mediterraneo

Gli sbarchi di migranti non calano d’intensità. Secondo l’agenzia europea Frontex, anche nel mese di marzo l’Italia rimane sotto pressione: lungo la rotta del Mediterraneo centrale sono passate 10.800 persone, «un quinto in più» rispetto al mese precedente. In totale, nei primi tre mesi sono arrivati in 24.250 (30% più del 2016). E però secondo Frontex c’è una responsabilità chiara di quanto sta avvenendo: le navi umanitarie delle Ong che stazionano al largo della Libia ormai fanno da incentivo alle partenze. È il cosiddetto «pull factor», fattore di spinta. Accusa respinta al mittente dall’internazionale della solidarietà spagnola, francese, tedesca, britannica.

Di fatto nel Mediterraneo si assiste da una parte alla gara per prelevare la gente in mare. E alla rabbia di chi, come Frontex, dovrebbe tutelare proprio quella frontiera marina e si vede bypassata dalle navi delle associazioni. Del caso si occupa direttamente anche il Parlamento. Sono state convocate e ascoltate ieri due Ong (la spagnola Proactiva Open Arms e la tedesca Sea-Eye) da due uffici distinti, la commissione Difesa del Senato e il comitato di controllo sul Trattato di Schengen. I parlamentari li attendevano al varco. Ma ci ha pensato il direttore esecutivo di Frontex, Fabrice Leggeri, anche lui ascoltato dal Parlamento in videoconferenza, a dare fuoco alle polveri. «È un paradosso - ha esordito - che le Ong facciano così tanti soccorsi di migranti in mare, circa un terzo, quando non ci sono mai stati tanti così tanti mezzi pubblici dispiegati in mare da Ue e Italia. Una cosa abbastanza strana». «Le Ong sono protagoniste, attori principali del soccorso in mare, ed è una cosa sorprendente».

Come mai sempre più migranti vengono ripescati dalle navi delle Ong? Intanto per l’energia che ci mettono i volontari. Poi perché essi stanno a ridosso delle coste, sul bordo delle acque territoriali, quando le imbarcazioni istituzionali stanno abbastanza lontane. Ma c’è anche di più. «Attraverso le testimonianze di migranti - dice - abbiamo osservato che in alcuni casi gli scafisti danno telefoni ai migranti con i numeri delle Ong».
Quello che accadeva fino a un anno fa, dunque, e cioè che i migranti chiamassero la centrale operativa della Guardia costiera con un telefono satellitare quando erano in alto mare, per chiedere aiuto, e ovviamente quell’aiuto non poteva essere ignorato, è storia passata. Ora i migranti chiamano a soccorso le navi delle Ong che sono tanto più vicine, sul limite delle 12 miglia, e non fanno storie.

Torna dunque il sospetto, e forse qualcosa di più, di un accordo tacito tra scafisti e alcune Ong per creare un corridoio di uscita dalla Libia. Sospetto che però indigna le Ong. Il presidente dell’associazione spagnola, Oscar Camps, ha detto che loro «mai hanno ricevuto una telefonata da terra» e che sono entrati nelle acque territoriali solo in due occasioni, per salvare i naufraghi che stavano annegando. «Le accuse di Fabrice Leggeri non le capiamo e sono inaccettabili». Lo stesso ha detto Michael Buschheuer, presidente di Sea-Eye: «È troppo rischioso entrare nelle acque territoriali libiche, ci sono mafie imbarcate». A Sea-Eye è capitato che un suo motoscafo con due marinai sia stato sequestrato perché si era avvicinato troppo a uno strano maneggio tra due enormi petroliere e un barchino che faceva la spola.

Anche a Frontex risulta che ci siano misteriose manovre da parte di milizie libiche. «Abbiamo testimonianze - dice ancora Leggeri - che uomini libici in uniforme, non la guardia costiera che addestriamo noi, ma uomini che controllano una parte del territorio libico a ovest di Tripoli, sono in contatto con le Ong. Ci sarebbe una sorta di ricatto. Avrebbero minacciato di morte donne e bambini».

In conclusione, le Ong stanno facendo la parte del leone nei soccorsi dirimpetto alla Libia. Ma perchè non li sbarcano nella vicina Tunisia? «Ci hanno detto che non è sicura. Che direste se un italiano o uno spagnolo venisse sequestrato nel porto di Tunisi? Quanto costerebbe di riscatto?», la risposta provocatoria di Oscar Camps.

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direttore@lastampa.it

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